Noè e i figli. Un quadro di Peterzano e allievi che porta nell'area in cui lavorava il giovane Caravaggio

Il processo attributivo si è svolto attraverso l'individuazione di elementi stilistici, iconografici e di marcatori culturali d'area geografica che hanno consentito, inizialmente, di collocare il dipinto nella cultura lombardo-veneta e di datarlo all'ultima metà del XVI secolo. La contestuale influenza interagente di modi veneti e cremonesi ha consentito di restringere il campo, giungendo con certezza all'atelier di Simone Peterzano, sia attraverso il confronto con i dipinti del suo corpus, che attraverso l'analisi e la comparazione con disegni od opere precedenti e successive del maestro stesso e del suo allievo, Caravaggio, che attinse pienamente alla bottega di formazione. L'analisi dei materiali di Peterzano e dei disegni dei suoi allievi, in rapporto con discontinuità stilistiche rimarcate attorno al 1590, nella revisione del quadro di Peterzano dedicato al Miracolo dei santi Paolo e Barnaba (Milano) ha consentito di indicare una data più precisa rispetto alla realizzazione dell'Ebbrezza di Noè
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Brigitta Tullo, catturare tutto ciò che avviene nei quadranti delle nostre giornate. In terra e in cielo

L'artista, insignita del Premio Finalisti del Nocivelli 2018, descrive la propria opera: "Quello che ho fatto non è stato altro che restare ferma nello stesso punto con gli occhi alzati verso il cielo e immortalare con le foto istantanee il movimento del sole sulla mia testa come in un’antica visione geocentrica, ovviamente a muovermi ero io e la mia macchina fotografica con tutto il resto del pianeta. Ritengo sia affascinante affrontare il fattore “tempo” come tematica, soprattutto su un supporto bidimensionale in cui un tema così ampio e sconfinato deve essere trattenuto da quattro pareti".
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Davide Viggiano, l'assenza diventa scultura. Traccia e testimonianza di attesa e di legame

Il giovane artista del Nocivelli 2018:"L’opera Assenza - tessuti e filo di cotone, 2018, 41X80X47 - è il frutto di ricerca, esperienze di vita quotidiana e di sperimentazione degli ultimi anni. - dice l'autore, Davide Viggiano - Gli oggetti e in particolar modo gli indumenti e il filato sono per me simbolo di vita che legano tutti gli esseri viventi tra loro. L’abito è estensione del corpo, una seconda pelle. Ci copre, ci protegge, comunica sesso, appartenenza e allo stesso tempo diventa contenitore di carne e identità. La sedia che struttura l’intera opera rappresenta simbolicamente lo scheletro umano, il sostegno del nostro corpo, un corpo che materialmente non c’è, su cui poggiano solo alcuni indumenti".
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Modigliani e la scandalosa modella Elvira. Ritratto inedito e foto di nudo. I nuovi indirizzi della ricerca

La più bella prostituta di Parigi: Elvira’, 'La Quique' - la dolce cicalina - tradotto molto liberamente. Un inno divino alla sensualità e un viso d’angelo. Crediamo di non sbagliare a ritenere che sia lei nelle due vecchie foto che vi proponiamo. Ci sovviene prepotentemente la rappresentazione del suo nudo disteso. Secondo la figlia dell’artista suo padre ed Elvira si sarebbero rinchiusi, muniti di tele, colori, alcool e droghe nello studio della place J.-B. Clément. Lo studio testimone dell’incontro con Elvira, secondo altri, potrebbe essere, invece, quello di Rue Ravignan (spesso confuso con il primo menzionato) e quindi l’incontro posticipato al 1914. Propendiamo per la prima ipotesi perché abbiamo buoni motivi per sostenere che il nostro nudo sia stato in proprietà di Paul Alexandre e non di Paul Guillaume che nel frattempo era subentrato al primo amico e mercante del livornese
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Cesco, dipingere in iperrealismo l'altare dei feticci. E ragionare sulla limitatezza degli idoli del consumo

L'artista, Premio finalisti Nocivelli 2018: "Il lavoro presentato al premio, non ha una vera e propria spiegazione. Contiene degli elementi compositivi che possono portare il fruitore ad immaginare un significato, corroborato dal titolo, ma tutto ciò potrebbe essere fuorviante. Premetto che non sono un pittore iperrealista puro, ma faccio dei balzi durante il mio percorso artistico, però il filo conduttore di tutti i miei lavori, è l’ironia ed il contrasto. Quest’ultimo mira a creare una tensione nell’opera che generi una reazione nello spettatore, al di là dei simboli e dei significati".
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Una medium per Kandinskij. La teosofia e la musica fornirono le basi per l’arte astratta

Il repentino mutamento delle opere del maestro scaturisce dal confronto con il gruppo di ricerche spiritualiste fondato da un’occultista. Il fine era quello di percorrere i moti invisibili che governano l’anima e il mondo, al di là delle ingannevoli apparenze della realtà. Alla base del cambiamento di rotta, oltre all’esigenza di rinnovamento dell’espressione artistica, si collocano le teorie di Rudolf Steiner (1861-1925), autore di Teosofia, introduzione alla conoscenza sovrasensibile all’autodeterminazione umana del 1904, volume apprezzato da Kandinskij e dal quale lo stesso prenderà ispirazione per Lo spirituale nell’arte, saggio del 1911.
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Angiolo Tricca, il macchiaiolo più bravo di Raffaello Sanzio. E con lui confuso. Sei inediti e la storia

Angiolino Tricca, Stefano Bardini, Elia Volpi ed altri (nobilissime espressioni dell’italico genio di bottega) hanno provveduto a fornire di ricchissime ed adeguate radici artistiche chi le cercava e i falsi che hanno rivogato ad esperti e gallerie di mezzo mondo non contano certo pochi e identificati esemplari. Sono, crediamo, molte centinaia di pezzi. Tanti da necessitare di riscrivere diverse migliaia di pagine di storia dell’arte. Tanti da costringerci presto anche ad operare una seria revisione dell’attività di esperti, insospettabili, guru intoccabili della storia dell’arte posti su piedistalli da prestigiosissime università d'oltre Manica e d'oltreoceano
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Cosa significa l’asinello nei quadri e nel presepe? E cosa significa il bue?

Il ruolo ambivalente dell’umile cavalcatura nelle opere d’arte. La valenza positiva dell’animale nei dipinti religiosi, dove esso appare anche come rappresentazione dei popoli pagani. Nel mondo greco e nel Rinascimento la bestia da soma significò l’acuta sordità della mente, nonostante i lunghi orecchi
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