Non pensiamo ai morti di Pompei, le cui forme sono state ricavate inserendo gesso liquido nelle cavità del terreno vulcanico. Qui si tratta di una particolare sepoltura praticata sporadicamente dai romani, soprattutto a partire dal superamento della cremazione e contestualmente alla diffusione dell’inumazione.
I defunti, in alcuni casi, venivano coperti da una colata di gesso. Forse per conservarne i corpi, forse per isolare gli stessi dal contesto, in seguito ad eventi epidemici.
Gli archeologi di York hanno utilizzato scansioni 3D per studiare la pratica funeraria romana minoritaria di versare gesso liquido sui corpi di adulti e bambini sepolti nelle tombe.
E’ la prima volta che questa tecnologia all’avanguardia è stata applicata a sepolture romane di questo tipo ovunque nel mondo.
Un componente chiave del progetto York è la scansione 3D delle cavità negative negli involucri di gesso. I ricercatori affermano che le immagini 3D “impareggiabili” hanno gettato nuova luce su questa intrigante e insolita pratica di sepoltura.
L’attenzione degli studiosi è stata, in particolare, attratta da una coppia di adulti e di un bambino, chiusi nel gesso solidificato. E’ chiaro che i tre morirono, per malattia o disgrazia, nelle stesse ore. La prosecuzione delle ricerche potrà far luce su questa sepoltura di famiglia.
La Professoressa Maureen Carroll, Cattedra di Archeologia Romana presso l’Università di York, ha parlato dell’involucro di gesso che circonda i tre defunti: “Le immagini 3D ci permettono di assistere a una commovente tragedia familiare quasi 2000 anni dopo che si è verificata, ricordandoci non solo della fragilità di vita nell’antichità, ma anche la cura posta nella sepoltura di questo gruppo di persone”.
La professoressa Carroll ha aggiunto: “I contorni dei tre individui nel gesso possono essere visti ad occhio nudo, ma è difficile distinguere il rapporto tra i corpi e riconoscere come erano vestiti o avvolti. Il modello 3D risultante chiarisce queste ambiguità in modo sbalorditivo”.
Le scansioni rivelano che, in preparazione alla sepoltura e prima della loro scomparsa sotto uno strato di gesso liquido, tutti i corpi del gruppo erano completamente avvolti dalla testa ai piedi in sudari e tessuti di varia qualità e trama.
Sono ben visibili dettagli minuti come i lacci usati per legare il sudario sopra la testa di uno degli adulti e le fasce di stoffa usate per avvolgere il neonato.
Così, per ragioni che gli archeologi non comprendono del tutto, i romani a volte versavano gesso liquido – un minerale utilizzato nella produzione di vari tipi di cemento e intonaco – sui corpi vestiti di adulti e bambini in bare di piombo o pietra prima di seppellirli.
Man mano che il gesso si induriva attorno ai corpi e questi si consumavano, si formava una cavità negativa che conserva la posizione dei contorni originali dei morti.
Nel gesso sopravvive anche l’impronta di sudari, indumenti e calzature, preziosa testimonianza di materiali deperibili che raramente sopravvivono nelle tombe romane.
I ricercatori affermano che non è ancora chiaro perché e per chi sia stato scelto questo rituale, ma sembra che fosse un’usanza associata a persone di alto rango.
Un intervento sostitutivo della mummificazione? Tracce di resine aromatiche del Mediterraneo e dell’Arabia trovate in precedenza in tre delle sepolture in gesso a York indicano l’uso di sostanze costose ed esotiche negli indumenti e negli involucri, sostanze disponibili solo per l’élite.
Sepolture romane in gesso di vario tipo sono state notate altrove in Europa e Nord Africa, ma sono particolarmente degne di nota in Gran Bretagna, con una concentrazione di almeno 45 sepolture di questo tipo registrate dalla fine del XIX secolo a York e dintorni.
Lo Yorkshire Museum ha la più grande e importante collezione di queste salme in gesso della Gran Bretagna. Il progetto di studio è una partnership tra l’Università di York, York Museums Trust e Heritage360.
Sedici di questi involucri di gesso sopravvivono e sono nelle collezioni dello Yorkshire Museum e sono stati utilizzati come parte del progetto York.
Un componente chiave del progetto York è la scansione 3D delle cavità negative negli involucri di gesso. Il progetto è stato finanziato dall’Università di York e realizzato dal Dipartimento di Archeologia, York Museums Trust e Heritage360.
Lucy Creighton, curatrice di archeologia presso lo Yorkshire Museum: “Queste tecnologie all’avanguardia stanno aprendo nuovi entusiasmanti modi per il pubblico di sperimentare e connettersi con le nostre spettacolari collezioni.
Il team del progetto spera di ottenere importanti finanziamenti per la ricerca per scansionare tutti gli involucri di gesso di York e gli scheletri per determinare l’età, il sesso, la dieta e l’origine geografica dei defunti.”
Patrick Gibbs, Head of Technology, Heritage360 , ha dichiarato: “Queste tecnologie di scansione avanzate hanno cambiato le regole del gioco. I ricercatori possono analizzare meglio il materiale archeologico per dettagli spesso non visibili all’occhio umano, mentre il pubblico può esplorare versioni digitali interattive di oggetti antichi in modi nuovi e più coinvolgenti.