E’ scomparso nelle ore scorse, in Franciacorta (Brescia) il pittore Franco Brescianini da Rovato. Aveva 79 anni. Fu protagonista di un rinnovamento della figurazione, attraverso uno stile sintetico modernista, che riconduceva le esperienze informali a una visione magicamente onirica. Le esequie saranno celebrate domani, martedì 29 gennaio 2024, alle 15, nella chiesa parrocchiale di Lodetto, partendo dalla Domus Aurea di Remondina.
di Tonino Zana
Alle tre del pomeriggio, la chiesa parrocchiale di Lodetto cattura ogni chiaro da sotto, incredibilmente dal sud della Bassa e rischiara il profilo settecentesco. Franco Brescianini diceva spesso, questa é l’ora migliore della chiesa e di questo slargo davanti a casa mia, l’ora in cui ti piace arrivare più che partire.
Franco Brescianini da Rovato – lui esigeva questo da Rovato per reclamare l’appartenenza e per non essere confuso con qualche pittore di quarta segata – se n’é andato sabato passato, malato da mesi e disteso a letto con l’orecchio teso, appena la natura gli elargiva fortunose illuminazioni, ai visi del figlio Andrea e dei suoi cari, degli amici, tanti amici, che ci piace rappresentare nella guida di Beppe Merlini.
Lui, Beppe, ci dà la notizia della partenza, lui ci destina l’ora dell’addio, martedi, alle 15, alla chiesa parrocchiale di Lodetto.
Franco stava come vicino a noi, in un giorno di novembre, nel salone di rappresentanza del municipio di Rovato per assistere alla presentazione ufficiale della sua mostra, bellissima, che fermava i corpi pensanti dei soggetti del pittore come pietre di stima per il paese-città, per la Rovato portata in giro dal sindaco Tiziano Belotti con amicizia.
Come un anno prima, appena s’era messa a cantare la mostra sempre bella di Montichiari, il sindaco c’era e Franco Brescianini da Rovato aveva apprezzato e noi avevamo apprezzato la strada percorsa da un primo cittadino da una parte all’altra del Bresciano per accompagnare e arricchire la scena artistica del concittadino illustre.
Ripassi la personalità di Franco e vedi subito la bontà parlare un dialetto rovatese, un sorriso pronto e non furbo per ciascuno, la umiltà consapevole di non essere un artista per caso eppure cosciente di ogni passaggio cruciale, da un dipinto all’altro, confronto costante con i maestri di ogni contrada, riconoscimenti di altre bravure, mai negando il percorso guadagnato da sé, a cento metri da casa e a migliaia di chilometri.
Ci vuole coraggio per partire con dei pennelli in tasca e proporre dipinti nel tempo in cui il pane é ancora stantio e le scale sdentate avvertono di possibili inciampi o cadute.
Franco Brescianini da Rovato ha camminato con serietà, mai bassa la testa, mai alta, al suo passo e gli sono andati incontri tanti e tanti, bresciani, italiani, tedeschi, inglesi, americani, australiani, proprio così e se non ci state a credere, un giorno troverete su pareti di lingue lontane una delle sue donne liberty, avvolte in arie musicali e mai nude per sensualità a prezzo, su sfondi teneri, a misura, non prolungabili verso il nulla. Oppure certe costruzioni verso l’astrazione dove l’ansia del vivere si storta di chiari non chiari e cioè di nascondimenti, come totem dietro i quali potrebbe serpeggiare l’inganno, il tradimento, la doppiezza.
Francesco Brescianini da Rovato sapeva della vita, conosceva il partire dal poco e l’avarizia di molti, aveva conquistato il mercato con l’aria di un non mercante, e portava in giro la sua roba pittorica quasi fosse un costrutto magico, venuto fuori dal nulla, dalla magia di un personaggio lontano della provincia bella su un confine tra la pianura e la valle.
E’ stato proprio bravo, Franco Brescianini da Rovato, elaborando tecniche tutte sue, coperte, offrendo la figura di un volume desiderato o messo per desiderare, non sboccato, non oltre la richiesta della vocazione con un limite alla pretesa di chi azzardava a spingere su una finta passione fuori dal contesto dei valori artistici e del pittore.
Franco ha amato la casa, uno spazio largo, di piani e di verde, di piante e di acqua e accedevi all’ultima veranda dopo aver fissato nella mente il gran torneo di tante opere non soltanto sue.
Adesso, martedi, la partenza più impegnativa. Tu verrai da Rovato e il sagrato sarà già ricco di donne e di uomini appena scenderai dalla macchina. Ti carezzeremo in tanti e saremo carezzati dalla semplicità del tuo stare al mondo e al limite del mondo. Nessuno potrà tentare un’accusa contro la bontà e la bravura.
Dopodiché, qualsiasi sia lo spazio e il tempo di là, una tela e cento tubetti non si rinnegano a un artista del tuo valore. Meglio anche per i santi, li conquisterai con la prima pennellata, quella compresa da tutti, da santi e diavoli, la pennellata del volersi bene e del non parlar male di nessuno. Tu, Franco Brescianini da Rovato hai dipinto da signore, hai voluto bene e non hai parlato male di nessuno.
Infine hai offerto a chi ti ha amato una sofferenza densa, quasi espressionistica, che, del resto, non è mancata in tanti dettagli della lunga narrazione artistica.
Non so come staccarmi da te e dagli altri e ti saluto senza salutarti, il solo modo per non separarsi.