Scoperta ora una corte regia altomedioevale nascosta sotto Montelupo. Riemergono segreti antichi dagli scavi

Una scoperta archeologica di straordinaria importanza ha riacceso l’interesse per la storia altomedievale di Montelupo Fiorentino, un’area ricca di segreti sepolti sotto il suolo toscano. È proprio qui, durante gli scavi condotti intorno alla chiesa dei SS. Quirico e Lucia, che un’équipe dell’Università di Pisa ha portato alla luce i resti di una corte regia longobarda, gettando nuova luce sul periodo di rinascita di questo territorio dopo la caduta dell’Impero romano.

Guidati dal professor Federico Cantini, gli archeologi si sono avventurati in un affascinante viaggio nel tempo, alla ricerca di indizi di un’antica corte regia, citata nei documenti storici del 937 d.C. come uno dei beni di re Ugo. Gli scavi si sono rivelati particolarmente fruttuosi: pietre sepolte, ossa, ceramiche e antiche monete hanno cominciato a raccontare una storia che parla di potere, agricoltura e rinascita.

Un tesoro nascosto sotto la terra

Le indagini archeologiche hanno permesso di individuare un basamento in ciottoli, probabilmente utilizzato per isolare dall’umidità un granaio in legno. Nelle aree circostanti la chiesa, gli scavi hanno rivelato la presenza di un ipogeo, forse una cantina (caneva), crollata e riempita con strati contenenti ossa animali e scorie di lavorazione del ferro. Le ceramiche trovate in quest’area, databili all’inizio dell’XI secolo, insieme a due preziose monete d’argento – una degli Ottoni e una del marchese Ugo di Toscana – hanno confermato la cronologia dell’abbandono della corte regia.

Un altro ritrovamento intrigante è stato il muro di terrazzamento, di cui solo futuri scavi potranno chiarire la funzione. Nelle vicinanze, una sepoltura, tagliata da fosse di età moderna, ha offerto un ulteriore tassello per ricostruire la complessa stratificazione di questo sito.

La rinascita longobarda

Ma perché questo ritrovamento è così significativo? Dopo il crollo dell’Impero romano, fu proprio grazie alla presenza di strutture come la corte regia che il territorio di Montelupo cominciò a ripopolarsi. Queste corti non erano solo centri di gestione agricola, ma vere e proprie “aziende” del Medioevo, che comprendevano granai, cantine, torchi per l’olio e vino, stalle e botteghe artigianali.

La corte di San Quirico, ricordata nelle fonti storiche come un centro vitale per l’amministrazione delle terre longobarde, rappresenta un punto di ripartenza per la comunità locale, segnando l’inizio di un nuovo periodo di prosperità. Questo sviluppo culminerà con la fondazione del castello di Montelupo e la nascita del celebre centro di produzione ceramica.

Gli scavi alla chiesa dei SS. Quirico e Lucia

L’area intorno alla chiesa è stata oggetto di scavi già nel 1999, quando furono trovate tombe databili all’età longobarda. Oggi, grazie alla dedizione degli archeologi, la storia di Montelupo Fiorentino si arricchisce di nuove pagine, che raccontano di un insediamento che ebbe un ruolo cruciale nella rinascita economica e demografica del territorio. Il professor Cantini, a capo delle ricerche, afferma: “I dati che stanno emergendo hanno confermato la presenza della corte regia altomedievale. Si tratta del primo sito di questa tipologia indagato archeologicamente, per cui riveste un’importanza particolare per la storia del Medioevo e dell’archeologia”.

Che cosa era una corte regia?

Nel sistema altomedievale, la corte regia era un centro di potere e di gestione agricola, in cui venivano amministrate le terre appartenenti al re o al regno. Oltre a produrre risorse alimentari, queste corti servivano da residenza per i funzionari del regno durante i loro spostamenti. La corte regia di San Quirico, sebbene oggi ne restino solo le fondamenta e alcuni frammenti, offre una finestra sul passato, un passato in cui Montelupo si è affermata come un centro nevralgico del potere longobardo.

L’esplorazione continua e il prossimo anno nuove aree di scavo verranno aperte per svelare ulteriori segreti di questo affascinante sito, che promette di diventare uno dei simboli della rinascita storica di Montelupo.

L’arrivo dei Longobardi in Italia

I Longobardi erano una popolazione germanica originaria della Scandinavia meridionale, che nel VI secolo d.C. iniziò una migrazione verso sud, spinta da conflitti e pressioni interne ed esterne. Nel 568 d.C., sotto la guida del loro re Alboino, i Longobardi attraversarono le Alpi Giulie e penetrarono nella penisola italiana, approfittando della debolezza dell’Impero bizantino, che stava cercando di consolidare il suo controllo in Italia dopo le guerre gotiche.

L’entrata dei Longobardi segnò la fine del controllo bizantino su gran parte della penisola, avviando un periodo di frammentazione politica. Le città, le campagne e le strutture di potere furono riorganizzate sotto il loro dominio. I Longobardi, pur essendo originariamente un popolo nomade, si stabilirono in Italia costituendo una serie di ducati che segnarono una fase nuova e complessa della storia italiana.

Le corti longobarde in Italia

I Longobardi stabilirono il loro regno con la corte principale a Pavia, che divenne la capitale del Regno Longobardo. Sotto il re Rotari (636-652 d.C.), venne promulgato l’Edictum Rothari, una raccolta di leggi che sanciva le consuetudini longobarde, adattandole al contesto italo-romano. Altre importanti corti longobarde si svilupparono nelle principali città italiane che caddero sotto il loro controllo, come Spoleto, Brescia, Benevento, Verona, e Lucca.

  • Pavia, capitale del regno, fu il centro politico e amministrativo, dove il re presiedeva la corte e manteneva l’unità del regno attraverso rapporti di fedeltà con i duchi, i capi locali.
  • Spoleto e Benevento si distinsero come ducati semi-indipendenti nel sud, avendo un’importante influenza sulla storia della penisola, in particolare Benevento, che rimase un baluardo longobardo anche dopo la caduta del regno principale.

La presenza delle corti longobarde segnò una trasformazione nella struttura sociale e nel sistema amministrativo, con una parziale fusione tra il diritto romano-bizantino e le tradizioni germaniche. I Longobardi adottarono la lingua latina come lingua ufficiale e si convertirono progressivamente al cristianesimo cattolico, pur mantenendo alcune delle loro pratiche culturali e religiose germaniche.

Il declino dei Longobardi

Il regno longobardo subì un progressivo indebolimento dovuto a conflitti interni tra i duchi e il re, nonché a continue pressioni dall’esterno, soprattutto da parte dei Franchi. Nel 774 d.C., il re franco Carlo Magno invase il regno longobardo e sconfisse l’ultimo re, Desiderio, ponendo fine al dominio longobardo. Carlo Magno si autoproclamò re dei Longobardi, integrando i territori nel nascente impero carolingio.

Tuttavia, il potere longobardo non scomparve completamente. I ducati di Benevento e Spoleto continuarono a esistere per secoli, sebbene sotto il controllo nominale dei Franchi.

La presenza longobarda in Toscana

In Toscana, i Longobardi si insediarono con particolare forza a Lucca, che divenne uno dei principali centri del potere longobardo nella regione. Lucca era sede di un ducato, e la città si sviluppò come importante nodo commerciale e amministrativo.

Anche Firenze subì l’influenza longobarda, ma fu Lucca a rappresentare il cuore del potere longobardo in Toscana, fungendo da difesa contro eventuali incursioni bizantine dalla costa tirrenica e costituendo un importante punto di controllo sulle vie di comunicazione tra il nord e il centro-sud Italia.

Le tracce della presenza longobarda in Toscana sono evidenti non solo nelle strutture fortificate e nelle città, ma anche nel diritto e nelle tradizioni locali, che si integrarono nel tessuto socio-culturale della regione. I Longobardi – come a Montelupo Fiorentino – introdussero nuovi modelli di organizzazione agraria e fondiaria, mantenendo un equilibrio tra le tradizioni germaniche e le pratiche latine preesistenti.

Condividi l'articolo su:
Redazione
Redazione

Stile Arte è una pubblicazione che si occupa di arte e di archeologia, con cronache approfondite o studi autonomi. E' stata fondata nel 1995 da Maurizio Bernardelli Curuz, prima come pubblicazione cartacea, poi, dal 2012, come portale on line. E' registrata al Tribunale di Brescia, secondo la legge italiana sulla stampa