Un modo sintetico per alludere a Maria? Perché con un simbolo così truce? L’analisi degli elementi simbolici porta a un risultato sorprendente che unisce il sacro al profano e che allude alla divinizzazione imperiale.
Ma torniamo alla cronaca del rinvenimento.
Un mosaico pavimentale del V o VI secolo è stato scoperto a Ordu, sul Mar Nero, in Turchia. Lo annuncia il Ministero della cultura e del turismo, in queste ore. L’opera antica è stata rinvenuta durante gli scavi all’interno dei resti della Chiesa del Monastero di Santi Costantino ed Elena, scoperta, a sua volta, nel 2023 in un’area in cui erano state rinvenute sepolture romane. L’opera musiva presenta elementi geometrici che si integrano con simboli resi in modo figurativo. Vi appaiono asce bipenni, pere e girami di acanto spinoso. Un modo sintetico per alludere a Maria? Perché con un simbolo così truce?
La lábrys o ascia bipenne è una scure a due lame.
Il simbolismo della labrys si riscontra fin dalla media età del bronzo nell’arte e nella mitologia cretese, tracia, nuragica, greca e bizantina. La labrys compare anche nel simbolismo religioso e mitologico africano.
La bipenne è ritenuta un simbolo sacro legato alle divinità femminili minoiche, in particolare alla Grande Madre. Diverse labrys sono state rinvenute negli scavi del palazzo di Cnosso, e la leggenda del Labirinto di Cnosso potrebbe condurre al relativo palazzo; è stato ipotizzato che il sostantivo labirinto derivi proprio da labrys, e che quindi il palazzo di Cnosso fosse definito il “palazzo delle labrys”. Questo strumento era anche legato a riti e sacrifici. Ma come si creò questa connessione? Probabilmente, in origine, l’ascia bipenne era simbolo del potere che esercita la giustizia. Il potere che sacrifica in nome della divinità. La religione che sacrifica animali da offrire al divino. Le pere rappresentano, con l’acanto, la fecondità, legata alle Grandi Madri e a Maria. Maria e il Sacrificio, quindi. Maria che genera il divino, che viene poi sacrificato.
Ma c’è un significato ulteriore, che esamineremo tra qualche riga alla luce della dedicazione dell’edificio.
L’abbazia bizantina è stata scoperta nel 2023 durante uno scavo in un sito dove nel 2021 erano state rinvenute otto tombe risalenti all’Impero Romano. Lo scavo del 2023, in estensione, ha rivelato i resti di una struttura successiva alle tombe e l’ha identificata come una chiesa monastica dedicata all’imperatore romano Costantino e a sua madre Elena, entrambi venerati come santi. Elena intraprese un pellegrinaggio in Palestina e Siria e tornò con numerose reliquie attribuite a Cristo, tra le quali la croce, la sua tunica, i chiodi della crocifissione e la corda che lo legò alla croce. Elena era madre di Costantino, come Maria era madre di Cristo. La venerazione dell’imperatore e di sua madre si dispiegava in modo mimetico rispetto alla divina coppia della Madonna e di Gesù.