Gli archeologi hanno fatto una scoperta straordinaria nella città di Lod, nel centro di Israele: un tesoro di monete d’argento e di bronzo risalenti al IV secolo d.C., sepolto nelle fondamenta di un antico edificio pubblico ebraico. L’Autorità israeliana per le antichità (IAA) ha annunciato la scoperta domenica scorsa, suscitando grande interesse tra gli studiosi e appassionati di storia.
Un tesoro dimenticato
Le 94 monete sono rimaste sepolte per quasi 1700 anni. Secondo l’IAA, furono probabilmente nascoste per motivi di sicurezza durante gli eventi tumultuosi della Rivolta di Gallo (351-354 d.C.), una rivolta ebraica meno conosciuta contro il dominio romano in terra d’Israele. Tuttavia, l’edificio fu distrutto e le monete non furono mai recuperate, restando celate fino alla recente scoperta.
La Rivolta nei confronti di Gallo
La rivolta prende il nome dall’imperatore romano Costanzo Gallo (326–354), che all’epoca governava un impero fratturato e indebolito. “I dettagli sugli eventi non sono chiari,” ha spiegato Mor Viezel, archeologo dell’IAA e co-direttore degli scavi di Lod, in un’intervista a The Times of Israel. “Abbiamo così poche informazioni a riguardo. Non ci sono quasi documenti storici, solo tre storici romani che hanno scritto poche righe, e un po’ di scritti di Chazal su una rivolta a Lod.”
Un contesto di guerra civile
Durante quel periodo, l’Impero Romano era scosso dai tumulti di una guerra civile, con Costanzo Gallo impegnato a combattere contro il generale usurpatore Magnus Magnentius. “Cesare non era una grande potenza, non molto forte, e forse [gli ebrei] sentivano che c’era una finestra di opportunità per riprendere il controllo, ma non ha funzionato,” ha spiegato Vieze. Questa scoperta offre una rara opportunità per gettare luce su un periodo poco documentato della storia ebraica e romana. Le monete, nascoste in un momento di crisi e dimenticate nel tempo, rappresentano un pezzo tangibile delle tensioni e speranze che caratterizzavano l’epoca. Gli studiosi sperano che ulteriori indagini e analisi del tesoro possano fornire nuove informazioni sugli eventi della Rivolta di Gallo e sul contesto storico più ampio in cui si è svolta.
Costanzo Gallo: una figura controversa della Dinastia Costantiniana
Flavio Claudio Giulio Costanzo Gallo, meglio noto come Costanzo Gallo, è una figura storica di notevole interesse, appartenente alla dinastia costantiniana. Nato a Massa Veternensis (oggi Massa Marittima, in provincia di Grosseto) nel 325 o 326, Gallo ebbe una vita breve e tumultuosa, terminata tragicamente a Pola nel 354. Durante la sua esistenza, ricoprì ruoli di grande rilevanza politica e militare, culminando nella carica di Cesare d’Oriente dal 351 fino alla sua morte, nonché quella di console per tre volte consecutive dal 352 al 354.
Costanzo Gallo era cugino dell’imperatore Costanzo II, che non avendo eredi diretti, lo associò al potere, nominandolo Cesare d’Oriente. Questa mossa strategica fu accompagnata dal matrimonio tra Gallo e Costantina, sorella di Costanzo II. Nonostante l’iniziale fiducia riposta in lui, la gestione di Gallo si rivelò disastrosa e piena di controversie.
La ribellione in Palestina
Uno degli eventi più significativi del suo mandato fu la reazione alla sollevazione degli Ebrei in Palestina. Questo episodio, avvenuto tra il 351 e il 352, vide il suo culmine con l’assalto notturno alla guarnigione romana di Diocesarea, che permise ai ribelli di armarsi e di attaccare gli abitanti di etnia diversa, come gli Elleni e i Samaritani. La risposta di Gallo fu drastica e sanguinaria: inviò il suo magister equitum, Ursicino, per reprimere la ribellione con una brutalità estrema. Migliaia di ribelli, compresi giovani non in grado di costituire una minaccia, furono massacrati, e le città di Diocesarea, Tiberiade e Diospoli vennero distrutte.
La caduta
Il successo in Palestina potrebbe aver indotto Gallo a nutrire ambizioni eccessive, considerando la possibilità di un complotto contro Costanzo II. Tuttavia, la sua amministrazione fallimentare e la percezione di essere una minaccia portarono rapidamente alla sua rovina. Costanzo II, comprendendo il pericolo rappresentato dal cognato-cugino, decise di mettere fine alla vita di costui nel 354, ordinandone l’esecuzione a Pola.