La missione archeologica congiunta italiana egiziana che opera nelle vicinanze del santuario Aghakhan ad ovest di Aswan, ha portato alla luce con successo un certo numero di tombe familiari risalenti alle epoche tardo greco-romane.
Il Dr. Muhammad Ismail Khaled, segretario generale del Consiglio Supremo per l’archeologia, ha sottolineato l’importanza di questa scoperta, affermando che essa “aggiunge una nuova storia alla regione di Aghakhan”. Alcune delle tombe contengono ancora parti di mummie e strumenti funerari, fornendo nuove informazioni su quel periodo storico e sulle malattie diffuse all’epoca. Khaled ha inoltre anticipato la possibile scoperta di ulteriori tombe nella zona.
Il Dr. Ayman Ashmawi, capo del settore archeologico egiziano del Consiglio Supremo, ha dichiarato che sono state scoperte circa 33 tombe, tutte di età tardo-greca e romana. Gli studi effettuati sui resti delle mummie suggeriscono che il 30-40% dei sepolti potrebbero essere morti giovani o addirittura durante l’infanzia.
Le tombe presentano diversi stili architettonici: alcune hanno un ingresso a bara con cortile aperto circondato da muri di mattoni crudi, mentre altre sono intagliate direttamente nella roccia.
Il Dr. Abdel Moneim Saeed, supervisore generale di Aswan e Nouba e direttore della missione archeologica dal lato egiziano, ha riferito della scoperta di diverse mummie. Tra queste, una mummia di un adulto, probabilmente una donna, e un bambino di circa uno o due anni, trovati insieme in una bara di pietra. La missione intende studiare il rapporto tra i due corpi. Sono stati rinvenuti anche resti di cartone colorato, argilla bruciata, pietre, bare di legno e tavoli sacrificali.
Saeed ha spiegato che queste tombe appartenevano probabilmente alla classe media degli abitanti di Aswan, mentre le tombe nella parte superiore del cimitero erano riservate alla classe superiore. Numerosi studi e test radiologici sono stati eseguiti sulle mummie utilizzando tecnologie avanzate, al fine di ricostruire il loro aspetto, sesso, età al momento della morte e le eventuali malattie.
La dottoressa Patricia Piachenti, professoressa di archeologia egizia all’Università di Milano e direttrice della missione dal lato italiano, ha dichiarato agli egiziani che gli studi preliminari sulle mummie rivelano che alcune persone sono morte in adolescenza, altre a causa di malattie infettive, mentre alcune soffrivano di disturbi artritici. Alcune donne adulte mostravano segni di osteoporosi e traumi osteopatici. Sono stati rilevati anche segni di anemia, malnutrizione, malattie del torace e intestinali e osteofiti.
Piachenti ha confermato che la missione continuerà a lavorare per approfondire ulteriormente la conoscenza di questo importante sito archeologico.