Durante i lavori di scavo condotti da Terna, la società che gestisce la rete elettrica nazionale, è stato rinvenuto a Termini Imerese, in Sicilia, un tratto ben conservato dell’Acquedotto Cornelio, un’antica opera idraulica di epoca romana. Questa scoperta è avvenuta nell’ambito dei preparativi per la costruzione della stazione di conversione del Tyrrhenian Link, il collegamento elettrico sottomarino che collegherà la Sicilia alla Campania e alla Sardegna.
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Le attività di indagine preventiva e scavo archeologico sono state condotte da Terna in collaborazione con l’Assessorato dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana e sotto la guida della Soprintendenza di Palermo. Il rinvenimento del tratto dell’acquedotto è avvenuto a Termini Imerese, nella provincia di Palermo, dove sorgerà la stazione di conversione del tratto ovest del Tyrrhenian Link.
Questo tratto dell’Acquedotto Cornelio, che in gran parte è di tipo ipogeo, offre un’importante opportunità per lo studio delle infrastrutture idriche del passato e arricchirà la nostra comprensione delle antiche comunità che abitavano la zona. La scoperta è avvenuta a profondità considerevoli rispetto al piano attuale, richiedendo un impegno coordinato di diverse risorse e figure professionali. La Soprintendenza ha supervisionato la complessa operazione.
L’Acquedotto Cornelio è di notevole importanza storica, e il suo nome deriva dalla città di Termini Imerese stessa, conosciuta come Thermai Himeraìai nell’antica Roma, grazie alle sorgenti di acque calde presenti nella zona. Queste acque termali erano già famose prima della distruzione di Imera e sono menzionate anche da Pindaro nell’XII Olimpica.
L’acquedotto era una massiccia opera idraulica che trasportava l’acqua da sorgenti situate a 8 km dalla città. Esso è stato costruito in opera cementizia con paramento a blocchetti ed è noto per diverse caratteristiche architettoniche, tra cui due vasche di decantazione dell’acqua e una torre esagonale che fungeva da castello di compressione. Un’iscrizione situata sulla torre, con la scritta “Aquae Corneliae ductus P. XX”, fornisce importanti informazioni sulla datazione dell’acquedotto, che probabilmente risale alla fine del II secolo o all’inizio del I secolo a.C.
Uno degli elementi più monumentali dell’acquedotto è il maestoso ponte di contrada Figurella, che presentava originariamente nove arcate nel livello inferiore e quindici arcate nel livello superiore. Oggi, alcune arcate sono crollate, ma questo ponte alto 16 metri e lungo 101 metri è un esempio impressionante dell’architettura idraulica romana. La struttura, in opera cementizia con paramento in blocchetti, e archi in laterizio, è la stessa dell’anfiteatro e della curia, e mostra d’appartenere allo stesso progetto edilizio, identificabile con quello della colonia augustea.
La scoperta del nuovo condotto della rete idrica romana rappresenta una preziosa opportunità di preservare il patrimonio storico della regione, e Terna si è impegnata a collaborare con la Soprintendenza e il Comune di Termini Imerese per valorizzare e musealizzare il ritrovato condotto dell’Acquedotto Cornelio.
Inoltre, una parte del condotto sarà ricostruita in un’area specifica del territorio comunale di Termini Imerese in accordo con gli enti coinvolti, permettendo alla cittadinanza di fruire dei risultati delle indagini archeologiche attraverso un percorso espositivo.
L’Assessore dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, Francesco Paolo Scarpinato, ha sottolineato l’importanza di conciliare lo sviluppo delle infrastrutture elettriche con la preservazione del patrimonio culturale, sottolineando che questa iniziativa rappresenta un esempio di crescita sostenibile e di salvaguardia della storia per le generazioni future.
Terna ha creato un’apposita Unità di Archeologia preventiva per integrare l’archeologia nelle fasi di progettazione e realizzazione delle infrastrutture elettriche, dimostrando che è possibile progredire tecnologicamente senza compromettere il patrimonio culturale del passato. Questo approccio rappresenta un importante passo avanti per garantire un futuro sostenibile per le comunità locali e per preservare il nostro prezioso retaggio culturale.
La struttura trovata in Sicilia potrebbe avere analogie con l’acquedotto della Valtrompia, portato alla luce durante lavori stradali, tagliato e ricomposto, com’è possibile leggere nel nostro articolo qui sotto.
https://stilearte.it/var/www/vhosts/stilearte.ithttpdocs/tagliato-a-fette-lacquedotto-romano-della-valtrompia-ecco-nel-breve-video-la-spettacolare-operazione/