Avevano ereditato il libro da un antenato pittore. E il romanzo – Storia di un contadino, di Émile Erckmann e Alexandre Chatrian – non era stato più sfogliato. Se ne stava in una casa olandese, in biblioteca. Dopo circa 140 anni, gli eredi del pittore Anthon van Rappard, hanno individuato il libro – menzionato da una lettera di Van Gogh – e, dentro di esso, hanno trovato il segnalibro – 28 per 5 centimetri -che contiene, impaginate in verticale, tre figure contadine.
Anthon van Rappard, (Zeist 1858 – Santpoort-Zuid 1892), destinatario del libro e del segnalibro personalizzato, era un pittore olandese che si era formato nel prestigioso atelier di Lawrence Alma-Tadema e che godeva di un certo successo. Per circa quattro anni fu amico di Vincent Van Gogh e i due si scambiarono diverse lettere, tra il 1881 e il 1885, anno in cui l’amicizia fu bruscamente interrotta per una dura critica che Anthon van Rappard indirizzò a una litografia di Van Gogh. Quest’ultimo interruppe il rapporto e, con rabbia, strappò un ritratto dell’ex amico, realizzato l’anno precedente.
Libro e segnalibro erano stati inviati due anni prima della rottura dell’amicizia, nei primi giorni di giugno del 1883. “Penso che troverai l’Erckmann-Chatrian di tuo gradimento”, assicurava Van Gogh al collega, in una lettera del 15 giugno, dove lo avvertiva della spedizione del libro libro stesso. Histoire d’un Paysan – il volume in questione – era un resoconto della Rivoluzione francese osservata dal punto di vista di un contadino alsaziano. E’ interessante occuparci brevemente del soggetto del volume perchè indica un punto di condivisione politica e tematica tra Van Gogh e l’amico pittore. Fondamentalmente Van Gogh invia all’amico un testo che è – anche – un programma politico – socialdemocratico, con venature cristiane – nel quale l’autore – e il pittore stesso – non si colloca nè con la destra dei nobili e del clero alto, nè con la sinistra giacobina, individuando una terza via.
Michel Bastien, nella finzione romanzesca, scrive: “Molti altri, lo so, hanno raccontato la storia della Rivoluzione a modo loro. Alcuni hanno detto che le persone erano molto più felici prima dell’89! Questi erano nobili, e sono sicuro che le loro idee non si diffonderanno mai tra di noi. Altri, cosiddetti giacobini, hanno raccontato le stragi, le deportazioni, la trasformazione delle chiese in stalle, come le cose più belle della Rivoluzione. Non ha senso! I massacri sono sempre stati e sempre saranno cose terribili”.
Il libro, sul quale c’è la scritta: Vincent – rimase in possesso di van Rappard fino al 1892 – anno della morte dell’artista – poi passò alla sua famiglia, che infine, recentemente, lo ha venduto al Van Gogh museum, compreso il segnalibro.