Dopo tre mesi di intensi scavi nella cava di ghiaia di Gaujac, situata vicino a Marmande nel dipartimento del Lot-et-Garonne, una sorprendente scoperta archeologica è stata portata alla luce. Questa cava, di proprietà dell’azienda Lafarge, ha rivelato, dopo lo scavo archeologico, 28 urne funerarie contenenti resti risalenti alla Prima Età del Ferro, precisamente tra il VII e il V secolo a.C. L’area in questione, situata nella regione della Nuova Aquitania, nel sud-ovest della Francia, ha lasciato i ricercatori stupefatti per la sua importanza storica.
Marmande (in occitano Marmanda) è un comune francese di 19.145 abitanti, sede di sottoprefettura, situato nel dipartimento del Lot e Garonna nella regione della Nuova Aquitania. Siamo quindi nell’area Sud occidentale del Paese.
L’impresa Lafarge aveva richiesto la rimozione del vincolo archeologico dall’area in cui intende operare. Tale richiesta è stata fatta a seguito del ritrovamento di manufatti in metallo legati a depositi funerari – soprattutto spille o fibule – , il che ha reso necessaria un’indagine dettagliata da parte di archeologi. L’intervento di rimozione del vincolo prevede che nella zona siano recuperati, rimossi e studiati tutti i reperti affinché possa essere svolta l’attività di prelievo degli inerti. Inizialmente, un’analisi di circa cento ettari ha rivelato che 3,5 ettari presentavano segni di antiche sepolture e, di conseguenza, sono stati identificati come punti di scavo prioritari. La Direzione regionale degli affari culturali (Drac) della Nuova Aquitania ha quindi incaricato la società di archeologia Hadès di condurre le ricerche preliminari.
Una squadra composta da 11 persone si è dedicata al sito tra l’estate e l’autunno del 2023. Durante questo periodo, gli archeologi hanno riportato alla luce una necropoli risalente alla Prima Età del Ferro. Le sepolture, per lo più contenute in urne di ceramica, includevano resti umani, confermando la pratica comune dell’incenerimento a quel tempo. Le procedure prevedevano la cremazione dei defunti su un rogo, seguita dalla raccolta delle ossa e dalla loro deposizione in urne. Queste ultime venivano poi sepolte accanto a mobili o oggetti di valore variabile.
Julien Cousteaux, responsabile delle operazioni archeologiche presso Hadès, ha spiegato: “La cremazione era una pratica comune a quel tempo: bruciavano gli individui su un rogo, recuperavano le ossa per metterle in un’urna e la seppellivano con accanto un deposito di mobili più o meno importanti.”
Dopo il completamento degli scavi iniziali, il sito di Gaujac è ora sotto la gestione dell’impresa Lafarge. La società ha due anni per presentare una relazione completa sugli scavi effettuati. Nel caso in cui i reperti risultino di notevole interesse archeologico per la comunità locale, è possibile che il comune possa richiedere il loro recupero dalla regione.
Altre parti della cava di Gaujac dovrebbero essere sottoposte a verifica archeologica in futuro, anche se finora non sono state rilevate tracce di tumuli in quelle aree. La scoperta di queste antiche urne funerarie rappresenta un importante passo avanti nella comprensione della storia e della cultura della regione, gettando nuova luce sulle pratiche funerarie dell’antica Prima Età del Ferro.