Nel cuore della scena artistica contemporanea, pochi nomi risplendono tanto quanto quello di Bill Viola, grande creativo italo-americano..
Nato nel 1951 a New York, Viola si è distinto come uno dei pionieri della video-art, trasformando le esperienze sensoriali e spirituali in opere iconiche che hanno attraversato generazioni. Grande è il cordoglio nel mondo dell’arte e della cultura per la sua scomparsa, avvenuta poche ore fa, il 12 luglio 2024, all’età di È scomparso all’età di 73 anni il grande artista statunitense Bill Viola, per complicazioni dovute all’Alzheimer.
La sua vita e la sua carriera artistica sono state profondamente influenzate da esperienze personali e culturali significative. A sei anni, durante una vacanza, ha vissuto un evento che ha segnato profondamente la sua percezione del mondo e il suo futuro artistico: rischiò annegamento in un lago. Fu salvato prontamente dallo zio. Quest’esperienza, descritta da Viola come trasformativa e pacifica, ha ispirato il tema ricorrente dell’acqua nelle sue opere.
Viola ha studiato pittura e musica elettronica alla Syracuse University, laureandosi nel 1973 in Visual e Performing Arts. Durante questo periodo, ha sviluppato un interesse per il cinema sperimentale e la musica elettronica, collaborando con il gruppo Composers Inside Electronics.
I suoi primi passi nell’arte video risalgono al 1972, mentre nel 1974 ha lavorato a Colonia con Nam June Paik e a Firenze con Art/tapes/22. Da allora, la sua carriera ha visto una crescita costante e significativa. Nel 1980, Viola ha intrapreso un viaggio in Giappone per studiare il buddismo Zen con Daien Tanaka, esperienza che ha radicalmente influenzato la sua pratica artistica verso una maggiore introspezione.
Nel 1995, Viola ha rappresentato gli Stati Uniti alla Biennale di Venezia con il ciclo di opere “Buried Secrets“, segnando un altro punto culminante della sua carriera. Ha continuato a esplorare temi profondi come nascita e morte attraverso opere iconiche come “The Passing” (1991) e “Going Forth By Day” (2002).
Oltre alla videoarte, Viola ha collaborato anche nella produzione musicale, lavorando con Peter Sellars e Esa-Pekka Salonen per reinterpretare Tristan und Isolde di Wagner.
La sua relazione con Firenze è stata celebrata con mostre significative come “Bill Viola. Rinascimento elettronico” a Palazzo Strozzi nel 2017 e “Bill Viola/Michelangelo: Life, Death, Rebirth” alla Royal Academy of Arts di Londra nel 2019.
Più recentemente, nel 2018, Viola ha esplorato nuovi territori creativi con il videogioco “The Night Journey”, un’esperienza interattiva che riflette le sue ricerche spirituali e filosofiche.
Le opere di Viola spesso esplorano temi universali come la nascita, la morte, la consapevolezza e la trasformazione. Attraverso la manipolazione del tempo e dell’immagine, ha creato installazioni immersive che invitano lo spettatore a riflettere sulla propria esistenza e sulla natura dell’esperienza umana.
Nel corso della sua carriera, Viola ha ricevuto numerosi riconoscimenti e ha esposto le sue opere in tutto il mondo, dai musei più prestigiosi alle gallerie più innovative. Ogni lavoro è un’indagine profonda nella psiche umana, mescolando tecnologia all’avanguardia con una sensibilità spirituale che trascende il materiale e l’effimero.
Ed ecco l’ossessione per l’acqua – legato, appunto al trauma infantile, per un salvataggio ricevuto al limite dell’annegamento, durante il bagno -.
In The Deluge, ad esempio, passanti camminano con tranquillità davanti a un edificio appena restaurato, nella luce limpida dell’equinozio autunnale, impegnati in attività quotidiane. Il transito della gente progressivamente accelera, suggerendo allo spettatore l’arrivo inquietante di una catastrofe.
Ecco, allora, alcune persone precipitarsi dalle scale per precedere l’ondata d’acqua che è pronta a travolgerli, dalle spalle.
L’onda erompe e tutto travolge. Poi la violenza e la furia si placano e l’acqua lentamente si ritira, lasciando l’edificio intatto e la strada pulita: quando tutto è finito il sole risplende sull’asfalto asciutto.
Viola evoca, con questa seconda sequenza di Going Forth By Day, i cicli pittorici del passato e l’archetipo mitico del diluvio biblico, utilizzando la monumentalità e il suono per condurre lo spettatore a meditare sulla condizione umana.