Trovato negli scarichi delle terme romane un blocco di preziosissima porpora. A cosa serviva. E come finì per essere perduto

Le tracce del passaggio di Settimio Severo e della moglie, la madre degli accampamenti. Nello stesso scarico trovate centinaia di perline di collane o braccialetti e gemme incise, probabilmente appartenenti a frequentatrici dei bagni

Un raro oggetto archeologico, ritenuto l’unico del suo genere nell’ex impero romano, è stato scoperto a Carlisle, tra i resti di una città romana nel Regno Unito. Si tratta di un blocco di porpora o viola imperiale romano – Viola di Tiro -. Il pigmento pittorico è stato trovato come parte del progetto Uncovering Roman Carlisle.

Il pezzo della morbida e misteriosa sostanza viola è stato scoperto negli scarichi di uno stabilimento balneare romano, all’interno del terreno del Carlisle Cricket Club.

La parte delle fognature rinvenuta si riferisce ad un edificio monumentale con terme costruito nel III secolo, al tempo dell’imperatore Settimio Severo. Il porpora è stato testato con il supporto della British Geological Society e ulteriori analisi sono in corso con l’Università di Newcastle.

Gli esperti dell’Università di Newcastle hanno dimostrato che si tratta di materiale organico e che contiene bromo e cera d’api: questo quasi certamente indica che si tratta di porpora, il colore associato alla corte imperiale nell’impero romano. Ora si tratta di capirne, nel caso specifico, l’uso. La presenza di cera potrebbe costituire un involucro protettivo isolante per il trasporto del prezioso materiale, ma , al tempo stesso, potrebbe indicare il fatto che il blocco potesse appartenere a un pittore chiamato ad affrescare o a decorare l’area termale. I Romani utilizzavano la tecnica dell’encausto, una pittura che utilizza la cera come additivo da surriscaldare per ottenere un effetto serico dei colori stessi e al tempo stesso un potenziamento cromatico e una protezione dall’umidità, nell’opera finita. Si può pensare che il prezioso colore, a Carisle,, potesse essere utilizzato nell’ambito della pittura. E che il grumo fosse caduto nell’acqua della piscina o di una fontana e che fosse finito nello scarico.

Il progetto archeologico in corso – realizzato da una partnership tra Cumberland Council, Carlisle Cricket Club, Tullie e Wardell Armstrong LLP – ha permesso di trovare i resti di un grande edificio e – negli scarichi delle terme – numerosissimi sigilli di pietre dure incisi e grani di collane, probabilmente perduti dalle donne che frequentavano le terme stesse. Sono i soggetti delle incisioni a indurre a pensare che questi oggetti smarriti appartenessero al genere femminile. E’ probabile che Settimio Severo avesse incentivato la presenza

Frank Giecco, direttore tecnico di Wardell Armstrong, ha dichiarato: “Per millenni il Tyrian Purple è stato il colore più costoso e ricercato al mondo. La sua presenza a Carlisle, insieme ad altre prove provenienti dagli scavi, rafforza l’ipotesi che l’edificio fosse in qualche modo associato alla corte imperiale dell’imperatore Settimio Severo che si trovava a York e forse si riferisce ad una visita imperiale a Carlisle”. Secondo altre ipotesi, l’imperatore e la moglie avrebbero qui soggiornato. Palazzo e terme potrebbero essere stati costruiti proprio con fondi imperiali per dare agli ufficiali, alle famiglie, ai coloni romani e ai vertici degli abitanti celti luoghi di incontro e di svago, simili a quelli della capitale o delle principali città dell’impero.

“Altre prove – prosegue l’archeologo Giecco – sono un’iscrizione in pietra dedicata all’imperatrice Giulia Domna. La data dell’edificio monumentale – tra i più grandi del Vallo di Adriano – coincide con le campagne dell’imperatore Settimio Severo in Scozia e un’antica fonte attesta che Settimio Severo era a Carloforte. Altro indizio è l’alta qualità degli oggetti scoperti nello stabilimento balneare, come la concessione dello status civico alla capitale tribale celtica; che in effetti è l’inizio della città di Carlisle”.

“È l’unico esempio che conosciamo nel Nord Europa, forse l’unico esempio di un campione solido di pigmento nel forte di pigmenti pittorici inutilizzati in qualsiasi parte dell’Impero Romano. Ne sono stati trovati esempi in dipinti murali (come a Pompei) e anche in alcuni sarcofagi dipinti, di alto rango, provenienti dalla provincia romana dell’Egitto.

Tyrian Purple è composto da migliaia di conchiglie frantumate provenienti dal Mediterraneo orientale, dal Nord Africa o dal Marocco. Era incredibilmente difficile da produrre ed era costoso e valeva più dell’oro.

È stato prodotto soprattutto intorno alla città di Tiro, nel Mediterraneo orientale, da cui prende il nome. Tiro si trova nel Libano moderno. Veniva prodotto anche in Nord Africa e anche al largo delle coste del Marocco.

L’imperatore Settimio Severo era originario della Libia, nel Nord Africa, e sua moglie Giulia Domna era siriana.

Re e imperatori vestiti di porpora di Tiro dall’età del bronzo, ai persiani, ad Alessandro Magno, a Cleopatra VII, ai romani e poi Carlo Magno e i bizantini. A volte la tintura veniva usata sui vestiti, ma veniva anche usata per dipingere le pareti dei grandi edifici pubblici e delle case e delle proprietà dell’élite (comprese le pareti degli stabilimenti balneari).

La consigliera Anne Quilter, membro esecutivo del Cumberland Council per i luoghi vivaci e sani, ha dichiarato:

“Questa è una notizia entusiasmante per Carlisle e per la nostra area più ampia. Dopo il ritrovamento delle due teste monumentali romane e degli altri oggetti preziosi, il progetto sta portando alla luce alcuni reperti affascinanti e significativi a livello globale. Sono previsti ulteriori scavi, nonché l’opportunità di visitare il sito e vedere i lavori innovativi in ​​corso”.

Il pluripremiato scavo archeologico comunitario, Uncovering Roman Carlisle (URC), tornerà alle terme romane di Carlisle per scoprire altri misteri rimasti del sito.

La porpora è un pigmento antico di origine animale, noto sin dai tempi antichi. Questo pigmento, estratto dal murice comune, un tipo di mollusco gasteropode, è stato utilizzato per tingere stoffe e tessuti, rappresentando un simbolo di status e prestigio.

Le varie tonalità di porpora, che vanno dal rosso al blu-viola, erano ottenute attraverso differenti processi di preparazione. Il colore più ambito era il rosso porpora, simile al colore del sangue e del fuoco, che richiedeva un gran numero di molluschi per tingere anche solo un capo di abbigliamento.

Questo pigmento era particolarmente resistente ai lavaggi, rendendolo estremamente prezioso e accessibile solo a pochi privilegiati. Inizialmente riservato all’uso sacro e regale, la porpora divenne popolare anche tra gli aristocratici romani, che la utilizzavano per abbellire i propri indumenti.

I Fenici furono i precursori nella produzione di questo pigmento, che portò prosperità alle città di Tiro e Sidone, oltre che ad altre città mediterranee. Tuttavia, la tecnica per la produzione della porpora andò perduta in Europa fino al suo riscoperta nel 1833.

Nell’antichità, il concetto di colore era associato alla sostanza che lo produceva, e quindi il termine “porpora” poteva indicare una vasta gamma di sfumature, dal rosso al viola, a seconda del processo di estrazione e preparazione. Questo rende il termine “porpora” ambiguo, poiché può corrispondere a varie tonalità di colore.

In italiano e in altre lingue, come l’inglese e lo spagnolo, il termine “porpora” può essere associato a colori molto diversi tra loro. Ad esempio, in inglese, “purple” può indicare sia il colore porpora che il viola, mentre “violet” si riferisce specificamente al colore spettrale violetto.

Infine, per antonomasia, il termine “porporato” è utilizzato per indicare un cardinale o un prelato della Chiesa cattolica.

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Maurizio Bernardelli Curuz
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