Un’inchiesta è stata aperta in Spagna dopo la scoperta di presunti danni a una grotta preistorica, situata in Andalusia. Le autorità hanno individuato il responsabile grazie alla geolocalizzazione di un post su Facebook.
L’uomo, pur avendo operato in buonafede, ora rischia di dover affrontare gravi conseguenze legali e finanziarie. Si prospetta infatti un processo per danneggiamento del patrimonio culturale. Ma cosa è accaduto esattamente?
Secondo le indagini, un appassionato di fotografia e di siti storici avrebbe raggiunto una grotta nella provincia di Jaén, una delle 69 aree della regione dichiarate Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO nel 1998.
L’uomo, con l’intenzione di migliorare la visibilità delle antiche pitture rupestri presenti sulla roccia, avrebbe inavvertitamente causato danni. Pare che abbia bagnato le superfici rocciose – come si fa, generalmente con i sassi che, una volta bagnati, sembrano dotati di una vernicetta trasparente – su cui gli uomini primitivi avevano realizzato pittogrammi, nel tentativo di rendere più vivide le immagini.
Tuttavia, secondo gli esperti, l’acqua rappresenta una minaccia per questi antichi dipinti. I pittogrammi, infatti, si sono conservati per millenni proprio grazie alla mancanza di dilavamento all’interno della grotta. L’acqua potrebbe causare lo scioglimento dei pigmenti utilizzati dagli uomini del Neolitico, oltre a favorire la dissoluzione di sali presenti nelle rocce calcaree e a creare patine biancastre.
Quando l’acqua stesa sul pittogramma evapora, i sali disciolti in essa si asciugano sulla superficie del dipinto, creando un’opacità che potrebbe carbonatarsi, divenendo, con il tempo, solida. E’ evidente che il problema può essere risolto con qualche impacco di acqua demineralizzata, ma gli Stati europei tendono ad intervenire duramente nei confronti di chi intera le proprie azioni con il patrimonio culturale. Il danno, in sé pare limitato, ma forse non lo sarebbe stato con il passaggio del tempo. Per ripristinare lo stato ante quem, sarà necessario avvalersi del lavoro di restauratori. Ed è chiaro che questo ha un costo.
Il caso dei pittogrammi bagnati solleva questioni cruciali sull’equilibrio tra il desiderio di documentare e condividere le bellezze del passato e la necessità di proteggere il patrimonio culturale.
L’indagine è iniziata a maggio, quando su Facebook sono apparse fotografie che mostravano pitture rupestri apparentemente umide. Le immagini includevano dettagli sulla posizione della grotta, facilitando il lavoro degli agenti della Guardia Civil, che hanno identificato un uomo di 39 anni come sospettato di “reati contro il patrimonio storico”. Secondo quanto riportato dal quotidiano El País, l’uomo avrebbe agito imprudentemente in diverse occasioni, causando danni significativi a più dipinti.
A nostro giudizio – osservando le immagini – si tratta soltanto di sali affiorati, quindi di una patina che, con il tempo, potrebbe produrre danni. L’intervento del giovane pare comunque assolutamente reversibile.
La provincia di Jaén è stata particolarmente colpita da veri e propri atti vandalici negli ultimi anni. La difficile accessibilità delle grotte, situate in aree montuose remote, rende complicato il monitoraggio costante di questi siti. I sindaci locali hanno sollecitato un piano di protezione globale, lamentando la mancanza di risorse per sorvegliare adeguatamente ogni sito.
Il governo dell’Andalusia ha promesso fondi per cercare di recuperare i danni e proteggere questi preziosi reperti. Tuttavia, l’incidente sottolinea l’urgenza di sensibilizzare il pubblico sull’importanza di rispettare e preservare il patrimonio storico, soprattutto in un’epoca in cui la condivisione digitale può, inconsapevolmente, mettere a rischio tesori antichi e fragili.