Gli antichi Egizi “inventarono” davvero l’elettricità? Le lampade di Dendera: mito, simbolismo o tecnologia avanzata?

Un bassorilievo enigmatico scoperto nel tempio di Hathor a Dendera, in Egitto, continua a stimolare dibattiti e ipotesi tra studiosi e appassionati di misteri. Soprannominato “le lampade di Dendera”, il rilievo è stato scoperto nel 1857 dall’archeologo francese Auguste Mariette e raffigura scene cariche di simbolismo che sembrano sfidare le convenzioni storiche sull’antico Egitto.

L’ambientazione: il tempio di Hathor

Situato a circa 70 chilometri da Tebe, sulla riva occidentale del Nilo, il tempio di Hathor a Dendera è un capolavoro dell’architettura tolemaica e romana. Tuttavia, le cripte sotterranee rivelano decorazioni risalenti a epoche più antiche, databili al XV secolo a.C. In queste cripte, ripulite dalla sabbia, sono emerse pareti decorate con incisioni che raffigurano il dio Harsomtus, rappresentato come un serpente che emerge da un fiore di loto.

In una variazione di questo tema, il serpente si trova in un contenitore ovale, definito hn, talvolta sostenuto dal pilastro Djed, un simbolo associato alla stabilità e alla spina dorsale del dio Osiride.

Interpretazioni tradizionali: il mito del serpente primordiale

Secondo gli egittologi, le immagini rappresentano concetti mitologici profondamente radicati nella cultura egiziana. Il serpente che emerge dal fiore di loto è una manifestazione del dio Harsomtus e simboleggia la creazione e la rinascita. Il pilastro Djed, spesso raffigurato come sostegno, rappresenta la stabilità cosmica e la continuità dell’ordine universale.

I geroglifici che accompagnano le scene sembrano supportare questa interpretazione, raccontando la costruzione simbolica di due santuari primordiali dedicati al culto della dea Nut e del dio Osiride.

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Un bassorilievo nella cripta del rempio di Hator raffigurante una “lampada” di Dendera

L’ipotesi tecnologica: antenati dell’elettricità?

Non tutti, però, accettano una spiegazione puramente simbolica. I sostenitori dell’archeologia alternativa o pseudoarcheologia hanno proposto che i bassorilievi raffigurino dispositivi tecnologici avanzati, simili ai moderni tubi di Crookes. Secondo questa teoria, il contenitore ovale rappresenterebbe una lampada a incandescenza, il serpente al suo interno simboleggerebbe un filamento incandescente e il pilastro Djed agirebbe come un isolatore elettrico.

Schema del tubo di Crookes: Il generatore di bassa tensione (A) è collegato per riscaldare il catodo (C). La batteria (B) eccita l’anodo (P). La piccola lastra che funge da maschera (M) è collegata al catodo e la sua immagine crea un’ombra sullo schermo fosforescente.
drawn by Leonard G. uploaded by Wereon – http://en.wikipedia.org/wiki/Image:CrookesTube.svg

Questa interpretazione, seppur affascinante, è stata criticata dalla comunità scientifica. Gli egittologi sottolineano che non esistono prove archeologiche a sostegno dell’uso di tecnologie elettriche nell’antico Egitto e che tali teorie sono spesso basate su letture anacronistiche delle raffigurazioni.

Un simbolo che affascina il presente

Nonostante le controversie, le “lampade di Dendera” continuano a suscitare curiosità e a ispirare interpretazioni che spaziano dalla mitologia all’ingegneria futuristica. Rappresentano un punto di incontro tra arte, religione e mistero, dimostrando come i simboli del passato possano assumere nuovi significati nel presente.

Un enigma senza fine

Le lampade di Dendera rimangono un esempio di come l’antico Egitto sia in grado di catturare l’immaginazione collettiva. Che siano viste come un richiamo alla spiritualità o come un’anticipazione di conoscenze tecnologiche, queste raffigurazioni continuano a raccontare una storia che non smette di sorprendere.

Un bassorilievo raffigurante una “lampada” di Dendera, nel tempio di Hathor a Dendera
Copyright: Rowan, Public domain, via Wikimedia Commons
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