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Non sempre i capolavori sono generati dalla piana, consapevole volontà dell’artista: questo, almeno, è ciò che afferma Michael Marmor, oftalmologo dell’università di Standford. Riproducendo al computer il modo in cui è degenerata la vista di Monet e Degas, entrambi affetti da patologie degli occhi, è giunto alla conclusione che la perdita della forma, fino a sconfinare nell’astrattismo, evidenziabile in alcune loro opere fosse legata all’avanzamento della malattia: Monet, è risaputo, era affetto da doppia cataratta, che modifica la percezione dei colori e che li espande; Degas invece soffriva di un disturbo della retina responsabile dell’offuscamento della vista:
Per la sua ricerca, pubblicata dagli Archives of Ophtalmology, Marmor ha considerato gli ultimi quadri prodotti dagli artisti, e ne ha offuscato le immagini attraverso un comune programma di fotoritocco, sulla base dei sintomi presentati dai suoi pazienti afflitti dalle suddette malattie.
Egli scrive: “Queste versioni simulate rappresentano come in realtà i pittori vedevano i soggetti. Le ultime raffigurazioni delle donne al bagno di Degas sono così offuscate che non si riescono più a distinguere i colpi di pennello. Se si prende invece il dipinto di Monet del ponte giapponese di Giverny, si nota che i colori sono oscuri e tendenti al giallo, anziché brillanti come nelle opere precedenti. E questo è proprio uno dei sintomi della cataratta”.
Che i due artisti fossero affetti da patologie degli occhi è cosa risaputa. Degas avrebbe cominciato ad avvertire i primi sintomi della malattia intorno al 1860, tanto che, se vent’anni più tardi i suoi lavori apparivano offuscati, quelli realizzati nel ’900 erano costituiti per lo più da ombre.
In alcune lettere del 1914, Monet si lamentava della pessima percezione dei colori: “I miei rossi diventano sempre più fangosi, e i miei quadri diventano sempre più scuri”. Ad avvalorare la tesi di Marmor il fatto che il pittore, sottoposto ad una risolutiva operazione agli occhi nel 1923, sia ritornato a dipingere come nei primi anni di attività.
Ancor prima di sentire le reazioni degli storici dell’arte, l’oftalmologo si è “tutelato” da ogni accusa, affermando che difficilmente essi condivideranno la sua teoria, dal momento che “non guardano a motivazioni che non siano legate alla storia o alla psicologia”.
UN VIDEO DEDICATO ALLE NINFEE, TRA MESSA A FUOCO PERFETTA, REALIZZATA DALL’OBIETTIVO, E COLORE SEMPRE PIU’ ESPANSO , IN MONET. LA POETICA DISGREGAZIONE DELLA FORMA SAREBBE STATA IN BUONA PARTE DOVUTA ALL’EFFETTO DELLA CATARATTA. MONET REALIZZO’ 250 DIPINTI DEDICATI ALLE NINFEE NEGLI ULTIMI TRENT’ANNI DI VITA