A Vienna scoperti resti di padiglione dell’esercito romano. Trovati mattoni per riscaldamento con sigillo della XIII Legio Gemina

Una fossa conteneva numerosi mattoni stampati e dotati di sigillo militare, prodotti tra il 98-101 d.C., destinati ad essere utilizzati per costruire pilastri per il riscaldamento a pavimento. I pilastrini erano chiamati suspensurae. derivato da suspendĕre "sospendere". Infatti numerosi pilastrini creavano la base per un pavimento "galleggiante" nella cui intercapedine veniva fatta circolare, per riscaldare case o terme, l'aria calda e il fumo provenienti dal praefurnium, un grosso focolare che si trovava in un punto interrato dell'edificio

di Redazione
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01 febbraio 2024 – Una scoperta archeologica di rilievo è avvenuta durante gli scavi per la ristrutturazione della scuola elementare Kindermanngasse di Vienna. Nel cortile interno dell’edificio sono stati trovati resti di un padiglione produttivo legato a fornace romana, forse annessa al forte della XIII Legio Gemina, unità militare che era stata fondata da Giulio Cesare. Le valutazioni dell’esatta funzione dell’edificio – che era certo di servizio – sono ancora in corso.

Tra i mattoni, è stato trovato il sigillo della Legione. Una fossa conteneva numerosi mattoni stampati e dotati di sigillo militare, prodotti tra il 98-101 d.C., destinati ad essere utilizzati per costruire pilastri per il riscaldamento a pavimento. I pilastrini erano chiamati suspensurae. derivato da suspendĕre “sospendere”. Infatti numerosi pilastrini creavano la base per un pavimento “galleggiante” nella cui intercapedine veniva fatta circolare, per riscaldare case o terme, l’aria calda e il fumo provenienti dal praefurnium, un grosso focolare che si trovava in un punto interrato dell’edificio. Il fumo veniva intubato per essere portato nelle intercapedini e scaldare, prima di imboccare lo sfiato di un camino ed essere disperso nell’aria. I mattoni per pilastrini erano a sezione quadrata – come nel caso del materiale trovato in queste settimane a Vienna – o circolare.

I pilastrini così composti erano alti circa mezzo metro. Si può ritenere che i mattoni scoperti a Vienna fossero destinati al pavimento rialzato delle sale termali del forte o di qualche dimora di ufficiale. Vindobona – antico nome di Vienna – fu una delle basi della Legio XIII Gemina. Perché si chiamava Gemina – cioè gemella-? La prima Legio XIII, fondata da Cesare – fu essa, per prima, a varcare il Rubicone, dopo la guerra in Gallia – venne rifondata da Ottaviano nel 41 a.C., dopo l’assassinio di Cesare, avvenuto nel 44 a.C., per affrontare la ribellione di Sesto Pompeo, figlio di Pompeo in Sicilia. La Legio XIII acquisì il cognomen Gemina (gemella appunto, che era l’appellativo comune per indicare le legioni costituite a partire da porzioni di altre legioni), dopo che fu rinforzata con i legionari veterani provenienti da altre legioni dopo la battaglia di Azio.

Un mattone con il bollo della Legio XIII Gemina, trovato durante gli scavi a Vienna @ Foto Stadtarchäologie Wien

Vienna, come diverse altre città dell’Europa continentale, ha le sue origini nell’antica Roma. Nel I secolo d.C., i Romani stabilirono Vindobona, un campo militare che costituiva una delle numerose strutture simili lungo il confine del Limes. Questo accampamento sorgeva nella zona centrale della città, riflettendo la sua importanza strategica. La sua posizione era particolarmente cruciale poiché il Danubio segnava il confine tra l’Impero Romano e le tribù tedesche, oltre a proteggere fondamentali vie commerciali.

Durante il suo apice, il forte militare insieme agli insediamenti civili e militari associati contava una popolazione di circa 30.000 persone. La presenza romana a Vindobona persistette per circa 350 anni a partire dagli inizi del I secolo.

La squadra di scavo dell’Archeologia della Città di Vienna ha scoperto anche strutture a palo che appartengono ad un edificio in legno della prima metà del II secolo. I primi studi planimetrici suggeriscono un’interpretazione funzionale dell’edificio come parte dell’opera muraria della legione.

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Maurizio Bernardelli Curuz
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