La maschera funebre d’Agamennone. Forse è un autoritratto-burla dello stesso archeologo Schliemann

Le incongruenze sottolineate dal professor Nigro dell'Università La Sapienza. I baffi all'insù - ripiegati secondo la moda ottocentesca - i rapporti proporzionali del volto ricavati nella lamina d'oro fanno insorgere diversi dubbi e potrebbero ricondurre alle fattezze dello stesso Schliemann negli anni giovanili

Le incongruenze della celeberrima maschera funebre di Agamennone – rinvenuta nel 1876 a Micene dall’archeologo tedesco Heinrich Schliemann – sono state spesse sottolineate. Ma ora un eminente studioso, il professor Lorenzo Nigro, docente alla Sapienza di Roma dice che “la maschera potrebbe essere, non solo un falso, ma anche una straordinaria burla che resiste da 149 anni”.

I baffi all’insù – ripiegati secondo la moda ottocentesca – i rapporti proporzionali del volto ricavati nella lamina d’oro fanno insorgere diversi dubbi e potrebbero ricondurre alle fattezze dello stesso Schliemann negli anni giovanili. La ricostruzione degli elementi di dubbio e le dichiarazioni del professor Nigro sono stati riportati dal quotidiano Libero.
“Come notato dagli studiosi William M. Calder e David Traill – scrive Andrea Cionci su Libero – questa maschera è stilisticamente diversa dalle altre, pur provenendo da tombe coeve: di fattura molto migliore, è ricca di particolari che le altre non hanno, soprattutto quegli strani baffi all’insù, secondo la moda centroeuropea dell’800. E’ provato che Schliemann avesse già fatto produrre dei falsi e spacciato come suoi ritrovamenti dei reperti, invece, acquistati. Secondo vari colleghi, avrebbe anche talvolta nascosto dei pezzi nei suoi siti per poi fingere di ritrovarli. La maschera di Agamennone fu, in effetti, il “botto finale” della sua campagna di scavi a Micene”.

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Maurizio Bernardelli Curuz
Maurizio Bernardelli Curuz

Maurizio Bernardelli Curuz è uno storico e un critico d'arte. Fondatore di Stile arte, è stato direttore dei Musei Bresciani (Fondazione Brescia Musei, Pinacoteca Tosio Martinengo, Santa Giulia e Castello dal 2009 al 2014) coordinando, tra le altre cose, il dossier della candidatura Unesco di Brescia e dell'Italia Longobarda, titolo concesso dall'ente sovrannazionale. Ha curato grandi mostre sia archeologiche - Inca - che artistiche - Matisse - con centinaia di migliaia di visitatori. Ha condotto studi di iconologia e di iconografia. Ha trascorso un periodo formativo giovanile anche in campo archeologico. E' uno specialista della pittura tra Cinquecento e primo Seicento ed è uno studioso del Caravaggio. E' iscritto all'Ordine dei professionisti professionisti E' stato docente di Museologia e Museografia all'Accademia di Brescia