Perchè tanti bambini – almeno 47 – furono posti a dormire, per sempre, in quelle cinque stanze dell’antica villa romana, dove furono messi pure lacerti di cuccioli di cane e altri oggetti del repertorio oscuro? I piccoli furono adagiati su tegole o sistemati all’interno di vasi. Ad alcuni fu occluso il grido con un sasso. La villa era in rovina.
Era il quinto secolo dopo Cristo. L’edificio era ormai abbandonato, da un paio di secoli ma una piccola comunità dislocata nei dintorni tornò in quel luogo per una cerimonia reiterata, svolta però in un lasso limitato di tempo.
Oltre ai bambini d’età compresa tra un periodo prenatale e i 10 anni gli archeologi hanno trovato, nelle stesse stanze e nelle stesse pile una bambola intagliata nell’osso e privata degli arti, un braccialetto infantile, una coppia di calderoni di bronzo, messo uno sopra l’altro; una pentola in posizione rovesciata, al di sotto della quale si nascondeva un recipiente in vetro per il versamento di liquidi e un osso di mammifero.
Gli strati portati alla luce hanno rivelato la contemporanea deposizione di interessanti resti animali e vegetali, come un artiglio dal tallone di un corvo, parte dei resti di un rospo, caprifoglio bruciato e carbonizzato, e lacerti di una dozzina di cagnolini di 5-6 mesi d’età, di un esemplare canino di circa un anno e l’incisivo di un cane adulto. Nonostante la cristianizzazione fosse avanzata, qui non appare alcun segno cristiano.
Siamo in Umbria. Il sito archeologico sarà oggetto di altre ricerche. Lo ha annunciato il sindaco. Si tornerà a scavare. E questa potrebbe essere la volta buona per fare luce su tutti i “misteri” di Poggio Gramignano, frazione di Lugnano in Teverina, un comune italiano di 1.437 abitanti della provincia di Terni, in Umbria. I risultati dei referti di laboratorio lasciano intendere che i piccoli avessero preso la malaria.
Le prime testimonianze verificate sulla malaria risalgono al 2700 a.C. in Cina. I Romani riuscirono ad ostacolare la diffusione di questo male, ma probabilmente il crollo dell’Impero coincise – tra gli altri gravissimi problemi – con la diffusione dell’agente patogeno del Plasmodium falciparum. Il caso dei piccoli della villa umbra sarebbe il primo caso certificato in Italia. Fu forse un avvenimento nuovo che fece pensare all’intervento delle Lamie, di Ecate e delle creature notturne?
Si pensò che i bambini avessero qualcun altro dentro di sé? Perchè l’uso di sassi per bloccarli o non farli parlare? Se non Ecate – alla quale si riferirebbero i cagnolini sacrificati – gli adulti che gestirono le sepolture pensarono proprio all’intervento delle Lamie, mostri femminili che, secondo la credenza popolare classica e medioevale, uccidevano i bimbi stessi e ne succhiava il sangue? L’anomalia del sito è legata non tanto alla tecnica di sepoltura, in sè, quanto al numero di bambini e ai materiali non pertinenti in altri tipi di sepolture. Anche l’uso di sassi utilizzati come elementi occlusivi della bocca non è perfettamente in linea con un quadro fisiologico di inumazione.
Chi svolse la cerimonia del V secolo scelse cinque stanze della villa di quelle che, in origine, erano riservate alle servitù. Gli archeologi hanno trovato 18 feti, 22 neonati e solo 7 bambini di età superiore ai sei mesi; di questi solo uno mostra un’età di 2-3 anni o forse di più. Tutti messi lì, in poco tempo.
La presenza di piccoli cani lascerebbe intendere che sia avvenuto un sacrificio a Ecate.
L’archeologo David Soren ritiene plausibile che la destinataria dei rituali fosse proprio Ecate, deità ctonia e psicopompa, collegata al culto dei morti e, specificamente, all’accompagnamento dei morti prematuri; è significativa l’associazione del suo culto ai cani e, in particolare, ai cuccioli.
Ecate era la dea della magia e degli incroci ed era la potente signora dell’oscurità, regnava sui demoni malvagi, sulla notte, la luna, i fantasmi, i morti. Era invocata da chi praticava la magia nera e la negromanzia.
La cagna è la sua compagna e il suo equivalente animale e una delle forme più usuali di offerte era lasciare della carne ai crocicchi. A volte gli stessi cani le venivano sacrificati. Tutto sembrerebbe un po’ più chiaro, anche se restano tante zone d’ombra.