Agricoltore fa un buco per piantare un albero e scopre mosaico splendido di 84 metri quadrati. Il significato della scena ora portata alla luce

IMPERO ROMANO – Certamente, all’inizio, è un impedimento. La terra resiste. Sotto qualche spanna di terreno c’è un piano duro sul quale gli attrezzi rimbalzano. Poi eviti di andare in profondità e allarghi, invece, lo scavo. Inizi a intravedere le tessere di pietra e di pasta vitrea. I particolari lasciano intuire la presenza di raffigurazione di animali. Una secchiata d’acqua e i colori appaiono vividi. Ed ogni particolare è leggibile. Già da un minuscolo varco brilla la meraviglia.

La notizia del ritrovamento è stata data nelle ore scorse dal Ministero turco della cultura. Nel villaggio di Salkaya, situato nella regione dell’Anatolia orientale in Turchia, un contadino del posto, Mehmet Emin Sualp, ha scoperto per puro caso un vasto mosaico pavimentale di 84 metri quadrati, risalente al tardo periodo romano o all’inizio di quello bizantino. Siamo tra il IV e il V secolo d.C. La rappresentazione di numerosi animali, tra cui carnivori e erbivori, alberi e piante, stupisce per la sua magnificenza e per il livello di dettaglio naturalistico.

Il mosaico, unico per dimensioni e complessità in Turchia, include figure di animali come leoni, capre di montagna-stambecchi, levrieri, cervi, cinghiali, orsi, leopardi anatolici e vari uccelli, soprattutto palustri.

Le scene rappresentano inseguimenti, quindi drammatici momenti di caccia. I carnivori attaccano gli erbivori che tentano la fuga.

Tutto è fissato in quell’istante che suscita tensione e terrore. Questa rappresentazione naturalistica, in cui si evidenziano scene di predazione, si lega a una tradizione artistica che ha avuto grande diffusione nel mondo romano e bizantino, ma che ha radici molto più antiche.

Il significato simbolico del mosaico

Le scene di caccia erano molto popolari nei mosaici del mondo antico, non solo per celebrare la forza e l’agilità dei carnivori, ma anche per simboleggiare il potere dell’uomo sul mondo naturale.

Il punto di vista assunto dall’uomo è quello del predatore. Egli, in questo mosaico, si sente simile ad orsi, levrieri, grandi carnivori. E’ una scena di vita della natura irredimibile, in cui pare convenga stare sempre dalla parte del più forte. L’occupazione di ogni spazio è completa. Non c’è una minima parte lasciata vuota- Tra le grosse figure di animali si stagliano alberi carichi di frutta e tra i blocchi di animali appaiono figure di anatre, uccelli e fagiani, la selvaggina minore, facile da catturare e complementare rispetto all’economia rappresentativa del mosaico.

Nell’opera d’arte pavimentale non appaiono figure umane, ma l’umanità vibra a livello speculare e proiettivo. Il campo è pieno di grossi animali da predare o di volatili da catturare. Il mondo sembra fatto esclusivamente per i violenti e la natura è un grosso piatto al quale il potente ha il diritto di attingere. Questi mosaici adornavano spesso ville di ricchi aristocratici e strutture pubbliche, per la rappresentazione di un passatempo nobile e per rendere evidente, attraverso la metafora, la lotta per la vita. Il pavimento musivo ha anche la funzione magica di evocare l’abbondanza, richiamandola per sempre sulla casa. E’ una sorta di preghiera: Fai che, per me, cacciatore, sia sempre così. Il mosaico di Salkaya sembra rientrare in questa tradizione, testimoniando la perizia artistica e l’interesse per la rappresentazione della natura che caratterizzava le comunità dell’epoca.

Il significato politico della caccia

I mosaici raffiguranti scene di caccia, come quello scoperto a Salkaya, avevano spesso un significato più profondo rispetto a una semplice rappresentazione della natura. Nelle culture antiche, la caccia era vista come una metafora della lotta tra il bene e il male, tra l’ordine e il caos. I carnivori che cacciano gli erbivori potevano rappresentare l’eterna battaglia tra forze opposte, ma anche la supremazia dell’uomo sulla natura e il suo ruolo di dominatore del mondo animale.

Inoltre, le raffigurazioni di animali selvatici come leoni e leopardi erano spesso associate a simboli di forza, coraggio e potere regale. I proprietari di questi mosaici, spesso nobili o personaggi di alto rango, volevano forse trasmettere un messaggio politico e sociale attraverso tali rappresentazioni.

Non possiamo scordarci che leoni, orsi, aquile, levrieri, leopardi sarebbero divenuti antenati totemici di tante famiglie aristocratiche, durante il Medioevo, da evocare sugli scudi di famiglia che sarebbero divenuti stemmi nobiliari. Nel mondo romano le legioni ostentavano le aquile. La lupa capitolina – per quanto generosa con i gemelli – ringhiava al mondo. Non va così sottovalutato un intrinseco messaggio politico, nel mosaico, che canta le virtù belliche del proprietario o della sua gens. Egli – nobilmente – pone il proprio sguardo alle prede maggiori che richiedono rischio e coraggio, mentre i volatili appaiono sullo sfondo, privi di interesse per lo spettatore. Grandi imprese, quindi. Grandi avversari. Che saranno comunque sconfitti.

Altri mosaici naturalistici nel mondo antico

Il mosaico scoperto in Anatolia non è un caso isolato. Simili capolavori artistici, in cui la natura pullula di predatori e prede, possono essere trovati in altre aree del mondo antico, offrendo uno spaccato affascinante delle società che li commissionarono.

  • Il Mosaico del Nilo a Palestrina (Italia): Risalente al I secolo a.C., questo mosaico è famoso per la sua rappresentazione dettagliata della vita sul fiume Nilo, con scene di caccia tra coccodrilli e antilopi, oltre a figure umane impegnate in attività quotidiane. La natura viene raffigurata in tutta la sua abbondanza e varietà, con numerose specie di animali, alberi e piante.
  • Il Mosaico di Paphos (Cipro): Nel complesso della Casa di Dioniso a Paphos, risalente al III secolo d.C., troviamo splendidi mosaici con scene di caccia in cui leoni e altre fiere attaccano cervi e caprioli. Questi mosaici riflettono il gusto per la narrazione mitologica e naturalistica, fondendo il mito e la realtà in una cornice artistica senza pari.
  • Il Mosaico di Zliten (Libia): Trovato in una villa romana vicino all’antica Leptis Magna, il mosaico di Zliten, datato al II secolo d.C., raffigura una grande scena di caccia dove felini, cani e cacciatori inseguono la fauna. La ricchezza di dettagli e il dinamismo delle figure rendono questo mosaico una delle testimonianze più vive della cultura della caccia nell’Africa romana.
  • Il Mosaico di Piazza Armerina (Sicilia, Italia): Nella Villa del Casale, un vasto complesso di epoca tardo-romana, sono stati trovati numerosi mosaici che raffigurano scene di caccia con un realismo impressionante. Tra questi, spicca una lunga caccia al cinghiale e al cervo, con cani da caccia che inseguono le prede in un contesto naturalistico che rivela l’attenzione per la biodiversità e la geografia delle scene rappresentate.

L’importanza della scoperta di Salkaya

Il mosaico di Salkaya rappresenta non solo una testimonianza artistica di eccezionale valore, ma anche una finestra sulle pratiche culturali e sociali del periodo tardo romano o bizantino. La sua preservazione in un’unica lastra di 84 metri quadrati rende questa scoperta ancora più significativa, poiché offre agli archeologi una rara opportunità di studiare il contesto storico e simbolico delle rappresentazioni naturalistiche di grandi dimensioni.

Le autorità locali, in collaborazione con il Ministero della Cultura e del Turismo della Repubblica di Turchia, hanno avviato un’operazione di salvataggio del mosaico, affinché possa essere studiato e successivamente esposto al pubblico. Nel frattempo, la scoperta ha già acceso l’immaginazione di studiosi e appassionati d’arte, che attendono ulteriori rivelazioni su questo straordinario esempio di maestria artistica antica.

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Stile Arte è una pubblicazione che si occupa di arte e di archeologia, con cronache approfondite o studi autonomi. E' stata fondata nel 1995 da Maurizio Bernardelli Curuz, prima come pubblicazione cartacea, poi, dal 2012, come portale on line. E' registrata al Tribunale di Brescia, secondo la legge italiana sulla stampa