Nel prato trova questo reperto romano del I secolo. Cos’è e a cosa serviva. Non è una semplice pentola

Nel cuore della contea di Suffolk, un appassionato di metal detector, Tom Hyett, ha fatto una scoperta eccezionale, quest’anno: una padella in lega di rame, dotata di marchio con il nome del produttore e di un manico decorato, appartenente alla cultura materiale dell’antica Roma.

Questo prezioso reperto, lungo circa 30 cm e profondo 8,6 cm, è stato rinvenuto sepolto in una piccola fossa all’interno di quello che si è rivelato – dopo il sopralluogo degli archeologi – un fossato romano. Probabilmente il tegamino fu rimosso da un’area sacra o cimiteriale e qui deposto.

L’importanza storica di questo ritrovamento non può essere sottovalutata. Si ritiene che la pentolina risalga a un periodo compreso tra il I secolo e la prima metà del II secolo, e potrebbe essere stata impiegata per scaldare e aromatizzare il vino, un’usanza comune nell’antica Roma.

L’eleganza dell’oggetto e le sue dimensioni contenute, potrebbero far pensare che esso fosse usato per preparare le offerte di vino al defunto. Il fondo del padellino è piuttosto spesso per migliorare la resa di cottura e mantenere caldo il prodotto. I lati sono invece di lamiera bronzea più sottile, che si è, in buona parte, deteriorata, fino allo sbriciolamento, a causa dell’ossidazione.

Sono le dimensioni e la forma ad indicare questo possibile utilizzo. Non è escluso che originariamente questa pentolina elegante disponesse di un filtro per evitare che i semi o le foglie aromatizzanti finissero nel liquido.

Il ritrovamento in un fossato che doveva risalire a quell’epoca potrebbe far pensare che la pentolina potesse essere stata gettata in quel punto con altri materiali di un’area cimiteriale.

Vasi e altri oggetti per banchetti funerari o per l’offerta di vino al defunto – condivisa con i familiari, a livello di libagione, non venivano riportati a casa, ma era ritualmente neutralizzati attraverso la rottura o l’abbandono in una zona che oggi definiremmo benedetta.

In molti casi erano i fossati che delimitavano le aree funerarie a raccogliere i resti delle celebrazioni. Negli stessi fossati di delimitazione o in buche scavate all’interno dell’area sacra venivano riposti i vecchi oggetti devozionali, durante la pulizia o la ristrutturazione dell’area stessa.

Tom Hyett, l’uomo che ha portato alla luce il reperto romano, ha tempestivamente contattato il Servizio Archeologico del Consiglio della Contea di Suffolk (SCCAS), che ha coordinato il delicato processo di scavo, conservazione e la registrazione del reperto.

Dopo essere stata rimosso con cura dal sito, è stato trasportato al laboratorio del Norfolk Museum Service Conservators per la pulizia e la preparazione per l’esposizione pubblica.

Conservazione e valorizzazione del patrimonio

Il Consigliere Philip Faircloth-Mutton ha elogiato il gesto di Tom, sottolineando l’importanza di tale collaborazione nel preservare la storia del Suffolk. Grazie alla generosità di Tom e del proprietario terriero, la padella sarà ora esposta nel prestigioso West Stow Anglo-Saxon Village and Museum, un centro che celebra e promuove la comprensione del patrimonio storico della regione.

Il nome del produttore: (…)ratus

“Un’iscrizione curva, presumibilmente il marchio del produttore, è impressa sulla parte terminale del manico tra il foro e la zona dell’impugnatura principale. – affermano gli archeologi inglesi – L’iscrizione è – ?P [o – A?] RATVS e termina con un grande punto o lettera usurata, forse F. L’inizio della scritta della marca è molto usurato con un segno ricurvo. C’è un elenco delle 40 padelle stampate britanniche allora conosciute in JC McPeake & CN Moore 1978, ‘A Bronze Skillet-Handle from Chester and other Ships from the British Isles’ Britannia 9, 331-4 che non include nulla di simile”.

“Sembra – proseguono gli archeologi inglesi – che, a parte due famiglie del Sud Italia, i Cipii e gli Ansii, i cui marchi ricorrono più frequentemente nei ritrovamenti, la maggior parte delle padelle che recano marchiato il nome del produttore, siano esemplari singoli”.

Potrebbe dipendere dalla grandezza delle manifatture o dalle zone di diffusione commerciale. E’ probabile che i laboratori italiani producessero un numero elevato di pentole e di padelle metalliche, anche grazie alla vicinanza politica ai membri dello Stato romano che forse ne garantivano la distribuzione su larga scala, sia come forniture all’esercito che ai coloni. Altri marchi potrebbero aver avuto una produzione numericamente limitata o destinate ad altre aree.

Lo scavo successivo al ritrovamento è stato finanziato dal National Council of Metal Detecting, mentre il lavoro di conservazione è stato sostenuto dal proprietario terriero e dal progetto finanziato dal Brecks Fen Edge e dal Rivers National Lottery Heritage Fund. La scoperta è stata ufficialmente registrata dal Suffolk Finds Recording Team, con il supporto del Portable Antiquities Scheme, contribuendo così alla documentazione e alla comprensione degli oggetti storici rinvenuti.

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Terminale espanso Haughley SF-D8B0A5

Stoke Ash SF-110494 frammento della maniglia all’incrocio

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Stile Arte è una pubblicazione che si occupa di arte e di archeologia, con cronache approfondite o studi autonomi. E' stata fondata nel 1995 da Maurizio Bernardelli Curuz, prima come pubblicazione cartacea, poi, dal 2012, come portale on line. E' registrata al Tribunale di Brescia, secondo la legge italiana sulla stampa