Accessi impervi se non pericolosi. Per raggiungere il mondo dell’oscurità e delle ombre si scava per poi infilarsi nell’imbocco di una struttura verticale. Eccola. Là sotto, in fondo, si aprono le camere. Scure, inquietanti. Una delle stanze dell’aldilà appare come un’enorme struttura cava.
La necropoli di Saqqara, situata a circa 30 chilometri a sud del Cairo, continua così a rivelare tesori archeologici che aggiungono preziosi tasselli alla complessa storia dell’antico Egitto. Il Ministero egiziano per le Antichità ha annunciato ieri che una missione archeologica congiunta egiziano-giapponese, composta dal Consiglio Supremo delle Antichità e dall’Università di Kanazawa, ha portato alla luce una serie di tombe e sepolture risalenti a diverse epoche dinastiche, ampliando la nostra comprensione dell’utilizzo e dell’estensione di questa vasta area funeraria.
Le scoperte archeologiche
Durante gli scavi sul versante orientale di Saqqara, la missione ha individuato quattro tombe databili tra la fine della II dinastia (circa 2890-2686 a.C.) e l’inizio della III dinastia (circa 2686-2613 a.C.), oltre a più di dieci sepolture risalenti alla XVIII dinastia (circa 1550-1295 a.C.) del Nuovo Regno. Queste scoperte suggeriscono che la necropoli di Saqqara si estenda anche più a nord di quanto precedentemente documentato, indicando un utilizzo continuativo e diversificato del sito attraverso i secoli. Una città dei morti che appare sterminata, più ampia di quanto non si ritenesse. La vastità è determinata dal tempo amplissimo in cui furono realizzate le sepolture, che vennero poi completamente occultate dal tempo e dal terreno, come possiamo ben vedere nell’immagine qui sotto, relativa ai recentissimi ritrovamenti. E’ evidente che altre sepolture appariranno rimuovendo il terreno sabbioso che copre la pendice del colle, alla nostra sinistra, guardando la fotografia.
Le tombe delle II e III dinastia comprendono due mastabe in mattoni crudi – le mastabe sono edifici funerari tronco-piramidali, di cui, qui sopra, vediamo i resti superficiali – – e due tombe scavate nella roccia. Una di queste, situata vicino al margine settentrionale dell’altopiano di Saqqara, presenta una struttura superiore e un pozzo sigillato con una lastra di calcare all’ingresso della cavità e del corridoio che conducono alla camera funeraria. L’altra mastaba, adiacente al pendio roccioso, è costituita da una sovrastruttura in mattoni crudi e un pozzo rettangolare al centro. Nelle vicinanze sono stati rinvenuti vari oggetti, tra cui un piatto in alabastro egiziano e un vaso cilindrico massiccio, probabilmente databili alla fine della II dinastia (circa 2890-2686 a.C.) o all’inizio della III dinastia. Ma ciò che è inquietante è la stanza ampia, in fondo al pozzo, con questa mummia sdraiata.
Le sepolture della XVIII dinastia includono resti umani mummificati, accompagnati da manufatti come modelli in terracotta di cappelle funerarie, che fungevano da incensieri (nella foto qui sopra) frammenti di teste delle dee Iside e Afrodite, nonché pezzi di sarcofagi lignei e ceramiche. Questi ritrovamenti attestano l’uso di Saqqara come necropoli anche in tempi a noi relativamente più vicini, durante il Nuovo Regno (1550-1069 a.C.) , in particolare quando Menfi fu restaurata come capitale dopo l’espulsione degli Hyksos, una popolazione semita nomade localizzata a ovest dell’Eufrate nel territorio della futura Siria.
Funzione e struttura dei pozzi funerari:
I pozzi funerari erano scavati verticalmente nel terreno o nella roccia oppure costruiti con mattoni e pietre. Conducevano a camere funerarie sotterranee dove venivano deposti i defunti, insieme a vari oggetti funerari.
- Accesso alla camera funeraria: Il pozzo fungeva da ingresso alla camera funeraria, posta in profondità per proteggere il corpo del defunto e i beni sepolti dalle intrusioni e dai saccheggi.
- Protezione: La profondità del pozzo e la sua chiusura sigillata offrivano una prima linea di difesa contro i ladri di tombe. Dopo la sepoltura, il pozzo veniva sigillato per rendere difficile l’accesso.
- Simbolismo: I pozzi avevano anche un significato simbolico. Nell’immaginario egizio, potevano rappresentare l’idea di passaggio verso l’aldilà, una discesa verso il regno dei morti, simboleggiando il viaggio del defunto verso la rinascita o l’eternità.
- Variazioni: La profondità e la complessità dei pozzi variavano a seconda dello status sociale del defunto. Le tombe dei faraoni e dei nobili spesso presentavano pozzi più profondi e complessi rispetto a quelle delle persone comuni.
- Esempi: Le tombe dei faraoni del Nuovo Regno nella Valle dei Re spesso presentavano lunghi corridoi e rampe, ma alcuni sepolcri più semplici di funzionari o nobili includevano pozzi verticali che conducevano a camere funerarie.
Il contesto archeologico di Saqqara
Saqqara, località in cui è avvenuta la recente scoperta archeologica, è una delle necropoli più antiche e vaste dell’Egitto. Serviva, come luogo di sepoltura, la vicina città di Menfi, capitale dell’antico Egitto. Il sito ospita monumenti che coprono un arco temporale di oltre 3.000 anni, dal periodo arcaico fino all’epoca greco-romana. Tra i monumenti più celebri vi è la piramide a gradoni del faraone Djoser (scomparso attorno al 2660 a.C.).
Le recenti scoperte arricchiscono ulteriormente la comprensione della complessità e dell’importanza di Saqqara come centro funerario. La presenza di tombe e sepolture di epoche diverse evidenzia la continuità dell’uso del sito e la sua rilevanza attraverso le varie fasi della storia egizia. Inoltre, il ritrovamento di sepolture della XVIII dinastia offre nuove informazioni sul periodo del Nuovo Regno, un’epoca di grande prosperità e potenza per l’Egitto.