Scavano sotto la chiesa a Cagliari e trovano tracce di un tempio romano di Venere con offerte votive

Trovate anche testine fittili e una matrice a forma di cornucopia con grappoli. I tanti ex voto a forma di conchiglia fanno ipotizzare che l’edificio fosse un luogo di culto dedicato alla dea Venere

Sotto il pavimento della chiesa sono stati trovati i resti di un colonnato e di un tempio romano, probabilmente dedicato a Venere, più statuette antichissime e conchiglie di ceramica, utilizzate per il culto della dea. Il santuario di Venere fu probabilmente realizzato in età augustea (I secolo avanti Cristo). Le strutture e gli oggetti sono emersi nel corso dello scavo archeologico che si è svolto all’interno della chiesa di Sant’Avendrace, nell’omonimo quartiere di Cagliari.


Il quartiere di Sant’Avendrace sorge ai piedi del colle di Tuvixeddu, a Cagliari.
Si ha testimonianza che l’area fu abitata sin dall’antichità, infatti sono stati trovati resti di una strada lastricata romana e molti scrittori-viaggiatori ottocenteschi hanno scritto che al loro tempo erano ancora visibili lungo lo sterrato del viale cocci di piatti e tessere di mosaico di periodo romano, dai quali si può immaginare che già vi fossero abitazioni, anche patrizie. Sant’Avendrace deve questo nome al santo del I secolo, Avendrace, quinto vescovo di Cagliari, che avrebbe trovato il martirio proprio dove sorge la parrocchiale a lui dedicata, edificata su un antico ipogeo ancora visitabile. Qui, secondo la tradizione, fu realizzata la sua tomba nell’anno 87 d.C., durante l’impero di Domiziano.


L’impianto originario era realizzato con un’aula unica secondo il modello romanico, orientata sull’asse est/ovest, con abside esposta ad est e con accesso sul fronte opposto a quello attualmente visibile, pertanto l’ipogeo oggi noto come la “tomba del Santo” si doveva trovare al tempo ai piedi dell’altare maggiore.
Nel sottosuolo sono stati trovati anche i resti di 265 persone qui sepolte dal XVII al XIX secolo. Di rilievo la parte più antica portata alla luce quale un podio di grandi dimensioni con blocchi di calcare, un porticato dell’età augustea del periodo romano (I secolo avanti Cristo) e i resti di una precedente struttura dell’età punica. Trovate anche testine fittili e una matrice a forma di cornucopia con grappoli. I tanti ex voto a forma di conchiglia fanno ipotizzare che l’edificio fosse un luogo di culto dedicato alla dea Venere, un santuario lontano dal cuore della Carales romana (che ci concentrava nella zona di piazza del Carmine) lungo due strade importanti che collegavano il capoluogo a Sulcis (Sant’Antioco) e Turris Libisonis (Porto Torres).

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Maurizio Bernardelli Curuz
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