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Dagli scavi in provincia di Mantova emergono i segreti etruschi. Il reticolo di città etrusche in “Padania”


“Tempo di meraviglie al Forcello – dicono gli archeologi che stanno lavorando a Bagnolo San Vito, nei pressi di Mantova – Lo scavo sta regalando bellissime sorprese. Quella di oggi è questo frammento di coppa attica ad occhioni che ci guarda dall’alto dei suoi 2500 anni”. Gli scavi, diretti dalla dott.ssa Marta Rapi (UniMi) si concluderanno il 6 ottobre.

“Il Forcello di Bagnolo San Vito in provincia di Mantova è il principale abitato dell’area di espansione etrusca a nord del Po nel VI e V secolo a.C. – spiegano gli archeologo dell’Università di Milano – Fondato intorno al 540 a.C., venne abbandonato all’incirca nel 380 a.C., in concomitanza con le invasioni galliche dell’Italia settentrionale e la fondazione di Mantova. Del sito non conosciamo il nome antico e per questo ora viene identificato con l’attuale toponimo della campagna a sud-est di Mantova. Sorgeva su un piccolo dosso di forma allungata che si affacciava su un lago formato dalle acque del Mincio e prosciugatosi nel XVII secolo”.

“La posizione, oltre che costituire un elemento di difesa, rendeva l’abitato un importante snodo per le vie di comunicazione e i commerci, un indispensabile approdo per le imbarcazioni che navigavano lungo l’asse costituito dal Mincio e dal Po di Adria. – proseguono gli studiosi dell’università milanese – I materiali di importazione, come la ceramica attica e le anfore greche da trasporto, il vasellame e ornamenti di ambito paleoveneto, retico, golasecchiano e celtico sia della cerchia hallstattiana occidentale che di tipo La Tène, sono testimonianza degli intensi traffici intercorsi con le popolazioni vicine dell’Italia settentrionale e con i Celti transalpini, oltre che con la Grecia attraverso i porti di Adria e di Spina. L’insediamento si estendeva per circa 12 ettari ed era caratterizzato da una struttura pienamente urbana: circondata da un terrapieno, la città aveva un impianto ortogonale con assi viari principali e strade minori che si intersecavano ortogonalmente e delimitavano quartieri, occupati da edifici sia di tipo residenziale che produttivo”.

L’Etruria padana comprendeva ampie porzioni dell’Emilia-Romagna, della Lombardia e del Veneto, e rappresentava uno dei centri più importanti della civiltà etrusca al di fuori dell’Etruria toscana.

Gli Etruschi padani hanno le loro radici nella cultura villanoviana, una delle prime civiltà dell’età del ferro in Italia. Villanova è una frazione del comune di Castenaso nella città metropolitana di Bologna, distante dal capoluogo comunale 4,56 km.

Questa cultura, attestata archeologicamente nelle pianure padane, rappresenta la fase più antica della civiltà etrusca. Il loro sviluppo risale all’VIII secolo a.C., e da qui gli Etruschi cominciarono a espandere il loro dominio nel nord Italia, in particolare nelle regioni dell’Emilia, della Lombardia e fino al Veneto meridionale, dove la città di Adria divenne un centro importante.

Una svolta significativa nella storia degli Etruschi padani avvenne intorno al 540 a.C., dopo la Battaglia di Alalia. Questo evento fu determinante per la loro espansione, poiché limitò le loro attività nell’Alto Tirreno, spingendoli a cercare nuove rotte commerciali a nord degli Appennini. Il controllo di Adria e la fondazione di città come Spina, Marzabotto e il Forcello di Bagnolo consentirono agli Etruschi di stabilire una rete di commercio che li collegava sia alla Grecia, attraverso i porti adriatici, sia alle terre dei Celti transalpini, grazie all’asse fluviale Po-Mincio, ai laghi insubrici e ai passi alpini. Il V secolo a.C. segnò così il “periodo d’oro” dell’Etruria padana, caratterizzato da prosperità economica e sviluppo culturale.

Nell’Etruria padana, si presume che sia stata istituita una dodecapoli, simile a quella dell’Etruria toscana. Tuttavia, non si ha la certezza delle città che ne facevano parte. Tra le città che sicuramente facevano parte di questa dodecapoli padana ci sono Felsina (l’odierna Bologna), Spina e Kainua (Marzabotto). Altre città, come Ravenna, Cesena, Rimini, Modena, Parma, Piacenza, Mantova e forse Milano, sono state ipotizzate come possibili componenti di questa lega di città etrusche.

La cultura etrusca padana, pur condividendo alcune caratteristiche con l’Etruria toscana, sviluppò anche elementi distintivi. Gli Etruschi padani erano noti per la loro abilità nella lavorazione dei metalli, la produzione di ceramiche e la costruzione di tombe monumentali. Questi aspetti culturali si riflettono chiaramente nei ritrovamenti archeologici nella regione.


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