Scoperto il mistero delle rune magiche arcaiche. Cos’erano? Perché, pur spezzate, non vedevano diminuire il loro potere? Qual era la loro funzione? Nuovi ritrovamenti e uno studio ci spiegano semplicemente come funzionavano

Se tu prendi una frase scritta con alfabeto runico e la spezzi, ogni lacerto con lettere diverrà potentissimo e magicamente autonomo. Suddividendo la pietra iscritta otterrai parti del Verbo potente, potenti come il tutto. La divisione non riduce i poteri, ma li amplifica. Per questo, attorno a una frase runica antichissima e alla sua suddivisione, nel clan dei discendenti, si sviluppò un cimitero.

Un team di ricercatori ha recentemente scoperto nuovi frammenti della pietra runica più antica del mondo nel campo funerario di Svingerud, in Norvegia. Questa eccezionale scoperta, frutto di anni di scavi e analisi meticolose, offre una preziosa visione sui primi utilizzi della scrittura runica su pietra, con implicazioni sia cerimoniali che pratiche, contribuendo a riscrivere alcune delle ipotesi finora formulate sulle antiche pratiche rituali delle culture germaniche. Lo studio, firmato da Solheim S., Zilmer K., Zawalska J., et al. è intitolato “Frammenti di arenaria incisi da Hole, Norvegia: le datazioni al radiocarbonio forniscono informazioni sulle tradizioni delle pietre runiche.” ed è stato pubblicato da Antiquity. L’importanza della scoperta è collegata anche alla datazione assoluta delle pietre runiche, che erano sepolte e che pertanto hanno potuto essere oggetto, a livello stratigrafico, di datazioni basate sul radiocarbonio degli elementi circostanti e sovrastanti e non soltanto, come le rune presenti su pietre rimaste all’aperto, di datazioni su basi stilistiche e linguistiche. Lo spazio cimiteriale in cui sono presenti queste rune risale a un periodo compreso tra 50 a.C. e il 275 d.C. Fu probabilmente un luogo che si sviluppò attorno ai resti di un antenato mitico. Una sorta di uno spazio tombale di un clan, se non di una famiglia. Un antenato comune, dotato di poteri soprannaturali. E le sue rune da suddividere e da condividere.

“La scoperta di diversi frammenti di arenaria incisi nel campo funerario di Svingerud, in Norvegia, con date al radiocarbonio associate del 50 a.C.-275 d.C. – affermano gli studiosi – fornisce ora il contesto più antico conosciuto per una pietra runica. Un’insolita miscela di rune e altri segni viene rivelata quando i frammenti vengono ricostruiti in un’unica pietra eretta, suggerendo molteplici episodi di iscrizione e fornendo informazioni sulle prime pratiche di scrittura runica nella Scandinavia dell’età del ferro”.

Fotografie delle diverse fasi dello scavo dalla sommità dello strato di cremazione nel tumulo A140 (A) a quando la tomba A4367 è stata identificata (B) e scoperta (C e D), e durante lo scavo e la documentazione della tomba (E). La pietra runica è visibile nella sezione mostrata in E. Si noti la profondità di A4367 rispetto allo strato di cremazione in A140. La presenza della pietra in questo strato profondo contente di datare sia lo strato in cui la pietra è che quello sovrastante, giungendo ad una datazione molto attendibile della posa della pietra con iscrizione stessa. @ Fotografie del Museum of Cultural History.

Le rune: origine e sviluppo storico

Le rune rappresentavano il sistema di scrittura utilizzato per le lingue germaniche prima dell’adozione dell’alfabeto latino. Le iscrizioni runiche non erano soltanto un mezzo per comunicare informazioni pratiche, ma possedevano spesso significati simbolici, magici e cerimoniali. Le forme più antiche delle rune risalgono a circa il II secolo d.C., ma la loro origine precisa è ancora oggetto di dibattito tra gli studiosi.

Secondo alcune ipotesi, le rune potrebbero essere state influenzate dai sistemi alfabetici mediterranei, come l’alfabeto etrusco. Tuttavia, il loro sviluppo rispecchia anche una forte componente locale, adattata alle esigenze culturali e simboliche delle società scandinave.

Potente valore magico delle lettere alfabetiche

Il termine norreno rún, attestato nelle iscrizioni antiche, designa i singoli simboli dell’alfabeto fuþark e si è mantenuto nelle lingue germaniche più antiche con il significato di “segreto” o “mistero”. In tedesco, il verbo raunen significa “bisbigliare” o “sussurrare”. Le rune rappresentano una delle più importanti tradizioni culturali condivise dai popoli germanici. Con esse si riconosce il potere superiore di chi detiene scrittura e lettura, distanziandosi dagli animali e avvicinandosi alla divinità. La scrittura è chiave d’accesso all’eterno, strumento per iniziati. E gli iniziati, è evidente, appartengono a strutture sociali dell’élite. E’ assai probabile che i maghi e i sacerdoti collegassero una preghiera o un rito all’incisione di una lettera. Per questo la lettera dovette diventare magica in sé.

Le prime iscrizioni runiche, risalenti al II e III secolo d.C., mostrano una lingua essenzialmente uniforme, priva di evidenti varianti dialettali che caratterizzeranno successivamente le diverse lingue germaniche. Le rune erano considerate soprattutto strumenti sacri, capaci di formare parole dotate di poteri magici e salvifici. Simili per certi versi al concetto cristiano del Verbo, le rune permettevano di accedere a dimensioni ultraterrene protette; non si limitavano a trasmettere contenuti narrativi, ma possedevano in sé un potere intrinseco dirompente.

Un testo dell’Edda poetica, nel componimento Hávamál, ci restituisce la funzione delle rune a quello che noi possiamo intendere, in similitudine, come atti divini condotti che, nel Cristianesimo, vengono condotti dallo Spirito Santo inteso come Verbo divino che diviene Azione. Qui Odino narra la sua esperienza mistica di acquisizione delle rune:

«So che rimasi appeso
all’albero sferzato dal vento
per nove notti intere,
ferito da una lancia
e offerto a Odino,
io stesso a me stesso,
su quell’albero
dalle radici ignote.

Non mi saziarono con pane
né mi dissetarono con corni.
Guardai verso il basso,
evocai le rune,
le feci salire chiamandole,
e caddi di là».

Usi magico-religiosi e divinatori delle rune

Le rune avevano un ruolo centrale nei rituali di preveggenza. Tacito riferisce che in Germania sacerdoti, capi tribù o padri di famiglia leggevano il futuro gettando pezzi di legno incisi con rune su un telo bianco e interpretandone la disposizione casuale.

Spesso le rune venivano incise su strumenti o sulla struttura delle navi per conferirvi poteri soprannaturali, analogamente a quanto avveniva con le tabellae defixionum greco-romane, anche se con scopi diversi. Inoltre, le iscrizioni runiche potevano semplicemente indicare il nome del proprietario o del costruttore di un oggetto.

Secondo alcuni linguisti, proprio questa pratica spiegherebbe l’origine dei termini inglese book e tedesco Buch, che significano “libro”. Entrambi deriverebbero dal germanico bôk-, che indica il “legno di faggio” (Buche), utilizzato per incidere rune. Anche il termine tedesco Buchstabe (“lettera”) originariamente significava “bastoncino di legno di faggio”. Altri studiosi, però, ritengono che Buch e Buche non siano correlati.

Presenza delle rune in Italia

Le uniche iscrizioni runiche del fuþark rinvenute in Italia si trovano in due località:

  • il Santuario di San Michele Arcangelo a Monte Sant’Angelo, in provincia di Foggia;
  • le Catacombe dei Santi Marcellino e Pietro a Roma.

Queste testimonianze sarebbero riconducibili ai pellegrinaggi anglosassoni e al periodo normanno nel Sud Italia.

Un ritrovamento interessante è una fusaiola incisa con rune, risalente a prima del VII secolo d.C., rinvenuta a Belmonte (Canavese). La sua attribuzione a una produzione longobarda rimane dubbia, poiché il materiale potrebbe provenire dalla Pannonia, dove i Longobardi vissero prima della migrazione in Italia.

Un’altra iscrizione runica è presente su uno dei leoni originari della Grecia, segno della presenza vichinga ad Atene nell’ambito di formazioni mercenarie. Questo leone fu successivamente trafugato dai veneziani e oggi è esposto nell’Arsenale di Venezia.

Il contesto della scoperta

Il sito archeologico di Svingerud, situato nella regione di Hole, è noto per essere un antico campo funerario che ha restituito numerose testimonianze di sepolture risalenti all’Età del Ferro. Durante tre stagioni consecutive di scavi, gli archeologi hanno rinvenuto frammenti di arenaria con iscrizioni runiche distribuiti in diverse tombe. L’analisi e la ricostruzione dei frammenti hanno permesso di comprendere che essi appartenevano originariamente a una singola pietra runica, successivamente frammentata e riutilizzata.

La professoressa Kristel Zilmer, esperta di runologia presso l’Università di Oslo (UiO), ha dichiarato che questa scoperta è di fondamentale importanza per comprendere le prime fasi della scrittura runica su pietra. “Si tratta di una testimonianza unica che ci consente di gettare nuova luce sulle pratiche funerarie e sulle tradizioni simboliche delle comunità germaniche primitive,” ha affermato la studiosa.

Funzioni cerimoniali e pratiche delle pietre runiche

Una delle teorie più affascinanti suggerisce che la pietra originaria di Svingerud potrebbe essere stata eretta per contrassegnare una tomba principale e poi intenzionalmente frammentata per commemorare ulteriori sepolture nel corso del tempo. Questa pratica potrebbe aver avuto lo scopo di stabilire una continuità simbolica tra le generazioni, rafforzando i legami tra i defunti.

Le pietre runiche, infatti, non erano semplici pietre tombali con le quali contrassegnare una determinata tomba. In molti contesti, esse svolgevano una funzione cerimoniale, veicolando messaggi di memoria, potere e protezione. Alcune iscrizioni potevano anche avere valenze magiche, intese a garantire il benessere del defunto nell’aldilà o a proteggere il sito funerario da influenze negative.

Analisi dei frammenti: datazione e iscrizioni

La datazione al radiocarbonio dei resti umani cremati e del carbone rinvenuto nel sito ha permesso di collocare i frammenti di pietra runica in un periodo compreso tra il 50 a.C. e il 275 d.C. Questa cronologia rende la pietra di Svingerud il più antico esempio conosciuto di scrittura runica su pietra.

Le iscrizioni presenti sui frammenti non si limitano a semplici sequenze runiche, ma includono anche simboli enigmatici che potrebbero rappresentare una fase di transizione tra una scrittura puramente ornamentale e un sistema di comunicazione più strutturato. Alcune rune sembrano essere state incise in momenti diversi da persone differenti, suggerendo un utilizzo prolungato e collettivo della pietra.

La frammentazione intenzionale e la dispersione della pietra potrebbero aver avuto un significato simbolico profondo, forse legato a pratiche di memoria collettiva o a rituali di protezione e sacralizzazione del campo funerario.

Implicazioni archeologiche e culturali

Il dottor Steinar Solheim, primo autore dello studio, ha sottolineato l’importanza della scoperta: “Si tratta di un caso raro e straordinario di frammenti runici rinvenuti in contesti archeologici ben conservati e databili con precisione.” Questa scoperta offre nuove opportunità per comprendere non solo l’evoluzione della scrittura runica, ma anche le dinamiche sociali e culturali delle comunità dell’Età del Ferro in Scandinavia.

La dispersione intenzionale dei frammenti potrebbe essere interpretata come un tentativo di creare una sorta di “rete simbolica” tra le tombe, stabilendo connessioni tra i defunti e rafforzando i legami comunitari.

L’osservazione di questo spazio cimiteriale potrebbe far pensare alla presenza della tomba di un potente antenato di riferimento, a cui famiglia e clan si rivolgono. La protezione dell’antenato e l’accesso al di là si ottengono collocando le tombe dei discendenti e dei familiari o dei componenti del clan, attorno alla tomba originaria. Il potere dell’accesso all’aldilà detenuto dall’antenato mitico viene consegnato, attraverso lacerti di rune, anche ai successivi familiari defunti.

Il saggio è pubblicato dalla rivista Antiquity.

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Redazione
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Stile Arte è una pubblicazione che si occupa di arte e di archeologia, con cronache approfondite o studi autonomi. E' stata fondata nel 1995 da Maurizio Bernardelli Curuz, prima come pubblicazione cartacea, poi, dal 2012, come portale on line. E' registrata al Tribunale di Brescia, secondo la legge italiana sulla stampa

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