Una filiera romana composta da un macello, da un centro di conciatura e produzione delle colle, da un laboratorio per la realizzazione di calzature è stata scoperta durante scavi archeologici preventivi svolti dall’Inrap a sud-ovest dell’abitato di Thérouanne, lungo la Via Comunale dell’Abbazia di Saint-Augustin, alla base del versante settentrionale del “Lys”.
Thérouanne è un comune francese di 1.099 abitanti situato nel dipartimento del Passo di Calais, nella regione dell’Alta Francia.
La cittadella artigianale romana in cui si macellavano gli animali e si realizzavano scarpe era completata dalla bottega di un vetraio – che realizzava anche piccoli lavori in ferro, tra i quali forse i tacchetti delle scarpe – e, probabilmente da un mulino. Un isolato esclusivamente produttivo, originato dalla presenza di un canale ricavato dal fiume Lys, fondamentale per l’igiene del macello, per lavaggi della conceria e come discarica. L’attività di trasformazione della materia prima di origine animale è testimoniata non solo dai resti delle bestie – macellate sempre con la stessa modalità, secondo un approccio “industriale” – ma dal ritrovamento di numerose scarpe e di ritagli di cuoio, residui della lavorazione delle calzature.
La scoperta è avvenuta in un’area in cui sarà realizzato un impianto di depurazione delle acque reflue della zona.
“L’antico sito rinvenuto durante lo scavo corrisponde ad un quartiere artigianale sviluppatosi durante il Primo Impero a sud-est della città, lungo un canale del “Lys”. – dicono gli archeologi dell’Inrap – La posizione dei resti in fondo al pendio sul lato nord del fiume ne ha favorito la conservazione. Erano infatti sigillate da alluvioni legate alle piene del fiume e da colluvioni provenienti dal pendio. L’antico sito è stato così rapidamente ricoperto da uno strato di sedimenti, che ha raggiunto uno spessore da 2,50 m a 3 m, che lo ha preservato notevolmente”.
L’isolato artigianale si affacciava da una parte e dall’altra di una strada che finiva sul canale stesso, in una banchina probabilmente utilizzata per il trasporto degli animali e delle merci
Ancora più eccezionale è il ritrovamento della bottega di un vetraio che svolgeva, utilizzando il calore prodotto dai forni, anche lavori di piccola metallurgia, con la realizzazione di ganci e altri oggetti d’uso comune, nonché forse, i tacchi metallici che servivano per la realizzazione delle calzature chiodate romane e che sono stati trovati nel fondo del canale.
“In questo opificio – spiegano gli archeologi dell’Inrap – è stato scoperto anche un cilindro di vetro blu, destinato ad essere fuso, e, in una delle fornaci, una “goccia” di vetro altrettanto blu. Lo scavo dell’edificio (ancora in corso) ha individuato diverse fasi di occupazione legate ai forni. All’interno dell’edificio erano previsti anche interventi di metallurgia fine. Lo scavo del canale ha restituito una grandissima quantità di scarti di macellazione di ossa bovine. In epoca antica, all’attività di norcineria si affiancavano le attività connesse (conceria, fabbricazione di tavolette, fabbricazione di colla). Qui la lavorazione del cuoio è rappresentata dal ritrovamento, ancora nelle colmate del canale, di numerose scarpe in cuoio con suole borchiate e numerosi ritagli triangolari di cuoio, indizi della probabile presenza nel settore di un calzolaio e di una conceria che, come il macellai, avrebbero usato il fiume come discarica”.
Le poche prove effettuate nel sedimento del fiume hanno restituito reperti abbondanti ed estremamente ben conservati. Numerose sono le monete, i piccoli oggetti in bronzo con dorature, i tacchi chiodati, le spille e le raffinate spille dorate. Sono stati rinvenuti anche oggetti di maggiori dimensioni come gaff (oggetti relativi alla navigazione), chiavi, piatti e aste metalliche.