Redazione

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Stile Arte è una pubblicazione che si occupa di arte e di archeologia, con cronache approfondite o studi autonomi. E' stata fondata nel 1995 da Maurizio Bernardelli Curuz, prima come pubblicazione cartacea, poi, dal 2012, come portale on line. E' registrata al Tribunale di Brescia, secondo la legge italiana sulla stampa

Luisella Abbondi e il mondo retroilluminato dal led. Notte e giorno. La siepe

Mediante un sistema di “dimmerazione” della luce, che ne produce un graduale e continuo cambiamento di intensità, l’artista introduce nell’opera la dimensione del Tempo, che, come l’alternanza tra il giorno e la notte, genera scenari successivi (dalla fotografia “istante 1” a “istante 2”), profondamente legati tra loro, ma al contempo unici, ciascuno caratterizzato da una diversa tensione luminosa. L’opera indaga sul dualismo realtà-immaginazione, trovando nel continuo divenire del rapporto luce-materia una risposta possibile al rapporto tra finito-infinito.

Fai clic ed entra nel campo di papaveri di Monet fino a vedere il più piccolo filo d'erba. Perché il rosso?

Lievi, effimeri, delicati, cangianti, estremamente sensibili ai colpi di vento. E soprattutto, rossi.  Abbiamo visto, in alcuni articoli precedenti, quanto Monet cercasse valori ottici cangianti, da fermare sulla tela. E così fu con i papaveri, con una motivazione addizionale. La pittura di paesaggio, con vedute naturali, risente normalmente della mancanza del rosso, che esiste, a livello di stesura pittorica sottostante nella forma composita di arancione o marrone. Ma le vedute naturali non si presentano mai vivide e uno dei motivi è proprio la mancanza del rosso intenso, dato quasi a corpo. Sappiamo che, per ovviare a questa carenza ottica. Turner, durante il vernissage di una mostra, aggiunse una boa rossa a una marina con navi, proprio per accendere il dipinto.  E che in tanta pittura di paesaggio con figure, dell'Ottocento, gli artisti inserivano piccoli personaggi -  macchiette - tra i quali, spesso, ce n'era uno con il cappello rosso. Questo proprio con il fine di contrastare il verde. Ora possiamo osservare, da qui con la "lente magica" le  Champ de coquelicots, 1881 58 × 79 cm Musée Boijmans Van Beuningen (Rotterdam)

Perché le scarpe alte e con zeppe sono iconograficamente legate alla prostituzione?

Era, quello, il mondo delle divise e della riconoscibilità immediata. Le donne di una città vestivano in modo diverso dalle donne di una città vicina. Ma ciò a cui puntavano non era la seduzione rapida - con le zeppe - ma una speranza d'amore. Le diverse tipologie territoriali e sociali dei vestiti del Cinquecento furono raccolte nel volume De gli habiti antichi, et moderni di diverse parti del mondo, opera di Cesare Vecellio (Pieve di Cadore, 1521 – Venezia, 1601). Imparentato con il Tiziano, Cesare fu pittore e incisore di buona fama. L'opera Degli habiti antichi et moderni fu pubblicata nel 1590 ed ebbe due ristampe: nel 1598, vivente l'autore, con traduzione latina a fronte e aggiunte dei ‘costumi' delle Americhe, e nel 1664

La Gioconda e le sue sorelle. Gemelle. O più giovani o vecchie. Qual è la vostra Monna Lisa ideale?

Il successo di Monna Lisa, che nacque a ridosso dell'esecuzione del ritratto stesso e che raggiunse l'apice con il furto del quadro, non conobbe requie. La dipinsero in tante maniere, tenendo il cardine della stella polare vinciana. Ed è comunque bello osservare il variare di forma, di sorriso, d'espressione nella stessa modella

Salvator Mundi. Quante copie antiche da Leonardo! Pazzesco. Scegli la migliore. Nell'articolo

2019, Festeggiamenti in onore di Leonardo… Ciaccie fritte, bombarde, fuochi d’artificio, ricchi premi & cotillons. Intervenite numerosi. E che dire del buon Salvatore del mondo comprato per una cifra spaventosa dagli arabi? Roberto Manescalchi è andato a caccia delle copie, delle revisioni, delle interpretazioni che in circa un secolo si svilupparono dal disegno di Leonardo. E tra questi quadri qual è l'originale? Ciò che è stupenda è la carrellata di varianti sul tema. Chi ha l'occhio, entri e guardi. Un vero spettacolo

Francesca Catellani, memorie celesti tra i fotogrammi di filmini anni Settanta

L'artista, insignita del Premio finalisti del Nocivelli 2018, analizza brevemente la propria opera: "Mi chiedevo dove finisse la memoria vissuta, se esiste della stessa una matrice, come un dna che persiste oltre la dimensione del tempo lineare. Celeste Terrestre, questo è il nome del progetto complessivo, intende esprimere e rappresentare le due dimensioni che compenetrano l'umano, ad ogni latitudine e in ogni tempo"