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Nel repertorio iconografico dei decori che arricchiscono i tappeti orientali si individuano diverse analogie con la simbologia della pittura occidentale. Segno di matrici comuni e di confronti.
La presenza di tappeti orientali in moltissimi dipinti occidentali sin dal 1300 rappresenta la prova più lampante non solo dell’entità della diffusione di tale manufatto anche in ambito europeo, ma pure della considerazione di cui esso ha goduto nel corso dei secoli negli ambienti socialmente più colti ed elevati. Inizialmente posto sotto i piedi della Vergine o nei dipinti in cui venivano celebrati i Santi, gradualmente esso fa la sua comparsa in opere che effigiano papi, re, nobili e personalità socialmente ragguardevoli, venendo riprodotto da pittori e scuole di differenti tradizioni con identica attenzione.
Del resto, se è vero che nella nostra cultura da secoli i tappeti sono ritenuti preziosi oggetti decorativi e d’arredo di innegabile valore estetico, è altrettanto vero che l’arte della loro realizzazione è per i popoli orientali il frutto di una tradizione millenaria, entro cui confluiscono aspetti culturali e simbolici tali da farne una sorta di corrispettivo della nostra pittura. Infatti, prescindendo dagli aspetti più strettamente tecnici che riguardano le materie prime, il formato e la lavorazione artigianale dei manufatti più pregiati, uno degli elementi più affascinanti dal punto di vista artistico è rappresentato dal disegno che li arricchisce, che non costituisce solo un elemento strettamente decorativo ed ornamentale, essendo spesso fondato su simboli di antichissima origine che esprimono concetti intrinsecamente collegati alla storia, alle religioni e alla cultura dei popoli d’Oriente. Diffusa in ogni forma d’espressione artistica, la stilizzazione dei disegni simbolici è particolarmente evidente nei tappeti, così come è evidente la loro persistenza nel corso dei secoli.
Il simbolismo, a cui ricorre per esprimere ciò che trascende la razionalità umana, è fortemente radicato nelle religioni e nelle culture medio-orientali, a partire da quelle primitive fino a quelle che si sono sviluppate dopo la diffusione del credo islamico; e, nonostante le tormentate vicende storiche e le trasformazioni sociali che si sono succedute nei secoli in quelle aree geografiche, è interessante notare come i simboli abbiano continuato ad essere riprodotti pressoché inalterati sui tappeti.
Sebbene sia opportuno sottolineare che non sempre gli artigiani siano coscienti dell’originario significato metaforico di quanto riproducono sul telaio e che l’abbondanza di motivi, soprattutto il frutto del desiderio di ornare ogni porzione della superficie, al fine di esorcizzare l’horror vacui, è comunque singolare il fatto che sia possibile individuare all’interno del repertorio iconografico dei tappeti alcune similitudini con quelle della nostra arte figurativa, a ulteriore prova di un procedere simmetrico, sotto il profilo del simbolo. Per quanto riguarda alcune immagini legate al mondo animale, esse derivano da retaggi risalenti a culti pagani naturalisti e zoomorfi che hanno rappresentato una sorta di terreno condiviso dalle varie culture che si sono in seguito sviluppate, le quali hanno poi attribuito loro alcune differenti sfumature di significato. Sin dall’inizio comunque tali simboli erano caricati di poteri magici, apotropaici, in grado cioè di allontanare gli influssi maligni.