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[U]n accurato esame delle pitture che decorano la celebre tomba di via Prenestina a Roma (II secolo d.C.) rivela l’utilizzo, nel mondo antico, di sagome standard per la realizzazione di figure. Affreschi in serie, quindi? E’ stato scoperto che, osservando le opere a luce radente, è possibile individuare una successione di impronte identiche di cartoni, ravvisabile in particolar modo in due immagini affrontate di caproni, caratterizzate da avvallamenti ottenuti senza dubbio poggiando una sagoma sull’intonaco fresco.
A questa tecnica si ricorreva con frequenza nel Medioevo – e poi si estese ad ogni secolo – , ma fino ad oggi non si conoscevano casi di impiego nella classicità: anche se a sagome adibite alla replica delle figure aveva accennato nei suoi scritti Plinio, chiamandole catagrapha. I cosiddetti cartoni o stencil forniscono una forma base, ma permettono poi si mutare lievemente le forme e i colori o possono essere ribaltate specularmente, ottenendo figure all’apparenza diverse. I cartoni erano utilizzati anche per la pittura cavalletto.