Scoprono monete rinascimentali e bolle commerciali antiche in un palazzo coperto nel 1618 dalla frana di Piuro che provocò 1200 vittime

In quell'oscura giornata, una massiccia frana si staccò dal Monte Conto, cancellando praticamente Piuro dalla mappa. Gli sforzi di soccorso tempestivi provenienti da Chiavenna, coordinati dal commissario grigionese Fortunato Sprecher, non poterono fare nulla contro la furia della natura. Le vittime, stimate dallo stesso Sprecher in 900, furono successivamente valutate in 1.200 dallo storico Benedetto Parravicini

Monete e bolle commerciali del 1600 sono stati trovati in queste ore, tra le rovine di un palazzo distrutto in quell’epoca da una frana immane che cancellò il paese di Piuro, provocando un migliaio di vittime e il seppellimento dell’intero paese.
La notizia dei nuovi ritrovamenti, nel corso degli scavi archeologi che stanno permettendo il recupero di parte delle strutture, tra i quali i resti di nobili palazzi, viene data dal sindaco Omar Iacomella.

“Nelle ultime ore – dice il sindaco Iacomella – grazie al proficuo lavoro dell’Università di Verona, sono rinvenuti i muri perimetrali di una parte del giardino di Palazzo Bavele a continuazione verso ovest del borgo di Piuro partendo da Palazzo Vertemate di Belfort.
Dopo un’approfondita indagine e rilevamento delle aree grazie anche al servizio dell’Associazione SOS Metaldetector Nazionale sono comparse una serie di monete del XVI secolo in argento e alcuni elementi di carattere commerciale (bolle) che ci indicano che la famiglia proprietaria del Palazzo ha avuto contatti commerciali importanti con Venezia e i suoi porti (sia in import che export)”.

“Le monete in argento ritrovate sono tutte del periodo rinascimentale quindi monete in circolazione (a differenza delle monete di Mot del Castel che essendo molto più antiche, anche di 1200 anni, certificano l’area più antica dell’insediamento del Castrum romano, sicuramente in disuso o trasformato al momento della frana del 1618). – prosegue Omar Iacomella – Le monete inoltre appartengono a zecche dell’area padano-lombarda e veneta, alcune provenienti dalle aree dei Grigioni. Quindi i commerci di questa famiglia sono più contenuti rispetto ai Vertemate (cfr. monete arabe e polacche ritrovate nel 1988 nella Mera). Tutti questi ritrovamenti sono stati registrati nelle terre di scavo sul giardino in quanto il crollo dell’edificio/Palazzo è riconducibile alla frana che dal Monte Conto ha travolto Piuro in direzione nord-est. Ovviamente se nel futuro si continueranno gli scavi verso Borgonuovo, ci si aspetta una continuazione dei palazzi e giardini fino all’abitato attuale. Ma non abbiamo ancora finito, siamo solo all’inizio di questa incredibile storia”.

Piuro ha oggi 1.881 abitanti. Si trova a nord-ovest del capoluogo di provincia, Sondrio.

Qualcuno – a partire dal passato – fa derivare il toponimo “Piuro” dal latino “plorare,” che significa “piangere.” Johann Guler von Wyneck, Governatore Generale della Valtellina nel 1587-88, suggeriva che il nome potrebbe essere un ricordo di un’antica catastrofe che distrusse il borgo di Belforte nel IX secolo, quando la regione era sotto il dominio dei Grigioni.

Tuttavia, la vera tragedia colpì Piuro secoli dopo, il 4 settembre 1618 (in quanto i Grigioni non avevano ancora adottato il calendario gregoriano, considerato il 25 agosto). In quell’oscura giornata, una massiccia frana si staccò dal Monte Conto, cancellando praticamente Piuro dalla mappa. Gli sforzi di soccorso tempestivi provenienti da Chiavenna, coordinati dal commissario grigionese Fortunato Sprecher, non poterono fare nulla contro la furia della natura. Le vittime, stimate dallo stesso Sprecher in 900, furono successivamente valutate in 1.200 dallo storico Benedetto Parravicini.

I pochi superstiti e gli abitanti di Piuro che sfuggirono alla tragedia fondarono Borgonuovo, una delle frazioni che conservano ancora il nome originale a livello comunale. Questa catastrofe, che risuonò in tutta Europa, venne citata secoli dopo da eminenti figure come Ludovico Antonio Muratori e Immanuel Kant.

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Maurizio Bernardelli Curuz
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