[P]erchè tanti affreschi – particolarmente antichi- che vediamo nelle chiese o nei palazzi presentano buchi e scalfitture? Queste cavità, che rovinano la continuità del dipinto, sono sempre provocate da un successivo di intonacatura e copertura dell’affresco stesso.
Le opere, infatti, passavano di moda o riflettevano verità di culto ormai superate o il loro linguaggio tecnico era considerato primitivo e arcaico oppure, ancora, dopo epidemie si rinfrescavano gli interni degli edifici. Così si procedeva all’occultamento, con la stesura di un nuovo strato di intonaco e la ridipintura muraria.
Per porre nuovo intonaco sul muro e non farlo scivolare a terra, i muratori creavano con il martello dei buchi che permettevano alla sostanza semi-solida di aggrapparsi all’antica malta sottostante. In particolar modo il numero dei buchi aumentava in corrispondenza degli affreschi, perché la carbonatazione degli stessi porta all’ottenimento di una superficie più liscia e scivolosa rispetto al muro.
Pertanto la malta di copertura sarebbe scivolata a terra se la superficie dell’affresco non fosse stata “scavata”, permettendo alla malta di aggrapparsi.
La presenza di numerose scalfitture negli antichi dipinti parietali dimostra che l’opera è stata recuperata con la rimozione di una copertura o più coperture di intonaco, realizzate nel tempo.