Cosa sono i cripto-ritratti? Ecco i misteriosi personaggi che posano per Lotto. Il video

Ciò che è straordinariamente importante per la pittura italiana di matrice lombardo-veneta è il riconoscimento universale dato a un artista fuori-linea, rispetto alle certezze rinascimentali, che seppe vedere ciò che gli altri non capivano e che sarebbe invece emerso secoli dopo, con un'unità sistemica: il mondo sommerso che sta dietro all'io. Solitario, anti-conformista, malinconico, religioso ma a proprio modo, conoscitore dell'alchimia. Errabondo, introverso, perseguitato anche dai propri più celebri colleghi. Gli studi di Enrico Maria Dal Pozzolo confluiti nella mostra del Prado


Chi posò per Lotto venne avvolto, in pressoché tutti ritratti, da un’atmosfera carica di verità, di introspezione e di mistero. I volti sono stesi con una tecnica e con modalità che implicano l’assoluta somiglianza con chi ha posato per Lotto. Si dipinge in questo modo solo con il modello davanti e con la verità di coglierne i moti dell’anima, le inclinazioni, la personalità. Ma non è solo quest’ansia di verità, a rendere uniche le opere ritrattistiche del Lotto, trasformando l’autore, secondo la definizione dello storico dell’arte Berenson, in una sorta di primo artista-psicanalista europeo.
I ritratti dipinti dal pittore veneto aprono l’unicità di un mondo, fanno entrare lo spettatore nel mondo dell’effigiato, avvertendolo che ogni uomo ha una personalità unica, irripetibile. Un proprio mondo più o meno segreto. Esposto, ma non esibito. Ogni donna ed ogni uomo hanno una storia; hanno aspirazioni, amori e dolori.
Ogni ritratto di Lotto in fondo è un cripto-ritratto di Lotto perchè contiene elementi che si rivelavano misteriosi agli estranei, anche se ammiccanti, ma profondamente riconoscibili dall’elite di familiari o amici dell’effigiato. Essi si presentano come ritratti non solo enigmatici, ma con contenuti enigmistici. Con oggetti, biglietti, animali dipinti nell’opera che si attivano, immediatamente, come presenze inconsuete, in un angolo di posa. Ecco allora vibrare come simboli che intendono essere decifrati, uno ad uno, poichè solo nella correlazione potrebbe emergere l’indicazione del pensiero o delle ambizioni di chi è stato ritratto o del proprio ruolo, all’interno della società. Non si tratta più soltanto di far emergere i moti dell’anima, come già aveva notato Giotto, sulla linea del recupero degli antichi, ma con massima resa, in Leonardo, che ne fece uno dei mezzi di osservazione profonda dell’umano. Lotto dice che ogni donna o uomo porta un mistero. E che questo mistero è unico. E pertanto persone e mistero sono dotate di un’assoluta unicità. Quanto unica è ogni storia individuale.
Ciò che è straordinariamente importante per la pittura italiana di matrice lombardo-veneta è il riconoscimento universale dato a un artista fuori-linea, rispetto alle certezze rinascimentali, che seppe vedere ciò che gli altri non capivano e che sarebbe invece emerso secoli dopo, con un’unità sistemica: il mondo sommerso che sta dietro all’io. Solitario, anti-conformista, malinconico, religioso ma a proprio modo, conoscitore dell’alchimia. Errabondo, introverso, perseguitato anche dai propri più celebri colleghi.
 
Il Museo del Prado ha presentato la prima grande mostra monografica dedicata ai ritratti di Lorenzo Lotto. Co-organizzata con la National Gallery di Londra – ha la sponsorizzazione esclusiva della Fondazione BBVA – la mostra è curata da un ottimo studioso italiano, Enrico Maria dal Pozzolo (Università di Verona) con  Miguel Falomir (Museo del Prado). E l’appuntamento costituisce il primo studio sistematico dei ritratti finalizzato a coglierne la comparazione all’interno di una mostra.
Lorenzo Lotto (Venezia 1480 – Loreto, 1557) è stato uno dei più affascinanti e unici artisti del Cinquecento italiano e l’apprezzamento tra gli studiosi e gli appassionati non ha smesso di crescere da quando Bernard Berenson gli ha dedicato la prima monografia, nel 1895: Lorenzo Lotto; Un saggio nella critica d’arte costruttiva. Berenson – che scriveva contemporaneamente all’avanzamento degli studi freudiani –  riconobbe in Lotto il primo artista moderno, in grado non tanto di rappresentare il carattere della persona ritratta, ma ai nodi psicologici e hai segreti che stanno all’interno della facciata dell’Io.  interessato agli stati d’animo riflessivi e, come tale, il primo ritrattista moderno.
Oltre ad approfondire aspetti noti del ritratto del maestro italiano, come la sua varietà tipologica, la profondità psicologica o la complessità simbolica, gli studi che hanno portato alla realizzazione della mostra”Lorenzo Lotto. Ritratti “esploragli aspetti più innovativi nelle ricerca lottesca, come ad esempio il trasferimento di soluzioni espressive tra ritratto e la pittura religiosa, l’importanza degli oggetti inclusi nei ritratti come una testimonianza della cultura materiale del tempo, o il processo creativo che sta alla base della sua realizzazione.
Esplora anche il modo in cui Lotto ha concepito ed eseguito i suoi ritratti, per i quali, vista la scarsità di studi tecnici, i disegni, raramente visti insieme ai dipinti, assumono un’importanza eccezionale.
Dal Pozzolo ha colto l’evolversi dei ritratti lungo il tracciato spazio-temporale, ma sempre con massima e fondata attenzione al lessico degli elementi criptici. Sono opere dipinte a Venezia,
Treviso, Bergamo, Roma e Marche, nell’arco temporale di mezzo secolo.
Lorenzo Lotto, ritratti
Museo Nazionale del Prado. Madrid
19/06/2018 – 30/09/2018

 

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