Lo studio dedicato da Maurizio Bernardelli Curuz al noto dipinto di Giorgione porta, attraverso comparazioni iconografiche e documenti, a stabilire l'identità dei tre filosofi-alchimisti e a comprendere il significato della tavola retta dal primo personaggio sulla quale appaiono elementi di quadratura del cerchio, attraverso le lunule, secondo una procedura che era stata stigmatizzata da Leon Battista Alberti. La soluzione di quel quesito – Leonardo da Vinci avrebbe interrotto la propria attività pittorica per diversi mesi, per giungere a una soluzione impossibile – veniva considerata alla luce dell’impegno convergente di ogni popolo e di ogni tradizione.
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Il fiore risulta molto evidente a un’osservazione ravvicinata della superficie pittorica. Esso è una tenera viola primaverile, uno di quei nastri prodigiosamente esili e freschi che sbucano con la silenziosa prepotenza dei timidi tra i cespi ancora vizzi dell’inverno.
Recenti studi condotti da Laura Paola Gnaccolini s’indirizzano a un’attribuzione a Lazzaro Bastiani, artista veneziano coevo di Bartolomeo Vivarini, noto anche come miniatore, a cui vennero diverse commissioni pubbliche di notevole rilievo, nelle cui opere giovanili si trovano molti punti di contatto con le incisioni, non solo nella generale proporzione allungata delle figure e nelle fisionomie, ma anche nella resa accurata delle mani, certe disarticolazioni delle spalle, le teste ovali dalla fronte ampia, gli occhi piccoli rotondi dalle palpebre molto segnate
I pavimenti lignei di castelli e palazzi dei secoli scorsi, oltre a rappresentare autentici capolavori dell’arte della tarsia, celano sovente numeri, simboli e codici segreti tutti da riscoprire
Il cane simboleggia il guardiano coraggioso che lancia l’allarme contro le notturne insidie del Maligno. Ed è trasparente metafora della fedeltà dell’uomo al suo Creatore. Poiché il dovere del cane è di difendere il proprio padrone e di abbaiare quando lo si attacca, è biasimevole quando rimane muto. Così i pastori infedeli sono citati nei nostri libri sacri come sentinelle cieche che dimorano nell’ignoranza, cani che non sanno abbaiare e che si addormentano. “Tali erano, riprende San Gerolamo, gli scribi ed i farisei, ciechi che conducevano altri ciechi nell’abisso; cani muti che invece di custodire il gregge del Signore e di abbaiare per difenderlo non pronunciavano che menzogne”.