PARMA – HOMO DEUS è la parola chiave dell’ottava edizione di PARMA 360 Festival della creativitĂ contemporanea, a cura di Chiara Canali e Camilla Mineo, in programma a Parma fino al 19 maggio 2024.
In un’epoca di grande prosperità per le civiltà occidentali, ma al tempo stesso di recente instabilità , l’umanità del futuro dovrà affrontare nuove problematiche legate al cambiamento climatico, al mutamento dell’habitat, alla gestione delle risorse. Yuval Noah Harari, uno dei più grandi intellettuali, filosofi e divulgatori contemporanei, nel suo saggio “HOMO DEUS. Breve storia del futuro” ha preannunciato alcune delle sfide che daranno forma all’umanità XXI secolo, dalla robotica alla biotecnologia, dalla ingegneria genetica all’Intelligenza Artificiale.
Attraverso le opere di alcuni tra i più importanti artisti contemporanei, le mostre del festival indagheranno tematiche legate al superamento della dimensione antropocentrica dell’uomo in favore di una visione tecno-umanistica (o trans-umanista) e datocentrica. L’Homo Sapiens, così come lo conosciamo ora, ha ormai esaurito il suo percorso storico e, sostituito dall’Homo Deus, dovrà mettere queste nuove tecnologie al servizio del progresso scientifico per la sopravvivenza biologica e spirituale dell’uomo.
Cinque grandi mostre di pittura, scultura, illustrazione, arte digitale e nuovi media sono allestite in dialogo con chiese e palazzi storici della città di Parma, in un percorso diffuso sul territorio che ha come obiettivo quello di valorizzare il patrimonio storico-artistico della città  e di proporre al pubblico inedite visioni e prospettive della creatività contemporanea.
Promosso dalle associazioni culturali 360° Creativity Events ed Art Company, PARMA 360 Festival ha ricevuto il patrocinio e il contributo del Comune di Parma, il patrocinio della Regione Emilia-Romagna ed è sostenuto da un’ampia rete di partner pubblici e privati.
Il piano nobile di Palazzo Pigorini, edificio settecentesco affrescato con scene mitologiche da Francesco Scaramuzza, ospita la mostra “Survival” di Piero Gilardi (Torino 1942-2023), in omaggio al Maestro dell’Arte Povera – recentemente scomparso – ecologista ante-litteram e tra gli autori italiani più influenti del secondo dopoguerra a livello internazionale. Il progetto espositivo, a cura di Chiara Canali, racconta il percorso di Gilardi a partire dal suo complesso rapporto con la Natura, soggetto del suo lavoro, e con la Tecnologia, che ne ha condizionato tecniche e modelli di fruizione. Dal 1965 Piero Gilardi inizia a realizzare i “Tappeti-natura” con l’intento di stimolare nella società futura la percezione sensoriale dell’ambiente naturale, riproposto attraverso “dispositivi domestici” artificiali. Opere d’arte che rappresentano in modo realistico e meticoloso sezioni tridimensionali di suolo e paesaggio a grandezza naturale (piante di fico, palmeti, girasoli, cavoli, zucche, pesche…), intagliate nel poliuretano espanso e dipinte con pigmenti sintetici, sino al limite dell’iperrealismo. Sono sculture dipinte che non vanno contemplate passivamente, bensì devono interagire sensorialmente con il corpo del fruitore, per accoglierlo ed essere toccate, udite, percorse, esperienziate.
Il concetto di “interattività ” attraversa tutta la mostra ed è accentuato in alcune opere più recenti come “Scoglio bretone” (2001), “Panthoswall”(2003) e “La Tempesta perfetta” (2017) che rientrano nel percorso di ricerca che, a partire dagli anni Ottanta, porta l’artista a utilizzare la tecnologia per consentire allo spettatore di partecipare attivamente interagendo con l’oggetto artistico, al fine di mobilitare una risposta nei confronti della difesa dell’ambiente e della sopravvivenza del Pianeta.
La mostra ci restituisce la figura di Piero Gilardi non solamente quale artista e ricercatore, ma anche nelle vesti di animatore culturale di un “attivismo militante creativo”, a beneficio di una condivisione esperienziale che ha come obiettivo l’impegno sociale e la lotta biopolitica. “In retrospettiva, la precoce consapevolezza di Gilardi per le dinamiche interattive, ma contraddittorie, fra modernità ed ecologia, come istanze preponderanti nelle trasformazioni culturali e quotidiane dell’umanità , si è rivelata molto lungimirante”, ha affermato Hou Hanru in occasione della mostra al MAXXI di Roma.
La mostra riunisce una ventina di opere dell’artista, anche di grandi dimensioni, e si avvale di prestiti da parte della Fondazione Centro Studi Piero Gilardi, della Galleria Giraldi di Livorno, della Galleria Enrico Astuni di Bologna e di collezionisti privati.
Al secondo piano di Palazzo Pigorini si sviluppa la prima sezione della mostra collettiva “L’opera d’arte nell’epoca dell’Intelligenza Artificiale”, a cura di Chiara Canali, Rebecca Pedrazzi e Davide Sarchioni, la prima mostra collettiva di artisti italiani sulla Intelligenza Artificiale. Il titolo del progetto “L’opera d’arte nell’epoca dell’Intelligenza Artificiale” si ricollega al famoso saggio di Walter Benjamin L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilitĂ tecnica, pubblicato nel 1936, in cui il filosofo tedesco sosteneva come, all’inizio del XX secolo, l’invenzione e l’utilizzo di nuove tecniche, quali il cinema e la fotografia, stesse radicalmente cambiando le modalitĂ di produzione e di ricezione artistica. Allo stesso modo, negli ultimi anni, l’Intelligenza Artificiale (IA) ha visto una rapida ascesa – Intelligenza Artificiale (IA) è stata designata parola dell’anno 2023 dal Collins Dictionary –, e oggi sempre piĂą artisti si sono confrontati e usano questa tecnologia per creare opere d’arte e progetti artistici collaborativi verso nuovi linguaggi estetici. In mostra: video, progetti immersivi, artwork digitali ma anche opere fisiche: dal mosaico all’installazione, dalla scultura alla fotografia – tutte opere frutto della creativitĂ artistica di un pool di 20 artisti che hanno incluso nella loro ricerca e produzione l’uso dell’AI.
La mostra intende indagare diverse modalità di utilizzo dell’IA da parte di una ventina di artisti pionieri del digitale o AI artists di nuova generazione. Temi come la natura, la botanica, l’ambiente, ma anche l’uomo, l’umanità , le comunità , le città , i monumenti, le macchine, i sogni, le mitologie sono plasmati e/o trasformati attraverso l’impiego delle GAN, degli algoritmi e delle AI Generative, tra arte elettronica, glitch art, realtà aumentata, realtà virtuale e altre forme espressive dell’era digitale.
In mostra sono esposte le opere di: Antonio Barbieri, Domenico Barra, Davide Maria Coltro, Andrea Crespi, Giuliana Cunéaz, Debora Hirsch, Nick Landucci, Giuseppe Lo Schiavo, Manuel Macadamia, Vincenzo Marsiglia, Mauro Martino, Angelo Demitri Morandini, Max Papeschi con Michele Ronchetti, Chiara Passa, Giuseppe Ragazzini, Martin Romeo, Svccy.
Il progetto dedicato all’AI si completa con una seconda sezione espositiva, allestita presso il Torrione Visconteo, torre medievale sita in via dei Farnese, di fronte alla Pilotta, che presenta le video-installazioni site-specific ed immersive degli artisti Luca Pozzi, Kamilia Kard e Lino Strangis. (comunicato stampa)
Ulteriori info e il programma completo sul sito: www.parma360festival.it