Meraviglioso! Scoprono questo oggetto misterioso sotto il teschio di un romano del III secolo. Lo aprono. Trovano un rotolino. Cosa c’è scritto sulla lastra d’argento? Rispondono gli archeologi

L’annuncio viene, in queste ore dal Municipio, dopo il ritrovamento in un cimitero romano del III secolo. Un piccolo oggetto argentato – una capsula – di appena 3,5 cm, custodisce un segreto che ha sfidato i secoli. Arrotolata al suo interno, una lamina d’argento incisa con 18 righe di un testo che era misterioso e che ora è stato decifrato. L’oggetto era appeso al collo – come fosse la medaglietta di una catenina – di un uomo di un’età compresa tra i 35 e i 45 anni, morto poco meno di 1800 anni fa. Il foglio d’argento, arrotolato all’interno della custodia, contiene una testimonianza straordinaria sul cristianesimo primitivo. Questa scoperta, resa possibile grazie all’avanzata tecnologia di tomografia computerizzata, non è solo un reperto archeologico, ma un vero e proprio ponte verso il passato, che rivela dettagli inediti sulla diffusione del cristianesimo oltre il Reno e sull’ultima fase della dominazione romana.

Un ritrovamento eccezionale

Il Comune di Francoforte sul Meno ha annunciato ora il rinvenimento, con toni entusiastici, definendolo una “sensazionale scoperta scientifica”. Il ritrovamento è avvenuto durante gli scavi a Nida, l’antica città romana che precedette l’odierna metropoli tedesca, ma è stato tenuto segreto fino allo scioglimento dell’enigma. Cosa conteneva quell’oggetto che, originariamente, doveva essere appeso al collo di un uomo con un nastro di cuoio o con un filo di stoffa, poi dissolto? L’ente municipale ha atteso che la capsula fosse aperta con tecnologie avanzate e il suo interno venisse virtualmente srotolato e letto, grazie, appunto, alle nuove tecnologie. Ha poi aspettato il lavoro dei filologi e dei teologi.

Nida, situata a nord-ovest di Francoforte, è uno dei siti archeologici più rilevanti dell’Assia. L’amuleto è stato rinvenuto nella tomba numero 134 del cimitero romano di Heilmannstrasse, sulla parte superiore della cassa toracica di uno scheletro maschile il cui corredo corredo funebre era composto da un calice per l’incenso e da una brocca di terracotta. La capsula doveva essere legata al collo, come un catenina cristiana. Un insieme di bulla romana – la “bolla” appesa al collo dei bambini e della bambine, che conteneva amuleti di protezione – e di filatterio ebraico, costituito da strisce di pergamena recanti iscritti versetti sacri e chiuse in una capsula di cuoio, che il devoto si applica al braccio sinistro e al capo durante la preghiera.

E’ assai probabile che l’uomo fosse un romano, forse collegato all’esercito o alla colonia. Come ben sappiamo numerosi furono i soldati cristiani martirizzati o perseguitati. Ma non pare che questo sia stato il destino di quest’uomo, probabilmente un civile. Mori per malattia? Veniva da lontano? Sono forse risposte che giungeranno successivamente dai laboratori tedeschi.

Secondo il Prof. Dr. Marcus Gwechenberger, capo del dipartimento di pianificazione e edilizia abitativa, “non è stata trovata solo una tomba, ma un intero cimitero romano, con reperti di inestimabile valore”. Tuttavia, è proprio questo piccolo oggetto d’argento a contenere un messaggio dirompente.

Scoperte straordinarie: il cimitero romano di Francoforte rivela anomalie uniche

Lo scavo archeologico condotto a Francoforte ha quindi portato alla luce un cimitero romano unico nel suo genere, situato in un’area di soli 500 metri quadrati. Qui sono state rinvenute 127 tombe, di cui 113 ad inumazione, caratterizzate, cioè, dalla presenza del corpo integro del defunto. Questa distribuzione è estremamente insolita per l’epoca: mentre negli altri cimiteri romani di Francoforte le sepolture per inumazione rappresentano solo il 10%, qui siamo a circa il 50 %.

Un’altra peculiarità è la posizione del cimitero, situato nell’angolo nord-ovest della città antica, anziché al di fuori delle mura lungo una strada principale, come tipicamente accadeva nelle città romane.

Anche i corredi funerari si distinguono per la loro ricchezza e varietà. Sono stati ritrovati numerosi oggetti in vetro di pregio, un assortimento diversificato di gioielli realizzati in materiali come giaietto, cristallo di rocca, perle di vetro e pietra, oltre a 14 paia di scarpe ben conservate. Questa ricchezza suggerisce che la popolazione sepolta in quest’area appartenesse a un ceto rilevante socialmente, probabilmente composto da romani o individui romanizzati facoltosi. I corredi sono mediamente più ricchi di quelli di altri cimiteri della città, nella stessa epoca.

L’insolita prevalenza di tombe ad inumazione rispetto alla cremazione potrebbe inoltre indicare la presenza di un nucleo cristiano. In epoca romana, infatti, i cristiani erano noti per adottare pratiche funerarie differenti rispetto ai riti pagani. Il corpo era centrale. Come la sua integrità, in attesa della Resurrezione.

L’eccezionale antichità dell’amuleto

La tomba della capsula argentea è stata datata tra il 230 e il 270 d.C., rendendo l“Iscrizione d’argento di Francoforte” la più antica testimonianza cristiana a nord delle Alpi. Finora, le tracce più antiche di cristianesimo in questa regione risalivano al IV secolo. Nonostante fonti storiografiche menzionino comunità cristiane in Gallia e nell’Alta Germania già alla fine del II secolo, prove tangibili della loro presenza sono sempre state scarse. Il contenuto del minuscolo “plico” della catenina qui è invece inequivocabile.

L’entusiasmo del sindaco di Francoforte, Mike Josef, è palpabile: “L’iscrizione di Francoforte è una sensazionale scoperta. Questo ritrovamento riporta indietro la storia del cristianesimo nella nostra città e oltre di circa 50-100 anni. È un motivo di grande orgoglio, soprattutto ora, così vicini al Natale”. Anche Ina Hartwig, assessore alla cultura, sottolinea l’importanza del ritrovamento: “Questa scoperta straordinaria interessa numerosi ambiti della ricerca, dall’archeologia agli studi religiosi, dalla filologia all’antropologia”.

Uno scritto di straordinaria complessità

Grazie alle moderne tecniche di tomografia computerizzata utilizzate presso il Centro Leibniz di Archeologia di Magonza (Leiza), è stato possibile leggere l’iscrizione senza danneggiare la fragile lamina. Il Dr. Ivan Calandra, responsabile del laboratorio di imaging presso il Leiza, ha spiegato il processo: “Il foglio d’argento, arrotolato e pressato dopo circa 1.800 anni nel terreno, è stato scansionato ad altissima risoluzione e ricostruito in un modello 3D. Questo ci ha permesso di virtualmente srotolare la lamina e decifrarne il contenuto”.

L’“Iscrizione d’argento di Francoforte”, interamente in latino, presenta un testo di notevole complessità grafica. La valutazione dell’importanza del ritrovamento da parte degli esperti del cristianesimo primitivo e dei teologi è solo all’inizio. Alcune delle formulazioni contenute nel testo furono attestate solo molti decenni dopo nella Chiesa. All’inizio dell’“Iscrizione d’argento di Francoforte” si menziona San Tito, allievo e confidente dell’apostolo Paolo. Proprio come l’invocazione “Santo, santo, santo!” (Trishagion), che in realtà, dicono gli studiosi tedeschi, “sarebbe stata conosciuta nella liturgia cristiana solo a partire dal IV secolo d.C”. Alla fine il testo contiene anche una citazione quasi letterale del cosiddetto inno di Cristo di Paolo, tratto dalla sua lettera ai Filippesi (qui: Fil. 2, 10-11).

Il Prof. Dr. Markus Scholz dell’Università Goethe di Francoforte ha lavorato intensamente alla decifrazione, collaborando con esperti di storia della teologia.

L’iscrizione stesa © Istituto Leibniz di Archeologia di Magonza (LEIZA)

Il testo completo dell’iscrizione

Ecco il testo integrale dell’iscrizione, tradotto dal latino:

(Nel nome?) di San Tito.
Santo, santo, santo!
Nel nome di Gesù Cristo, Figlio di Dio!
Il Signore del Mondo
resiste
a tutti gli attacchi(?)/insuccessi(?) con [forza?].
Il dio(?) garantisce
l’accesso al benessere (gioia).
Questo mezzo di salvezza (?) protegge
l’uomo che
si consegna alla volontà
del Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio,
poiché davanti a Gesù Cristo
ogni ginocchio si piega: quello del cielo,
quello della terra e
quello sotto terra, e ogni lingua
confessa (a Gesù Cristo).

Un cristianesimo puro e precoce

Un aspetto unico dell’iscrizione è la sua purezza cristiana. Al contrario di altri amuleti dell’epoca, che spesso mescolano elementi cristiani, ebraici e pagani, questo reperto è interamente dedicato alla fede cristiana. Non vi si trovano riferimenti a Yahweh, agli arcangeli o agli elementi pagani comuni in altri filatteri. Questo suggerisce che il portatore dell’amuleto fosse un devoto cristiano, in un periodo in cui professare apertamente questa fede era ancora rischioso. Nida, l’antica città romana situata nell’area dell’attuale Francoforte, era un importante insediamento militare e civile nella provincia della Germania superiore. Fondata intorno al I secolo d.C., Nida si sviluppò inizialmente come un accampamento militare lungo il confine del Limes germanico, il sistema difensivo costruito per proteggere l’Impero dalle incursioni delle tribù germaniche.

Con il passare del tempo, il sito si trasformò in un fiorente centro urbano dotato di infrastrutture tipiche delle città romane, come un forum, templi, bagni pubblici e un anfiteatro. La sua posizione strategica favorì l’interazione culturale e commerciale tra Romani e popolazioni locali, facendo di Nida un crocevia di scambi e influenze. Tra il II e il III secolo d.C., la città raggiunse il suo apice, come testimoniano i numerosi reperti archeologici rinvenuti, tra cui ceramiche, monete e manufatti in bronzo.

Nel IV secolo d.C., con il progressivo indebolimento del controllo romano nella regione e l’avanzata delle tribù germaniche, Nida iniziò a declinare. Gli abitanti abbandonarono gradualmente il sito, lasciando un’eredità storica che sarebbe riemersa solo con gli scavi archeologici moderni.

Un lavoro di squadra e il futuro della ricerca

La decifrazione dell’“Iscrizione d’argento di Francoforte” rappresenta solo l’inizio. Gli studiosi stanno ancora valutando l’importanza del testo per la comprensione del cristianesimo primitivo. Le implicazioni per la storia religiosa, archeologica e culturale sono immense. Il ritrovamento a Nida dimostra che questa regione non era una periferia isolata, ma un crocevia di influenze culturali che riflettevano la complessità dell’Impero Romano.

Mentre il reperto continua a essere studiato presso il Museo Archeologico di Francoforte, la sua scoperta getta nuova luce su un periodo di grandi trasformazioni e su una fede che, contro ogni ostacolo, ha lasciato un segno indelebile nella storia.

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Stile Arte è una pubblicazione che si occupa di arte e di archeologia, con cronache approfondite o studi autonomi. E' stata fondata nel 1995 da Maurizio Bernardelli Curuz, prima come pubblicazione cartacea, poi, dal 2012, come portale on line. E' registrata al Tribunale di Brescia, secondo la legge italiana sulla stampa