Press "Enter" to skip to content

Trovata scultura di 51mila anni fa (un fallo?) realizzata da un Neanderthal, un nostro misterioso cugino


Un osso – ricavato dalla zampa di un cervo gigante – bollito e inciso con motivi regolari che interloquiscono con una forma antropomorfa- è stato trovato e studiato in un giacimento archeologico riferito agli uomini di Neanderthal, in Germania. Dalla scoperta dei primi resti fossili nel XIX secolo, l’immagine del Neanderthal è sempre stata quella di un ominide molto più primitivo e impacciato, rispetto ai nostri diretti antenati, i Sapiens. Da tempo si sa che i Neanderthal erano invece in grado di modellare efficacemente strumenti e armi. Ma avrebbero potuto anche realizzare ornamenti, gioielli o persino arte? Un gruppo di ricerca guidato dall’Università di Göttingen e dall’Ufficio statale per il patrimonio della Bassa Sassonia ha analizzato un nuovo ritrovamento dalla Grotta dell’Unicorno sulle montagne tedesche dell’Harz. I ricercatori concludono che – a differenza di quanto si era ritenuto nel passato – i Neanderthal avevano notevoli capacità cognitive. I risultati dello studio sono stati pubblicati su Nature Ecology and Evolution .

Ma chi erano gli uomini
di Neanderthal?

L’Homo neanderthalensis – Neanderthal è il luogo tedesco in cui furono trovati i primi resti – è un ominide affine all’Homo sapiens che visse nel periodo paleolitico medio, compreso tra i 200.000 e i 40.000 anni fa. Convissuto nell’ultimo periodo della sua esistenza con lo stesso Homo sapiens – cioè i nostri antenati – l’Homo neanderthalensis scomparve in un tempo relativamente breve, evento che costituisce un enigma scientifico oggi attivamente studiato. In Oriente, dove il Neanderthal era particolarmente diffuso avvennero alcune ibridazioni con l’homo sapiens. Ma da quanto risulta, fino ad oggi, non possiamo generalmente considerare questo ominide come un nostro antenato. Più piccolo e muscoloso rispetto al sapiens, dotato di un forte prognatismo e di una fronte sfuggente, il Neanderthal europeo sarebbe stato di pelle molto chiara ed avrebbe avuto i capelli rossi. Secondo alcune ipotesi, i Neanderthal sarebbero stati sterminati dai nostri antenati, più violenti e feroci.

Alcuni studi del 2010 suggeriscono, tra alcune ipotesi probabili relative alla vicinanza genetica tra H. neanderthalensis e H. sapiens, che ibridazioni fra i due possano avere avuto luogo nel Vicino Oriente tra 80.000 e 50.000 anni fa, per la presenza nell’uomo contemporaneo di una percentuale tra 1 e il 4% di materiale genetico specificamente neandertaliano. Tali tracce genetiche sono presenti negli eurasiatici e nei nativi americani, ma non negli africani subsahariani.

Ma torniamo all’osso inciso che ha una forma fallica e, al tempo stesso, antropomorfa. Nelle montagne dell’Harz dal 2019 si sono svolti scavi importanti scavi che hanno consentito di scoprire strati ben conservati di manufatti culturali del periodo di Neanderthal nell’area di ingresso – crollata con il tempo – della grotta. Tra i resti conservati di una caccia, un osso della zampa di un cervo, lavorato, si è rivelato una scoperta sensazionale. Dopo aver rimosso il terreno attaccato all’osso, è stato rivelato uno schema angolare di sei tacche. “Ci siamo subito resi conto che questi non erano segni fatti dalla macellazione dell’animale, ma erano chiaramente decorativi”, afferma il capo degli scavi, il dott. Dirk Leder dell’Ufficio statale per il patrimonio della Bassa Sassonia. L’osso doveva essere prima bollito per scolpire il modello nella superficie dell’osso ammorbidito con strumenti di pietra e il lavoro avrebbe richiesto circa 1 ora e mezzo. Il piccolo osso apparteneva a un cervo gigante ( Megaloceros giganteus ). “Probabilmente non è una coincidenza che l’uomo di Neanderthal abbia scelto l’osso di un animale impressionante, dotato di enormi corna per la sua scultura”, afferma la professoressa Antje Schwalb dell’Università tecnica di Braunschweig, coinvolta nel progetto.

Il team del laboratorio Leibniz dell’Università di Kiel ha datato l’osso scolpito a oltre 51.000 anni utilizzando la tecnologia di datazione al radiocarbonio.
“Il fatto che la nuova scoperta della Grotta dell’Unicorno risalga a così tanto tempo fa dimostra che i Neanderthal erano già in grado di produrre indipendentemente modelli sulle ossa e probabilmente anche di comunicare usando simboli migliaia di anni prima dell’arrivo degli umani moderni in Europa”, afferma il capo del progetto Professor Thomas Terberger del Dipartimento di Preistoria e Storia antica dell’Università di Göttingen e dell’Ufficio statale per il patrimonio della Bassa Sassonia. “Ciò significa che i talenti creativi dei Neanderthal devono essersi sviluppati in modo indipendente. L’osso della Grotta dell’Unicorno rappresenta quindi l’oggetto decorato più antico della Bassa Sassonia e uno dei reperti più importanti del periodo di Neanderthal in Europa centrale”.