La ricerca sul campo e l’esplorazione continua arricchiscono le scoperte che emergono grazie alle indagini guidate dai ricercatori sauditi Dr. Eid Al-Yahya e dall’archeologo Dr. Qusai Al-Turki.
Il loro recente interesse include le tombe “Al-Ajalah” (a ruota) in varie regioni tra la Mecca e Medina, e un complesso funerario unico che ricorda, visto dall’alto, strumenti musicali. Quest’ultimo è stato trovato nella città di Turbah, vicino alla Mecca.
L’Arabia Saudita sta esplorando attivamente il suo ricco patrimonio archeologico, scoprendo tesori che stanno spingendo a una rivalutazione della storia della regione. Questi sforzi evidenziano il ruolo significativo della penisola arabica nella civiltà umana, con molti manufatti conservati nel sottosuolo o su formazioni rocciose. Molti di essi risalgono alla prima e media età del Bronzo. La regione era contrassegnata dalla presenza di grosse oasi. Le popolazioni, che vivevano tra stanzialità e nomadismo periodico – seppellivano i propri cari lungo le strade funerarie che collegavano le diverse oasi e soprattutto nei pressi dei luoghi verdeggianti, in cui avvenivano soste corroboranti per i viaggiatori e per i pastori. In questi eden ricchi di acqua, di animali e di frutti avveniva un intenso colloquio con il cielo e con i propri cari, defunti. Le necropoli erano concepite come immagini che, viste dal cielo, ricordavano forme aggraziate di costellazioni. Ogni singola tomba a ruota era delimitata da recinzioni che ricordano una cometa con una lunga coda.
Esplorare i luoghi di sepoltura in Arabia Saudita è impegnativo e richiede molto tempo a causa del gran numero di tombe, della loro varietà stilistica e delle posizioni remote. Al-Yahya e Al-Turki mirano a scoprire gli intriganti schemi di queste tombe, che spesso riflettono temi della vita, del paradiso e dell’aldilà. Basilare è la figura-base della ruota o della stella a quattro punte, che nella scrittura cuneiforme aveva il significato di corpo celeste.
Fondamentale, in questi anni, è stato l’apporto di Matthew Dalton, della School of Humanities dell’Uwa. “Le strade funerarie – ha detto lo studioso – erano le principali reti stradali del loro tempo e dimostrano che le popolazioni che vivevano nella penisola arabica 4.500 anni fa erano molto più socialmente ed economicamente collegate tra loro di quanto pensassimo in precedenza“. In queste oasi, in particolare Khaybar, esiste una delle più elevate concentrazioni di monumenti funebri conosciuti in tutto il mondo.