Il candore dei corpi abbracciati, l’impossibilità di distinguere - se nell’oscurità non apparissero Dante e Virgilio a fornire una traccia della fabula - il dolore dal piacere, il lenzuolo del talamo dal mortale sudario, trasferiscono al dipinto un significato intenso, compreso tra i poli estremi di amore e morte, di disperazione e sfinimento erotico. Lavora su un erotismo dolce e disperato, sulla permanenza dell’amore fisico e spirituale al di là della morte, secondo un concetto di ascendenza romantica, l’opera Paolo e Francesca, realizzata nel 1835 da Ary Scheffer...
L'opera si presta a più interopretazioni e a tal fine venne evidentemente pensata. Accanto alla rievocazione dell'episodio biblico, si aggiungono connotazioni politiche legate all'epoca. Dalla posizione della Chiesa gallicana in contrasto con la chiesa romana al laicismo dilagante, alla lotta tra progresso del pensiero e conservatorismo dell'istituzione ecclesiale fino a giungere alla liceità delle rivoluzioni nel caso in cui la Legge protegga un possibile tiranno.
L'episodio sul quale la Chiesa non amò spesso soffermarsi - perchè la ribellione di Giacobbe avrebbe, in qualche modo giustificato, la contestazione della Chiesa - risulta comunque un sotteso nodo centrale della nostra religione, che non punta sull'asservimento dell'uomo a Dio, ma una dialettica, anche violenta, fatta di fughe - il Figliol Prodigo -, di un richiamo veemente del Signore, che può sfiorare la bestemmia o o che diviene un lotta diretta con la divinità amatissima
I rosacrociani francesi promossero, nell’ambito dell’alchimia spirituale, mostre alle quali approdarono pittori anti-impressionisti e simbolisti. La ricerca dell’anima del mondo contro il piano della fisica. E in nome dell’antico Ordine esposero, tra gli altri, Puvis de Chavannes, Redon, Rops e Rouault
L’artista esordì aspirando all’equilibrio tra la griglia del disegno e la pittura. Portò avanti entrambe le tecniche cercando ansiosamente il punto di fusione, che venne trovato grazie al contatto con gli impressionisti
Antonio Canova dipinse una scena singolare: gli eroti venduti in piazza, cresciuti, amati, e lasciati volare via dalle nutrici. Una metafora del sentimento, tra possesso e altruismo, tra felicità e dolore.
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Ha visitato la Gran Bretagna per la prima volta nel 1870, durante la guerra franco-prussiana. Era molto attratto dall'Inghilterra. Dopo essere rimpatriato, tornato successivamente, si trasferì oltremanica, si sposò nel 1892 e l'anno successivo ebbe una figlia, Camille Pissarro Orovida, che sarebbe anch'essa diventata artista. A partire dal 1894 ha coniugato il proprio amore per i libri e per l'illustrazione nell'Eragny press fondata con la moglie
l dipinto sarebbe stato realizzato nel 1872, ma avviato nella lavorazione nel 1864, in base alle ricerca compiuta da Klaus Herding, tedesco, professore di storia dell'arte. Il valore attribuito all'opera è di 300.000 franchi svizzeri, poco più di 260.000 euro. Eppure devono aprirsi interrogativi sulla modalità convenzionale e poco sciolta - per un pittore di quell'età e di quella statura tecnica - di affrontare il paesaggio
Non era soltanto il meccanismo deformante di un'accesa fantasia, quella dei pittori preraffaelliti, che assegnavano ai propri personaggi femminili, reali e immaginari che fossero, una capigliatura lunghissima. La lunghezza dei capelli delle donne aumentò, nell'Ottocento, sotto influsso del Romanticismo, che aveva recuperato atmosfere medievali. Drammi, poesie e leggende medievali celebrano i lunghi capelli delle donne. Successivamente anche le rappresentazioni di "Romeo e Giulietta" di Shakespeare - con allestimenti in cui l'attrice protagonista gettava dal balcone la treccia all'amato - contribuirono alla diffusione del "lungo", quanto le statue e i quadri di Maria Maddalena, che spesso appare nuda, ma coperta da una chioma che diviene un mantello
In Chiacchiere di un imbrattatele, scritto nell’anno precedente alla morte, il pittore spara a zero sull’idiozia dei critici, ne elenca gli errori
macroscopici con un linguaggio che preannuncia quello di Pasolini. E i giudizi sui colleghi? Tutti promossi, con Van Gogh che chiude il cartellone delle pagelle