Scatenate l’inferno! Trovati resti della spaventosa battaglia tra le legioni romane. Armi, frecce, soldati decapitati

Il 19 febbraio del 197 i due pretendenti alla porpora imperiale si scontrarono nella valle della Saône (battaglia di Lugdunum), non lontano dal punto scavato ora dagli archeologi. Secondo ciò che su può dedurre dalle fonti antiche sembra che sul campo fossero impegnati complessivamente 150.000 armati. L'esercito di Settimio Severo doveva essere numericamente prevalente perchè poteva disporre dell'intero esercito presente sul limes renano e danubiano composto da 200.000 armati

Centinaia di armamenti, teste umane decapitate, punte di freccia e i detriti di uno scontro esplosivo. Gli archeologi francesi hanno fatto un’eccezionale scoperta, individuando il punto in cui fu combattuta l’ultima, disperata fase della battaglia di Lione, che contrappose le legioni dell’imperatore Settimio Severo e a quelle dell'”usurpatore” Clodio Albino il 19 febbraio 197 dC, alle porte della città. Battaglia persa da Clodio che significò l’abbandono della città alta di Lione per l’insediamento della popolazione vicino al letto della Saona.

Resti della caserma romana, estremo punto di difesa e forse quartier generale di Clodio Albino © Muriel Chaulet, Ville de Lyon

Decimo Clodio Ceionio Settimio Albino (Hadrumetum, Tunisia 145 circa – Saona, 19 febbraio 197) era stato proclamato imperatore dalle legioni della Britannia e della Spagna subito dopo la morte di Pertinace nel 193 (conosciuto anche come l'”anno dei cinque imperatori”), e si autoproclamò Augustus verso la fine del 195, poco prima della sconfitta finale degli inizi del 197, nel luogo ora sottoposto a scavi archeologici.
Alcuni dei numerosissimi resti di armi trovati dagli archeologi francesi © Muriel Chaulet, Ville de Lyon

Clodio Albino, per quanto fosse nato in Africa, apparteneva a una famiglia italica. La Historia Augusta narra che il nome Albino deriverebbe del fatto che, al momento della nascita, al contrario di tutti i bambini che hanno la pelle rossastra, Clodio era di carnagione bianchissima. Albus infatti significa bianco, ma anche, riferito agli uomini, pallido e smunto. Trascorse l’intera fanciullezza in Africa, ricevendo una sommaria istruzione in greco e latino. La sua indole fiera lo portò poi ad appassionarsi alla vita militare. Si arruolò, fece una rapida carriera combattendo in numerose regioni dell’impero.
Divenne in seguito, prima console nel 187 e poi fu trasferito da Commodo in Gallia, probabilmente come governatore della Germania inferiore.

Il cranio decapitato (il volto è rivolto verso il terreno). di uno degli uomini impegnati nella battaglia. Clodio Albino stesso subì la decapitazione, come i propri familiari e tanti uomini a lui vicini © Muriel Chaulet, Ville de Lyon

La Historia Augusta riferisce che l’imperatore Commodo, colpito da come aveva condotto la guerra in Gallia e Germania, gli inviò una lettera in cui gli concedeva il diritto di assumere il titolo di Cesare. Di fatto, suo successore. Clodio proseguì la propria carriera
governando la provincia di Britannia a partire dal 191.

Frattanto Settimio Severo (comandante delle legioni danubiane della Pannonia superiore) acquisì un enorme potere. L’alleanza tra Settimio Severo e Clodio Albino ebbe breve durata. Con la fine del 195, Albino, una volta che Severo ebbe proclamato Cesare il proprio figlio Bassianus, il futuro imperatore Caracalla, si autoproclamò Augustus in aperto conflitto con Severo.

Il 19 febbraio del 197 i due pretendenti alla porpora imperiale si scontrarono nella valle della Saône (battaglia di Lugdunum), non lontano dal punto scavato ora dagli archeologi. Secondo ciò che su può dedurre dalle fonti antiche sembra che sul campo fossero impegnati complessivamente 150.000 armati. L’esercito di Settimio Severo doveva essere numericamente prevalente perchè poteva disporre dell’intero esercito presente sul limes renano e danubiano composto da 200.000 armati.

La battaglia fu spaventosa, per violenza, durò due giorni, durante i quali si ebbero numerosi rivolgimenti di fronte. Settimio Severo prevalse sul rivale, sebbene avesse subito uno scacco iniziale e avesse perduto il proprio cavallo.

«Nel corso della battaglia decisiva – è scritto nella Historia Augusta – dopo che un gran numero dei suoi soldati erano stati uccisi, moltissimi messi in fuga e molti si erano arresi, Albino si diede alla fuga e, secondo alcuni, si uccise con le proprie mani; secondo altri, fu colpito dal suo servo e portato ancora in vita da Severo […]. Molti altri sostengono che ad ucciderlo furono i suoi soldati, che cercavano con la sua morte di ottenere il favore di Severo.»

Severo gli fece tagliare la testa e la inviò su una picca a Roma, come monito a chi lo aveva sostenuto, tra cui molti senatori che l’avevano sostenuto. I suoi figli in un primo momento furono perdonati, ma poi anch’essi decapitati insieme alla loro madre e gettati nel fiume Rodano. Frattanto Lugdunum venne distrutta.

I resti della battagli trovati ora in Francia sono emersi nei pressi di quella che doveva essere una caserma romana sull’attuale collina di Fourvière. E’ plausibile pensare che la caserma, in mano a Clodio, fosse diventato l’ultimo punto di resistenza per gli uomini di Clodio stesso.
Le tracce di questo scontro finale sono chiaramente percepibili all’interno di questa caserma attraverso i 350 pezzi di armamenti e attrezzature militari che sono stati portati alla luce durante questi scavi. Tra questi ritrovamenti troviamo in particolare elementi di un elmo in bronzo, tacchi e punte di lancia, pilum, spada o anche due rampini da assedio.

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Maurizio Bernardelli Curuz
Maurizio Bernardelli Curuz