Scavano. E scoprono vasi gallo-romani, ceneri e unguentari. Cosa c’era qui 2000 anni fa? Cos’hanno trovato nell’area e nei dintorni? Rispondono gli archeologi

Le belle ceramiche, panciute e scure, bagnate dalla pioggia, appaiono nello scavo. Al lato destro, un unguentario vitreo che conteneva profumo. Al centro un piatto arancione, in preziosa terra sigillata. Un elemento offertoriale. Quel che è certo è il fatto che i defunti non furono cremati nella fossa. Non esistono, qui, a terra, tracce violente di combustione. E’ probabile che la prima parte della triste cerimonia si sia svolta all’ustrinum – lo spiazzo del fuoco – e che poi le ceneri siano state inserite nei vasi che fungono da urna. Ma chi erano queste persone? E chi quelle, sepolte lì accanto? La fiala di profumo parrebbe testimoniare qualcosa di gentile e costoso, in aperta campagna. Ecco, siamo nell’area non distante da una villa rustica romana? Siamo vicini a una vecchia strada campestre? Dov’era il centro abitato?

Prima di un progetto di lottizzazione condotto dalla società Foncier d’Artois, un team dell’Inrap ha effettuato scavi a Douvrin, in rue des Martyrs, su una superficie di 2,8 ettari. Sono stati portati alla luce numerosi reperti, datati al Neolitico, all’Età del Ferro, all’Antichità e al periodo moderno.

L’insieme del sito è caratterizzato dalla presenza di una moltitudine di fossati, molti dei quali delimitano spazi abitativi o aree di attività agro-pastorali. Gli spazi abitativi sono caratterizzati dalla presenza di impronte di edifici (in terra e legno) associate a fosse di scarti domestici ricche di reperti (ceramiche, ossa animali…). Sono datati al secondo periodo dell’Età del Ferro grazie ai reperti rinvenuti nei fossati, ma anche in strutture come focolari, pozzi, buche per pali, fosse artigianali o di scarto. Tutti questi resti sono gli ultimi testimoni della presenza di una fattoria situata nei paesaggi della Gallia Belgica.

Douvrin, situata nel dipartimento di Pas-de-Calais in Francia, durante l’epoca romana era parte della provincia della Gallia Belgica. Questa regione era attraversata da importanti vie di comunicazione romane, che collegavano i principali insediamenti, favorendo il commercio e l’integrazione culturale. Douvrin, sebbene non fosse un centro di grande rilievo, beneficiava della vicinanza a città più importanti come Atrebates (Arras) e Nemetacum (Amiens), che erano centri amministrativi e militari significativi.

Scoperte nella necropoli e nella fattoria gallo-romane

Una necropoli del Alto Impero e i dintorni di un’occupazione antica

Una necropoli del I secolo d.C., situata lungo un’antica strada, è stata scoperta su un’area di 130 m². Sono state scoperte una trentina di sepolture a incinerazione, conformemente alla pratica predominante durante i primi due secoli d.C. Le sepolture contenevano ossa deposte principalmente in casse; solo tre individui sono stati deposti in urne cinerarie. Questa necropoli gallo-romana riflette la presenza di numerosi resti antichi scoperti a sud dell’area di scavo, che testimoniano l’esistenza di un sito romano nelle vicinanze.

Studi post-scavo sulla necropoli

Lo studio antropologico dei resti dei defunti incinerati ha fornito ulteriori informazioni: ogni insieme osseo corrisponde ai resti di un solo individuo; tuttavia, sei sepolture contengono i resti di più individui incinerati. Ad esempio, tre bambini di meno di 3 anni sono stati collocati nella stessa sepoltura. L’ipotesi di un’epidemia potrebbe spiegare la sincronicità di questi decessi infantili.

L’analisi della ceramica della necropoli si è concentrata su oltre 150 ceramiche spesso intatte, distribuite in una trentina di tombe e i cui depositi sono spesso completi. Lo studio ha evidenziato l’uso differenziato dei moduli di vasi in funzione dell’età del defunto, importanti pratiche di mutilazione sulle ceramiche, pratiche libatorie e una preferenza per i vasi da bere. Questi vari studi hanno permesso di consolidare le conoscenze archeologiche sulle pratiche funerarie nei Hauts-de-France e di comprendere i contributi di un’influenza doppia di una necropoli situata al confine tra due città galliche, tra i Nervi e gli Atrebati.

Un terroir occupato dal Neolitico

Un’area fertile, collocata in una posizione sicura. Per questi motivi l’occupazione più antica di questo sito risale al Neolitico, circa 3.000 anni prima della nostra era. Il rilievo del terreno sembra essere stato molto diverso un tempo, con colline e creste che si elevavano oltre 1,50 m sopra la superficie spianata. Una spianatura del terreno, probabilmente legata alla messa a coltura dei suoli, è stata operata nel corso dei secoli. Sono state così rivelate grandi depressioni, come sacche coperte dal terreno di spianatura, nelle quali gli archeologi hanno osservato livelli di suolo risalenti al Neolitico medio e finale. Frammenti di ceramica e centinaia di manufatti in selce di quell’epoca arcaica sono stati scoperti. Gli elementi litici (selce) sono caratteristici degli insediamenti del Neolitico finale regionale: raschiatoi, asce e lame di pugnale.

Gli ultimi studi

Lo studio della ceramica proveniente dall’intero sito è quasi terminato; permetterà di affinare la data di creazione e di abbandono della fattoria gallo-romana. Analisi al C14 permetteranno di datare alcune strutture sterili in materiale archeologico, in particolare una struttura di riscaldamento atipica (forno o focolare domestico) che, nella sua concezione, mostra che il riciclaggio è una pratica apprezzata da secoli. Sulle pareti della struttura sono attaccate numerose scorie e scorie di forgia, residui della struttura di combustione utilizzata dal fabbro. Il fondo della struttura è tappezzato di due frammenti di macina e di una mola risalente al Neolitico medio e finale. Questa struttura è quindi costituita da un assemblaggio diacronico originale. Ciò significa che i contadini di duemila anni fa riutilizzavano utensili dell’Età del Bronzo trovati nell’area.

Insediamenti romani vicini

  1. Arras (Atrebates): Era un’importante città della Gallia Belgica, con una forte presenza militare e una fiorente economia basata sull’agricoltura e il commercio.
  2. Amiens (Nemetacum): Questa città romana era un nodo cruciale nelle rotte commerciali, con infrastrutture come acquedotti, terme e un anfiteatro.
  3. Lille (Lutetia Atrebatum): Anche Lille era un centro minore ma comunque rilevante per il controllo delle vie di comunicazione locali.

Pratiche funerarie: incinerazione e inumazione

Incinerazione

L’incinerazione divenne la pratica funeraria dominante nell’Impero Romano a partire dal I secolo a.C., sia in Italia che nelle province galliche. Questa pratica prevedeva la cremazione del corpo, i cui resti venivano raccolti e conservati in urne funerarie, spesso depositate in tombe o necropoli.

  • Origine: L’incinerazione era comune già nell’età del Bronzo, ma si diffonde ampiamente nell’epoca romana grazie all’influenza culturale e religiosa.
  • Motivazioni: La cremazione era vista come un modo per liberare l’anima dal corpo, facilitando il passaggio nell’aldilà. Inoltre, era una pratica più igienica e meno dispendiosa in termini di spazio, un fattore importante nelle città densamente popolate.

Inumazione

Nonostante l’incinerazione fosse prevalente, una minoranza continuava a praticare l’inumazione, ovvero la sepoltura del corpo intero.

  • Motivazioni religiose: Alcuni gruppi, come i cristiani, preferivano l’inumazione, credendo nella resurrezione del corpo.
  • Influenza culturale: In alcune regioni, come la Gallia, le tradizioni celtiche precedenti all’occupazione romana favorivano l’inumazione. Queste tradizioni resistettero per lungo tempo, anche sotto il dominio romano.
  • Questioni sociali ed economiche: L’inumazione poteva essere associata a un diverso status sociale o economico, in quanto le tombe potevano essere più elaborate e rappresentative del rango del defunto.
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Redazione
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Stile Arte è una pubblicazione che si occupa di arte e di archeologia, con cronache approfondite o studi autonomi. E' stata fondata nel 1995 da Maurizio Bernardelli Curuz, prima come pubblicazione cartacea, poi, dal 2012, come portale on line. E' registrata al Tribunale di Brescia, secondo la legge italiana sulla stampa