Riapre l’area archeologica di Gabii, città in buona parte ancora sepolta, a 20 chilometri da Roma

Il sito di Gabii per le sue caratteristiche rappresenta oggi un contesto di ricerca straordinario: dagli importanti scavi svolti in passato è infatti stato possibile rilevare come, al di sotto del terreno di campagna, siano ancora in gran parte conservate le principali strutture e gli edifici della antica città, poiché successivamente all'abbandono del sito, intorno alla metà dell’XI secolo, l'area non è più stata oggetto di interventi costruttivi e di trasformazione, che nelle zone limitrofe hanno irrimediabilmente cancellato le tracce del passato


La Soprintendenza Speciale Roma annuncia che, dopo il successo delle aperture del 2021, riapre l’Area Archeologica di Gabii, con una prima giornata di visite gratuite prevista per il 10 luglio, a cui seguiranno ulteriori giornate in programma per settembre e ottobre.
Grazie ai continui lavori di messa in sicurezza e ricerca promossi dalla Soprintendenza Speciale di Roma e alla collaborazione con il Kelsey Museum of Archaeology-University of Michigan e il Musée du Louvre, che proseguono anche quest’anno le proprie attività di scavo in concessione, oltre al consueto percorso di visita sarà possibile ammirare nuovi punti del Santuario di Giunone Gabina e dell’area urbana, attualmente oggetto di progetti di valorizzazione.
La visita al sito è libera e gratuita dalle 9.30 alle 13.30 (ultimo ingresso alle 12.30), è gradita la prenotazione scrivendo a ss-abap-rm.gabii@cultura.gov.it

L’area archeologica dell’antica città latina di Gabii è localizzata a circa 20 chilometri a est di Roma, al XII miglio della via Prenestina antica, sul ciglio meridionale di un cratere vulcanico, occupato sino alla fine del XIX secolo da un lago noto come “lacus Buranus” o “lacus Sanctae Praxedis”, o ancora come lago di Castiglione.
L’antico abitato di Gabii si inserisce nello scenario dei grandi centri laziali di epoca protostorica e rientra, unitamente a Tibur e Praeneste, tra le città che controllavano la bassa valle dell’Aniene e gli accessi alla valle del Sacco e del Liri, costituendo pertanto un epicentro politico e culturale di fondamentale rilevanza nel Latium vetus prima dell’ascesa di Roma.

Gabii costituisce, inoltre, uno dei più significativi e importanti siti archeologici del territorio del Comune di Roma, un ampio settore del quale, comprendente parte dell’antico centro urbano e alcune delle sue più dirette pertinenze – pari a circa 70 ettari – è stato acquisito al Demanio dello Stato e assegnato in uso dal Mibact alla Soprintendenza Speciale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Roma, con l’obiettivo di realizzarne un parco archeologico suburbano.

Il sito di Gabii per le sue caratteristiche rappresenta oggi un contesto di ricerca straordinario: dagli importanti scavi svolti in passato è infatti stato possibile rilevare come, al di sotto del terreno di campagna, siano ancora in gran parte conservate le principali strutture e gli edifici della antica città, poiché successivamente all’abbandono del sito, intorno alla metà dell’XI secolo, l’area non è più stata oggetto di interventi costruttivi e di trasformazione, che nelle zone limitrofe hanno irrimediabilmente cancellato le tracce del passato. Negli ultimi anni le indagini della Soprintendenza Speciale in più punti dell’abitato (cosiddetto foro, area urbana, santuario orientale, fortificazione, cosiddetta regia) e le collaborazioni con importanti enti di ricerca italiani e stranieri (CNR, Università degli Studi di Roma Tor Vergata, Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici di Matera, Rheinische Friedrich-Wilhelms-Universität Bonn, University of Michigan-Kelsey Museum of Archaeology, Musée du Louvre) stanno consentendo di gettare nuova luce sulla storia e sulle vicende urbanistiche di Gabii, riportandola al centro del panorama archeologico italiano.

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Maurizio Bernardelli Curuz
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