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Non distante dal palazzetto di campagna di Costanza Sforza Colonna, la protettrice di Caravaggio, a Galliate, in provincia di Novara, su una strada che abbandona il paese per segnare un cammino che porta a folte risaie e a fitte boscaglie di un luogo davvero metafisico, sorge il santuario del Varallino, così denominato poichè esso stato realizzato, in scala ridotta, sul modello di uno degli edifici del sacro monte di Varallo Sesia. Esso è proprio sulla via che veniva percorsa dalla marchesa, dai suoi figli e forse dallo stesso piccolo Caravaggio – che era davvero uno di “casa” per gli Sforza Colonna – per raggiungere la villa. Ma leggiamo bene le parole della scheda riportata nel sito del Comune di Galliate, per poi entrare in un piccolo riservatissimo segreto.
“L’attuale edificio, dedicato alla Natività di Maria Vergine – scrivono gli storici del Comune – sorge nel luogo in cui un tempo si trovava una piccola cappella con l’immagine della Vergine Maria nell’atto di porgere al Bambino una pera, ritenuta miracolosa: l’affresco, risalente al XV secolo, è ancor oggi visibile nel coro della chiesa. La leggenda narra infatti che una nobildonna romana, posseduta dal demonio, si recò alla cappella per chiedere la grazia della guarigione. Mentre si avvicinava all’edificio, la donna venne sbalzata dalla carrozza, ma non si fece alcun male. Anzi, rialzandosi, si accorse di essersi anche liberata dallo spirito maligno. La matrona attribuì questa liberazione alla benevolenza della Madonna miracolosa: perciò lasciò una cospicua offerta affinché si ingrandisse la piccola chiesetta”. Ebbene: la nobildonna romana è molto probabilmente Costanza Colonna vedova Sforza. Lo studio recente, nel corso delle indagini svolte da Maurizio Bernardelli Curuz e Adriana Conconi Fedrigolli sul giovane Caravaggio, ha portato i due ricercatori nei luoghi frequentati da Merisi e nell’archivio dei padri Barnabiti di Milano, in cui sono conservate le minute delle lettere che il generale della congregazione, Bascapè, scriveva a Costanza, di cui era direttore spirituale. Tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio degli anni Novanta del Cinquecento, dopo aver perso il marito, Costanza entra in una crisi profonda. Non ama il paese di Caravaggio e, soprattutto, la fredda, rigorosa Milano, dove ha un palazzo. Non sopporta la rigida, formale e distaccata Lombardia e sogna di tornare a Roma dai familiari, con i propri figli. E’ da questa crisi che, in qualche modo, nascerà il fenomeno-Caravaggio. Merisi infatti dovette approfittare di quello che sarebbe stato il trasferimento definitivo della sua protettrice, per guadagnare la via di Roma. La crisi e la depressione di Costanza erano profonde. Il direttore spirituale la affronta con lettere durissime poichè lei riceve uomini in camera da letto e non insegna alla figlia più grande la distanza che deve tenere con gli uomini; in più partecipa alle salottiere letture di romanzi amorosi, durante serate in cui uomini e donne condividono la sala. L’eco del disagio profondo e della prostrazione psichica in cui versa Costanza riverbera nelle lettere del suo direttore spirituale. Si sente forse posseduta dal demonio se i pensieri sono legati alla carne e all’amore? E come può agire lei, vedova, in una regione nella quale le donne devono prendere rapidamente un nuovo marito per evitare scandali? Costanza non si vuole sposare, pensa a Roma, soppesa dolorosamente le dure parole di Bascapè. Ecco allora la depressione trasformarsi in demonio. Il santuario del Varallino sorge sulla strada che conduce alla villa. Gli affreschi ricordano le presenze demoniache che avvolgono questa storia. A dimostrazione che i materiali leggendari si sviluppano su un nucleo di verità storica.