Un gigantesco circo – cioè, di fatto, un ippodromo che poteva ospitare 5mila spettatori – costruito dagli antichi romani è stato rilevato sotto il suolo, ancora sepolto, grazie a tecnologie avanzate, con immagini satellitari e droni. Attorno all’antico impianto sportivo, numerosi altri edifici. Tutto da riportare alla luce.
E’ questo il risultato del lavoro compiuto da una società informatica spagnola con il sostegno della Provincia di Álava e del servizio musei dell’istituzione stessa.. La scoperta è stata presentata nelle ore scorse.
L’indagine è avvenuta in una zona di campagna della provincia basca, in cui sorgono alcuni capannoni industriali. L’area apparteneva all’antica città di Iruña- Veleia, della quale, finora, sono stati portati alla luce pochi resti.
Veleia, situata nell’attuale provincia di Álava nella Comunità Autonoma Basca, fu una fiorente centro romano.
Era Posizionata strategicamente lungo la strada romana ab Asturica Burdigalam, la strada Astorga-Bordeaux che univa i francesi della Gallia agli spagnoli. La rotabile romana correva in questa zona parallela alla costa del Golfo di Biscaglia.
Veleia divenne un importante centro urbano. Situata a 10 chilometri a ovest di Vitoria – oggi capitale dei Paesi Baschi – la città raggiunse una popolazione numericamente compresa tra cinque e diecimila abitanti, secondo alcune fonti storiche.
Nel corso dei secoli, Veleia attraversò diversi cicli di prosperità e declino, soprattutto nell’Alto Medioevo, quando, alla fine, fu definitivamente abbandonata.
L’indagine durante la quale sono stati rilevati il circo – che probabilmente fungeva da attrazione comprensoriale – e altri quartieri, consentirà di andare a colpo sicuro, con gli scavi.
Il lavoro è stato svolto dalla società Arkikus ( www.arkikus.com ), utilizzando foto antiche – utili per raccogliere dettagli orientativi poi scomparsi – e rilevamenti attuali svolti con immagini satellitari e fotografie e video girati con i droni, nonché con l’uso del sistema Lidar, di fatto un radar che, con tecnologia laser, consente anche la misurazione e la mappatura del territorio, in un’azione di telerilevamento.
Il meticoloso lavoro di ricognizione, portato avanti dal team Arkikus guidato dai fratelli Javier e Iker Ordoño, su un’area di 251 ettari, ha portato al rilevamento di centinaia di prove della presenza di edifici e infrastrutture di cronologia romana nel sottosuolo del sito, ancora da riportare alla luce dagli archeologi.
Tra questi spicca, per presenza e implicazioni, un imponente recinto di 280 m di lunghezza per 72 di larghezza la cui interpretazione non lascia spazio a dubbi: si tratta del ritrovamento di un circo romano, un edificio di intrattenimento in cui si svolgevano corse di cavalli e di bighe. L’edificio, secondo le prime stima, poteva contenere circa 5.000 spettatori.
Sarebbe il terzo circo romano conosciuto per la metà settentrionale della penisola iberica dopo quelli delle importanti Tarraco (capoluogo della Hispania citerior, attuale Tarragona) e Calagurris (città con il rango di “municipium”, attuale Calahorra) e, di essi, l’unico che conserva l’assetto originario in quanto non nascosto dall’attuale pianificazione urbanistica.
Inoltre, sono stati individuati elementi di pianificazione urbanistica organizzata sia all’interno che, soprattutto, all’esterno del recinto denominato oppidum o città tardiva di Veleia.
Sono chiaramente definite le strade (a volte portici), gli spazi pubblici, i quartieri residenziali, i possibili edifici di culto collettivo e le infrastrutture legate all’approvvigionamento idrico o ai servizi igienico-sanitari del tessuto urbano, tra gli altri. Tutto ciò denota la rilevanza che questa città ebbe in passato, non solo come tappa obbligata per i viaggiatori in viaggio lungo l’Iter XXXIV, la strada romana che andava da Astorga a Bordeaux.
Ma torniamo al circo, che ha una forma allungata e che somiglia a un ippodromo.
Il circo era un’imponente struttura rettangolare, estremamente allungata. Uno dei lati brevi presentava un elegante arrotondamento, mentre lungo l’altro si disponevano ordinatamente i carceres, i box da cui i carri partivano per la corsa. Lungo tutto il perimetro rimanente erano costruite le imponenti gradinate destinate al pubblico. Al centro dell’emiciclo delle gradinate, dominava il pulvinar: la tribuna d’onore, riservata agli ospiti più illustri.
L’edificio era un vero monumento, caratterizzato da due imponenti torri unite da una facciata solenne, e da vari locali di servizio. Questa struttura non solo serviva come punto di partenza per le gare mozzafiato dei carri, ma rappresentava anche un simbolo di potenza e grandezza per l’intera città.
Spesso – anche a causa del suo nome, che evoca un elemento circolare – il circo viene popolarmente confuso con l’anfiteatro o con il teatro. Ma è la forma diversa di questi edifici a darci indicazioni precise sugli spettacoli che erano offerti.
L’anfiteatro – come il Colosseo o l’Arena di Verona – si staglia come un cerchio allungato – quindi un’ellissi – un grande anello completo, ma schiacciato al perimetro, ai cui lati stavano i posti per il pubblico e, al centro, lo spazio per gli spettacoli dei gladiatori e delle belve.
Il teatro, invece è un semicerchio chiuso, a livello della linea del diametro, dalla presenza di un palco. Era utilizzato soprattutto, com’è ovvio, per la rappresentazioni teatrali e gli spettacoli di parola e canto.