Una donna bellissima che non ha “guardi” per nessuno sta compiendo l’atto più tremendo e più tragico di tutta la sua intera esistenza: sta condannando con l’accusa segreta di cospiratore contro la Repubblica Veneta il suo amante, che l’ha tradita. Rapita, ebbra da due sentimenti opposti quale l’amore e il furore, che hanno in lei il denominatore comune della follia, tiene con la mano sinistra una lettera, che regge per una sorta di distacco celebrale con solo due dita, quasi per allontanarla e separarla da sé. Una lettera falsa scritta nella disperazione assoluta che a breve infilerà nella Bocca del Leone, posta in Palazzo Ducale: la terribile e mortale denuncia sarà esaminata dal Consiglio del Dieci.
Un tempo fermato, ovattato, rarefatto dalla nebbia che avvolge morbidamente il profilo architettonico della chiesa di san Giorgio, sullo sfondo, della scena teatrale che il pennello maestoso di Hayez ha saputo ancora creare, contestualizzando la vicenda con pochi, ma significativi particolari. Nella mente del pittore correvano i versi dei componimenti poetici dell’amico Andrea Maffei dedicati al medesimo tema, ma questo non poteva bastare: in Hayez vi è altro, molto di più per essere uno dei massimi cantori della bellezza femminile, in Hayez come scrive Calzini nel 1922 , vi è “ una certa grazia raffinata e la sensibilità, per la quale a quanto racconta un suo biografo egli pianse tante volte per amore”. E da questa testimonianza nasce questa splendida figura di donna, una dama del raffinato mondo veneziano che forse ad un ballo in un palazzo nobiliare, posto in una buia calla, ha incontrato l’uomo che l’avrebbe portata, dopo aver sentito pulsare in seno l’amore puro e altissimo a questo terribile gesto. Il corpo immobile, pietrificato, reclinato in avanti quasi ad indicare un’ultima flebile esitazione, il viso segnato da un dolore lacerante in cui appaiono evidenti i segni di lacrime estenuanti, ma nonostante questo ancora di una bellezza fulgente, illuminato dal prezioso verde smeraldo della veste che per un orchestrato gioco di ombre e di luci assume cromaticamente toni scuri e cangianti . Una luce naturale avvolge la donna rendendo le sue forme morbide, il suo incarnato vellutato, una luce che da una parte la avvolge alla scena, mentre dall’altra la sottrae rendendo il dramma del suo cuore l’unico protagonista.
SE HAI GRADITO IL SERVIZIO E STILE ARTE, VAI ALL’INIZIO DELLA PAGINA E CLICCA “MI PIACE”