Il drone cattura la forma perfetta di una villa romana sotto i prati di Castelleone di Suasa

"L’edificio - spiega la Soprintendenza marchigiana - sembra articolarsi in tre settori: a nord-ovest un’area recintata adibita probabilmente a frutteto o orto, oppure a giardino interno; nella zona nord-orientale, edifici/ambienti destinati alla produzione di olio d’oliva (o vino, o entrambi) o allo stoccaggio di derrate alimentari; mentre tutto il settore meridionale della villa (caratterizzato da una serie di ambienti absidati) è occupato dalla zona residenziale".

Splendida. Perfetta nelle linee, così da apparire come una tavola progettuale. La forma di una villa romana è stata perfettamente rilevata dall’alto, con l’uso di un drone, a Castelleone di Suasa, in provincia di Ancona.
Lo annuncia la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Ancona, Pesaro-Urbino, Ascoli Piceno, Fermo e Macerata.
“La XXXV campagna di ricerche presso il Parco Archeologico della Città romana di Suasa, condotta
dal Alma Mater Studiorum – Università di Bologna- Dipartimento di Storia Cultura e Civiltà (Direzione scientifica prof. Enrico Giorgi, direzione sul campo prof. Alessandro Campedelli e direzione laboratorio materiali prof.ssa Anna Gamberini.) in accordo con la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Ancona e Pesaro e Urbino (archeologa Ilaria Venanzoni), è stata caratterizzata da due differenti attività di ricerca svolte nel corso delle prime tre settimane del mese di luglio 2022”.


La prima attività ha riguardato il rilievo fotogrammetrico da drone della zona immediatamente a Sud
della città romana; quest’area, riconosciuta d’interesse archeologico per la prima volta nel 2003, grazie ad alcune tracce nella vegetazione documentate dall’alto attraverso l’uso di palloni aerostatici, risulta interessata dalla presenza di una grande complesso architettonico, interpretato come villa suburbana, realizzata su un dosso fluviale.

Le favorevoli condizioni ambientali e la presenza di campi coltivati ad erba medica hanno nuovamente agevolato un buon riconoscimento dei cropmarks riferibili alle strutture sepolte di questo complesso e di conseguenza si è deciso di effettuare un rilievo fotogrammetrico da drone di quest’area per consentire una nuova ed aggiornata documentazione delle evidenze.

“L’edificio – spiega la Soprintendenza marchigiana – sembra articolarsi in tre settori: a nord-ovest le poche tracce lasciano ipotizzare ad un’area recintata adibita probabilmente a frutteto o orto, oppure a giardino interno; nella zona nord-orientale, in stretto rapporto con l’area aperta, le tracce di fondazioni murarie ravvicinate e parallele tra loro, indicano forse la presenza di edifici/ambienti destinati alla produzione di olio d’oliva (o vino, o entrambi) o allo stoccaggio di derrate alimentari; mentre tutto il settore meridionale della villa (caratterizzato da una serie di ambienti absidati) è occupato dalla zona residenziale. La seconda attività di ricerca ha invece riguardato l’apertura di due saggi di verifica stratigrafica nell’area circostante il casolare rustico denominato “Tappatino”, intorno e sotto il quale si sono concentrate le attività di indagine archeologica degli ultimi anni (2018-2021) che hanno documentato i resti di un importante edificio pubblico su podio della Suasa di età imperiale e diverse strutture riferibili all’età repubblicana”.

La genesi dell’abitato di Suasa deve essere fatta risalire al processo di romanizzazione conseguente alla battaglia di Sentinum dell’inizio del III sec. a.C (295 a.C.). Il territorio sottratto ai Senoni, fu distribuito, in singoli lotti a coloni romani.

Nel corso della seconda metà del I sec. a.C. Suasa divenne Municipium e le indagini archeologiche ci indicano che nel I sec. d.C. conobbe un periodo di grande prosperità che ebbe il suo apice nel periodo medio-imperiale (II sec. d.C.). E’, infatti, da ascriversi al I sec. d.C. la monumentalizzazione della città, quando si dota, ad esempio, dell’anfiteatro e del foro con spiccato carattere commerciale.

Dalla seconda metà del III sec. d.C. si intravedono alcuni segnali di un lento e progressivo decadimento della città. Nei secoli successivi l’abitato cominciò ad essere lentamente abbandonato. Furono forse ragioni di sicurezza ad indurre gli abitanti a lasciare luoghi aperti per arroccarsi sulle colline, a causa delle scorrerie dei barbari.

Condividi l'articolo su:
Maurizio Bernardelli Curuz
Maurizio Bernardelli Curuz