[O]ggi – 3 aprile – Piero Tramonta avrebbe compiuto 72 anni. L’artista bresciano è morto nei giorni scorsi, dopo un lungo ricovero, iniziato nelle prime ore del 2023 in seguito ad un dolore al petto. Una vicenda della quale si sta occupando anche la magistratura, pure in seguito ad una lettera anonima ricevuta dai familiari durante la degenza di Tramonta.
Chi ha scritto alla famiglia? Perchè?
Piero ha lasciato in tutti un ricordo di creatività, radiosità, positività, gioia di vivere, gentilezza, attenzione per gli altri.
Nato nel 1951 a Bovezzo – in provincia di Brescia – Tramonta ha svolto una felice ricerca nel punto di contatto tra astratto e figurazione. La sua formazione artistica è stata generata da una profonda necessità di esprimersi visualmente, mentre le sue capacità espressive sono poi state indirizzate da alcuni corsi di pittura e disegno seguiti alla AAB di Brescia. Comunque l’instancabile produzione pittorica di Tramonta, nel corso degli anni, lo ha portato ad acquisire una sicurezza tecnica invidiabile: i quadri del suo primo periodo, sempre figurativi, rappresentavano paesaggi surreali nei quali i soggetti erano ora volti, ora sofferte anatomie ora animali.
La caratteristica “figurativa” dell’opera di Piero Tramonta, però, col tempo, si è esaurita e la ricerca artistica si è inoltrata nel campo della sperimentazione e dell’espressione puramente libera.
“Dipingere, creare, sperimentarsi, gioire, emozionarsi, rincorrere affannosamente le visioni del quotidiano, meravigliarsi di se stessi per dar vita al mio folle lavoro”. Ed è stato proprio a partire da quel momento che il lavoro dell’artista è stato seguito con grande interesse dalla critica: dal 1987 a oggi l’opera di Tramonta è stata esposta in 90 mostre personali. La capacità grafica dell’artista è ben testimoniata dai disegni di tappeti e tende prodotti per una nota azienda milanese e disegni di vetri per box doccia, e negli anni passati, dalle vittorie ottenute partecipando a concorsi di pittura e grafica. In questi ultimi anni l’artista ha collaborato con alcuni asili e scuole elementari della sua zona tenendo corsi di “Avvicinamento ai mezzi dell’arte”, come lui stesso li definisce, organizzando delle esposizioni di piccoli splendidi lavori che mettono in luce come i bambini sotto una certa età possano creare immagini stupefacenti, liberi da ogni condizionamento.
“Ogni opera contiene una sua verità che cerco di “responsabilizzare. I miei lavori sono specchi in cui tento di inseguire gioie che sono anche le vostre!”
Il pittore bresciano aveva fatto del rapporto tra psiche e forma il centro della propria esplorazione artistica. Proiezioni psichiche, nuclei di archetipi, scrittura automatica. Piero Tramonta sviluppa la propria pittura in una dimensione fortemente introspettiva, portando a livello evidente, con un linguaggio che si configura come trattamento figurativo di elementi aniconici, il balenare di forze occulte, lo scoccare lampeggiante e il dardeggio di elementi fortemente dinamici che costituiscono la tessitura di autentici paesaggi dell’anima. La matrice di Tramonta è fortemente alimentata dal figurativo, è alimentata da un senso di riconoscibilità dell’irriconoscibile che sorprende il lettore nel reticolo dell’opera. Non esiste infatti, nei dipinti di Tramonta, il vento gelido dello straniamento né un’attenzione esclusiva ai diversi pesi del colore, che trasformerebbero l’opera nel terreno di sperimentazione per design.
Il primo periodo (1987-1990) è contrassegnato dal ciclo Alleanze ed ironia del Male, caratterizzato, in una chiave neo-surrealista, da personaggi nudi, dall’epidermide rossa, collocati su pedane. Successivamente, Tramonta inserisce la rappresentazione di tubolari, che “rappresentavano – afferma l’artista – la parte meccanica dell’uomo, che dopo aver perso i valori diventa simile a un manichino”. Nel 1990, il pittore sente l’esigenza di svincolarsi dalla necessità descrittiva della figura umana. Il risultato di questa sottrazione, che prelude al passaggio dall’epidermide umana alla chimica dei sentimenti, è fondamentale per la ricerca successiva. “Cancellando la figura – dice Tramonta – ho scoperto questo caos di segni, sotteso alla rappresentazione umana. Ho capito che potevo ricostruire un ordine, a modo mio, non più attraverso l’immagine figurativa. Da quel punto ho sviluppato tutto il lavoro sul tema L’intelligenza non è statica, lavorando sui segni”. L’attenzione di Tramonta passa quindi da una dimensione di semplice censimento delle forze psichiche all’individuazione di ‘campi magnetici’ nei quali l’artista coglie il rapporto tra forze dialoganti. Nasce così il periodo de Le pietre miliari, che presentano al centro una silhouette vagamente antropomorfa. Di immensa forza espressiva risulta il periodo delle Disarticolazioni. Straordinarie risultano queste fasce lanciate in cielo, questa visione balistica della realtà, questo perfetto uso dei contrappesi che richiamano alla mente certe battaglie eleganti della pittura gotica, trascrizioni di leggende celtiche che innescano un processo di inarrestabile rinvio/rimbalzo in un’appagante foresta di segni.