[G]uardia Perticara è un comune di 519 abitanti della provincia di Potenza, in Basilicata. Siamo in una zona collinare e montana, a circa 750 metri sul livello del mare. Il borgo ha origini antichissime, testimonianze archeologiche rilevano la presenza di un abitato già dalla prima età del ferro nel IX-VIII secolo a.C. In località San Vito sono stati rinvenuti corredi tombali risalenti soprattutto al V secolo a.C. e queste scoperte si sono rilevate fondamentali per la miglior conoscenza degli Enotri, gli antichi abitanti di questa regione.
L’Enotria – il cui nome deriva da “vino” in greco e da un eroe mitico, Enotrio, che si trasferì dalla Grecia a qui – era un’antica regione d’Italia meridionale, di difficile delimitazione, ma che sicuramente comprendeva le frange sud-orientali della Campania, la Basilicata e la Calabria.
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Gli antichi storici greci dicevano che gli enotri provenivano, all’inizio dell’Età del ferro (XI secolo a.C.), dalla Grecia insieme ad altri popoli dello stesso gruppo etnico attraverso il Canale d’Otranto. Per gli storici romani, furono di antica stirpe greca del Peloponneso (XV-XII secolo a.C.), e per lo storico siceliota Antioco di Siracusa furono il primo popolo antico in Italia di cui si ebbe notizia.
Queste popolazioni di origine greca portarono con sé conoscenze e cultura che furono trasmesse ai discendenti. Ne sono testimonianze tante tombe trovate dagli archeologi anche qui a Guardia Perticara. La Direzione Regionale Musei Basilicata segnala, in particolare, la donna della tomba 399 trovata nellla località San Vito.
“E’ lei protagonista in questi giorni al Museo della Siritide di Policoro, la donna che le mani sapienti delle restauratrici stanno riportando al suo originario splendore”.
All’interno del museo è stato inaugurato un nuovo percorso tematico ideato dal direttore del Museo della Siritide, Carmelo Colelli, dedicato alla moda e all’eleganza, tra enotri, greci e romani.
Regina indiscussa è la donna della tomba 399, che risale alla metà dell’VIII secolo a.C.
“Particolarmente ricco il corredo. – afferma la Direzione dei Musei della Basilicata – La testa era ornata da un copricapo in bronzo composto da una cuffia realizzata con emisfere, tubuli spiraliformi con fermi a disco e a catenelle. Anelli in bronzo e ferro erano posti alle dita delle mani e dei piedi. Sulla veste erano fibule di diverso tipo. Grazie al restauro è ora visibili una statuetta di ariete in bronzo utilizzata come pendente, posta nella mano sinistra della defunta appesa ad una catenella realizzata da anellini in bronzo e da vaghi in vetro colorato giallo. Vasi in ceramica dipinta completavano il ricco corredo. Il lavoro di restauro in corso presso il museo permetterà il recupero di tante altre tombe conservate nei depositi”.