Trovato poche ore fa in un terreno presso un castello abbandonato. Oro e smalto. Cosa rappresenta. La storia del luogo. L’epoca

Gli storici evidenziano una fase di occupazione abitativa del castello nel Seicento, periodo al quale risale l'anello appena scoperto. L'oggetto prezioso è stato segnalato al servizio nazionale, come prevede la corretta procedura indicata dalla legge
I ruderi del castello – Row17 Creative Commons Attribution-Share Alike 2.0 – e l’anello trovato in un campo dei dintorni – Rights Holder: National Museum Wales -.

di Redazione
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20 gennaio 2024 – In queste ultime ore è stato rinvenuto un anello d’oro risalente al primo Seicento – caratterizzato da uno smalto decorato da un teschio candido, circondato dall’iscrizione “Memento mori” – in un campo nel Galles, nelle vicinanze del sito del castello di Carreghofa. Quest’ultimo, un’antica fortificazione normanna in legno e muratura situata nel villaggio di Carreghofa, Galles – il paese ha una popolazione di circa 700 abitanti e dista 247 chilometri da Londra – ebbe un ruolo cruciale tra il 1101 e il 1236 durante scontri tra forze rivali gallesi e inglesi.

Rights Holder: National Museum Wales CC License: CC BY 2.0 DEED

Gli storici evidenziano una fase di occupazione abitativa del castello nel Seicento, periodo al quale risale l’anello appena scoperto. L’oggetto prezioso è stato segnalato al servizio nazionale, come prevede la corretta procedura indicata dalla legge-

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“Caratterizzato da un motivo “Memento mori” – affermano gli studiosi inglesi, che hanno redatto la scheda del reperto – l’anello presenta una lunetta piatta, con ogni lato inciso da un lobo semicircolare sporgente a forma di foglia, formando così un disegno quadrilobato. La superficie esterna della lunetta è decorata con uno smalto bianco che colora un teschio, accompagnato dall’iscrizione in corsivo: “+ Memento Mori”. Le spalle dell’anello presentano volute in smalto verde con “steli” in smalto bianco sotto. A causa delle lunga permanenza nel terreno, è incerto se iscrizioni e volute fossero originariamente intarsiati con smalto, forse nero. La parte posteriore della lunetta presenta una punzonatura con al lettera S”.

Le dimensioni dell’anello includono un diametro esterno massimo di 21,4 mm, una larghezza della lunetta di 15,2 mm, uno spessore della lunetta di 1,3 mm, uno spessore del cerchio di 0,5 mm, una larghezza del cerchio di 2,2 mm e un peso di 5,59 g. Importante notare che il gioiello non ha subito alcuna pulizia o conservazione, dopo il recupero, ma è riemerso intatto, come spesso avviene con i reperti d’oro.

La chiara scrittura in corsivo, lo stile del teschio inciso, la forma dell’anello e l’iscrizione indicano che questo reperto risale al periodo compreso tra il 1550 e il 1650, con esempi simili noti di questa epoca caratterizzati da forme esagonali. “Memento mori” – “Ricorda che devi morire” – è una frase ben nota in latino, con origini nell’antica Roma. Questo detto ha radici in un’usanza romana. I generali, al loro ritorno trionfale in città, rischiavano di essere pervasi dall’orgoglio e dalla presunzione mentre ricevevano gli onori della folla. Per prevenire tale vanità, qualcuno alle loro spalle pronunciava la frase “Respice post te. Hominem te memento” (“Guarda dietro a te. Ricordati che sei un uomo”).

Il concetto di memento mori si diffuse successivamente nell’arte cristiana, specialmente durante la Controriforma, raggiungendo il suo apice simbolico nell’arte pittorica del Seicento e nelle nature morte. In queste rappresentazioni, spesso compare un teschio accanto a fiori e frutta, talvolta associato simbolicamente a un orologio, per sottolineare il concetto del “tempus fugit” (il tempo sfugge). Il memento mori divenne anche il motto dei monaci trappisti, che attraverso questo ricordavano la transitorietà del tempo presente e l’avvicinarsi del giudizio particolare, sia esso per la vita o per l’eternità della morte.

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Maurizio Bernardelli Curuz
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