Portate in salvo le due pietre circolari scoperte nel castelliere di Trieste. Una è una mappa celeste di oltre 2400 anni fa. Il video

"Le pietre, con la possibile rappresentazione di una mappa celeste, sono state prelevate dal sito archeologico di proprietà demaniale del castelliere di Rupinpiccolo a Sgonico e messe in sicurezza dalla Soprintendenza, in collaborazione con l'Universita Ca Foscari, in attesa di trovare il luogo più adatto alla loro conservazione e alla loro successiva eventuale esposizione al pubblico". Lo comunica la stessa Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio del Friuli Venezia Giulia.

“Le pietre, con la possibile rappresentazione di una mappa celeste, sono state prelevate dal sito archeologico di proprietà demaniale del castelliere di Rupinpiccolo a Sgonico e messe in sicurezza dalla Soprintendenza, in collaborazione con l’Universita Ca Foscari, in attesa di trovare il luogo più adatto alla loro conservazione e alla loro successiva eventuale esposizione al pubblico”. Lo comunica la stessa Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio del Friuli Venezia Giulia.

«Circa due anni fa sono stato contattato dall’archeologo Federico Bernardini, che non conoscevo, dicendomi che aveva bisogno di un astronomo» – racconta l’astronomo Molaro a Malaspina, nel corso di un’intervista condotta per Media Inaf -. Gli sembrava di aver identificato la costellazione dello Scorpione in una pietra del Carso. La mia prima reazione è stata di incredulità, dato che la parte meridionale dello Scorpione è appena sopra l’orizzonte alle nostre latitudini. Ma poi, scoprendo che la precessione degli equinozi lo alzava di circa 10-12 gradi e l’impressionante coincidenza con la costellazione, ho cominciato ad approfondire la questione… Così ho identificato Orione, le Pleiadi e, nel retro, Cassiopea. Tutti i punti presenti tranne uno».

Per approfondire, potete leggere il nostro articolo dedicato a questa scoperta, poco più sotto il video.

Trovata in un castelliere del Carso antica pietra incisa. Cosa rappresenta? La scoperta “stellare” di un archeologo e di un astronomo

 

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Maurizio Bernardelli Curuz
Maurizio Bernardelli Curuz