Uno spettro si aggira tra Boscoreale e Pompei. Il Parco fa luce su questa divinità inquietante e sulla sua casa

Inizialmente si pensò che i reperti venuti alla luce nel Complesso dei riti magici appartenessero a una sibilla, che qui svolgesse i propri riti. Studi recenti hanno invece ipotizzato che l’edificio, dal 62 d.C. fino al momento della sua distruzione causata dall’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C., fosse destinato proprio alle celebrazioni del dio Sabazio  venerato anche dal proprietario di una domus vicina, che possedeva un busto in bronzo del dio. In effetti, questo vasto complesso, composto da tre ampie aree aperte sulle quali si aprono piccole stanze secondo una planimetria peculiare, può essere difficilmente identificato come semplice domus.

Nuovi reperti svelati all’Antiquarium di Boscoreale, che ha recentemente riaperto le sue porte al pubblico, stanno attirando l’attenzione degli appassionati di storia. In particolare, uno dei punti salienti della collezione è una vetrina dedicata al culto di Sabazio, una divinità di origine orientale che guadagnò popolarità nell’Impero romano nei primi anni del suo regno. “Considerando che nell’altra vetrina è esposto il cosiddetto vaso magico proveniente dal Complesso dei riti magici di Pompei, dedicato al culto di Sabazio – dicono gli archeologi del Parco di Pompei – si è ritenuto opportuno focalizzare l’attenzione su questo culto molto particolare, di origine orientale, diffusosi nel mondo romano nei primi anni dell’Impero”.
Nella vetrina sono infatti esposti un bustino in bronzo di Sabazio, una mano pantea, un corno potorio (rython) ed una coppa con offerte.

Tra le meraviglie esposte, spicca un busto bronzeo del dio stesso, presumibilmente realizzato in un atelier artistico orientale. Questo busto è notevole per il suo dettagliato decorativismo e la raffigurazione naturalistica delle offerte che Sabazio tiene nelle sue mani. L’arte che lo circonda richiama lo stile egizio-ellenistico del II secolo a.C.

Sabazio, una divinità legata alla fertilità e alla vegetazione, ha le sue radici nella regione traco-frigia ed è un perfetto esempio del sincretismo religioso che ha caratterizzato l’Impero romano in epoca imperiale. Era legata a riti misterici e la pratica del culto era spesso occulta. Le autorità non volevano che le popolazioni ne fossero inquietate. La statua bronzea del dio inquietante è montata su una sottile piastra a forma di stella, utilizzata per fissarla su un supporto ligneo.

Il busto stesso è ben modellato, con una spalla adornata da una pelle caprina. Il volto è notevole per la sua acconciatura con capelli ondulati che cadono sulla nuca, accompagnati da un nodo tra due riccioli a spirale. Ulteriori riccioli decorativi adornano le tempie. La testa è ornata da un tralcio di edera annodato sulla nuca e fermato alle tempie e sulla fronte da un fiore d’argento gemino. Il volto è caratterizzato da una fronte corrugata, una barba riccamente fluente e baffi lunghi con punte curve verso l’interno, incorniciando una bocca dalle labbra carnose.

Interessante è il fatto che alcuni attributi del busto richiamano anche Bacco, in particolare una variante chiamata Bacco ctonio. Questa sovrapposizione di attributi suggerisce un’assimilazione sincretica tra le due divinità, Sabazio e Bacco, probabilmente dovuta a aspetti comuni che ne hanno favorito la diffusione.

Probabilmente nella zona pompeiana uno dei principali punti di riferimento era quella del Complesso dei riti magici. Nel 2022 gli archeologi hanno portato alla luce – accanto ai diversi livelli della struttura – monete tagliate o bucate da azioni specifiche – probabilmente connesse con un rituale magico –  e minuscoli vasi che erano stati sepolti nel terreno, durante una cerimonia fondativa-sacrificale, a base di fuoco e di consumazione rituale del cibo.

“Si tratta di una casa adibita all’esercizio di riti magici per adepti e avventori. -spiegano gli archeologi – Il nome stesso del complesso si deve al ritrovamento di due “mani magiche” in bronzo, ispirate al dio della vegetazione, Sabazio, e di due vasi sacrificali in terracotta. I vasi stessi erano decorati a rilievo con immagini di lucertole, serpenti, testuggini, grappoli d’uva e pane che alludevano alle divinità agrarie e alle forze della natura, che qui venivano magicamente ammansite e propiziate. In una stanza situata nei pressi dell’ingresso è individuata la sala destinata ad incontri propiziatori e ai banchetti votivi. Nel cortile vi era un’ara dietro cui si apriva l’esedra destinata a riti magici, come spiegherebbero alcuni graffiti”.

Sabazip è il cavaliere e dio padre del cielo dei Frigi e dei Traci. Sebbene i greci vedessero Sabazio frigio sia come Zeus che come Dioniso, le sue rappresentazioni, anche in epoca romana , lo mostrano sempre a cavallo, come un dio cavaliere nomade, che brandisce il suo caratteristico bastone del potere. Anche a Roma il culto manifestò elementi misterici e magici e venne fortemente osteggiato, perchè creava elementi di inquietudine tra la popolazioni. Forse per questo gli adepti si trovavano in spazi riservati, cercando di non dare nell’occhio.

Una mano del dio Sabazio

Inizialmente si pensò che i reperti venuti alla luce nel Complesso dei riti magici appartenessero a una sibilla, che qui svolgesse i propri riti. Studi recenti hanno invece ipotizzato che l’edificio, dal 62 d.C. fino al momento della sua distruzione causata dall’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C., fosse destinato proprio alle celebrazioni del dio Sabazio  venerato anche dal proprietario di una domus vicina, che possedeva un busto in bronzo del dio. In effetti, questo vasto complesso, composto da tre ampie aree aperte sulle quali si aprono piccole stanze secondo una planimetria peculiare, può essere difficilmente identificato come semplice domus.

Oltre che per quest’ultima fase di vita, il Complesso dei Riti Magici si presenta interessante per tutta la sua storia edilizia. Si è generalmente supposto, infatti, che questa singolare struttura si imposti su un’area originariamente occupata da una serie di “case a schiera” costruite fra il III e il II secolo a.C., successivamente accorpate a formare un’abitazione più grande, ristrutturata e riorganizzata a più riprese nei secoli

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Maurizio Bernardelli Curuz
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