Nell’ambito dei lavori di scavo necessari alla posa di un nuovo acquedotto in Via Prenestina Nuova a Palestrina (RM), svolti sotto la Direzione Scientifica della Soprintendenza per l’area metropolitana di Roma e la provincia Rieti nella figura del funzionario archeologo Gabriella Serio, sono state portate alla luce strutture funerarie in opera cementizia di epoca imperiale e coeve sepolture. Lo comunica la soprintendenza stessa.
Palestrina è un comune di circa 22mila abitanti della città metropolitana di Roma Capitale, situata lungo la via Prenestina, a cui ha dato il nome, in quanto l’antico nome della città era Praeneste.
“Tutte le preesistenze indagate sono da mettersi in stretta relazione alla via romana, già nota e per ampi tratti ancora visibile e percorribile lungo Via Prenestina Nuova, il cui tracciato è riproposto quasi fedelmente dalla via moderna. Pertinenti lo stesso progetto di costruzione dell’acquedotto, sempre lungo Via Prenestina Nuova, sono due ulteriori piccoli edifici funerari, una sepoltura a incinerazione e tre distinti tratti del basolato antico” – dice la Soprintendenza di Roma e Rieti – Lo scavo ha portato all’identificazione di preesistenze archeologiche: un piccolo edificio funerario in opera cementizia costruito contro terra e dotato di paramenti interni in opera laterizia. A est di tale edificio sono state identificate tre sepolture a inumazione cronologicamente posteriori alla struttura: una con copertura di tegole poste in piano, una seconda con copertura “alla cappuccina” e la terza entro sarcofago litico”.
“Di assoluto rilievo – proseguono gli archeologi – è stato il rinvenimento della sepoltura entro sarcofago di pietra dalla forma parallelepipeda. Il sarcofago è costituito da una cassa monolitica e da un coperchio a doppio spiovente di tufo. Le superfici interne ed esterne del sarcofago e del coperchio palesano chiaramente i segni di lavorazione lasciati dagli scalpellini che la realizzarono. Lo stato di conservazione dei resti ossei è da considerarsi piuttosto scarso, verosimilmente a causa dell’elevato grado di acidità del terreno circostante. Le ossa di presentano ancora in discreta connessione anatomica, probabilmente per l’uso di un sudario di cui non sono state identificate tracce. Al momento, per tali rinvenimenti, è possibile ipotizzare una datazione alla prima/media età imperiale”.
Questa città latina era celeberrima in età antica per il santuario della Fortuna Primigenia, risalente agli ultimi decenni del II secolo a.C. Il santuario è giustamente considerato uno dei capolavori assoluti dell’architettura romana di epoca repubblicana, influenzato, nella scenografica disposizione a terrazze, da realizzazioni ellenistiche, ma realizzato traendo partito dalla tecnica costruttiva del cementizio. Fu uno dei luoghi di villeggiatura preferiti dall’imperatore Augusto.
Fortuna Primigenia era cosi chiamata perché era la primogenita dei figli di Giove, ma era anche chiamata Primordiale e dunque Madre e contemporaneamente figlia di Giove. Il culto era associato all’oracolo per la previsione del futuro. Come avvenivano le previsioni? Inserendo in un contenitore sacro – l’arca – possibili diverse risposte alla domanda che si intendeva formulare. A questo punto un bambino – che rappresentava Iupiter puer, cioè Giove bambino – procedeva all’estrazione delle sortes, che erano incise su tavolette.